È andato a Washington, per parlare ai rappresentanti del popolo americano nella prestigiosa sede di Capitol Hill. Ha tenuto un discorso a Bruxelles davanti a tutto il Parlamento europeo. È stato invitato a Londra dal Primo ministro Sunak e all’Eliseo per un incontro riservato con Macron e Scholz. Ma non al Festival di Sanremo. O meglio, in un primo momento era stato invitato a rivolgersi agli italiani con un collegamento in remoto; successivamente senza la sua presenza in video ma soltanto attraverso una letterina. È andata a finire che il comunicato di Zelensky l’ha letto Amadeus intorno alle 2, nel pieno della notte, quando tutti i cantanti si erano già esibiti e probabilmente la grande maggioranza dei telespettatori già dormiva.
Insomma, in questa ultima edizione del Festival della canzone italiana hanno (giustamente) trovato spazio il bel monologo di Benigni sul contenuto antifascista della nostra Costituzione, fatto addirittura alla presenza di Mattarella; il discorso da femminista militante della Ferragni avvolta in un manteau bianco con la scritta “Pensati libera”; il monologo di Chiara Francini sulla maternità mancata (“Sono una donna di merda perché non ho avuto figli”); l’intervento della nota pallavolista azzurra Paola Egonu contro il razzismo strisciante nella nostra società; e persino il monologo (per me il migliore) di Francesca Fagnani sulle carceri minorili e l’art. 27 della Costituzione, per cui “Se non faremo in modo che un giovane, quando esce dal carcere, sia migliore di come è entrato, sarà un fallimento per tutti”.
Ma Volodymyr Zelensky no: persino da remoto la sua immagine disturbava, perché giudicata “dissonante” all’interno di un contesto canoro; dov’è consentito parlare di antifascismo, femminismo e razzismo (e ci mancherebbe), ma non si deve vedere il volto di colui che combatte da oltre un anno e guida il suo popolo in una vera e propria guerra di liberazione contro gli invasori.
Per questo, appena diffusa la notizia del collegamento con il Presidente ucraino, si era subito scatenata una campagna politico-mediatica da parte di quell’ampio fronte trasversale che ha sempre criticato le sanzioni economiche alla Russia (perché danneggiano in primo luogo gli italiani) e l’invio di armi (perché con le armi si getta benzina sul fuoco della guerra).
Il fronte trasversale del pacifismo italiano, che in altra epoca si sarebbe chiamato “appeasement”, è assai composito: va dall’estrema sinistra a pezzi del Pd, dagli ex grillini del M5S ai movimenti cattolici e terzomondisti; e riguarda importanti settori dell’attuale maggioranza di governo: la Lega, innanzitutto, che nel 2017 ha siglato un accordo con Russia Unita, il partito di Putin; e Silvio Berlusconi che con lo zar ha avuto una lunga frequentazione e un’amicizia mai rinnegate.
Di fronte a un tale spiegamento di forze, la presenza in collegamento video di Zelensky a Sanremo era prevedibilmente impossibile da realizzare. Meglio e certamente più politically correct far leggere ad Amadeus, in piena notte, una letterina di ringraziamenti agli italiani; come se fosse il messaggio di un semplice capo di Stato amico, e non di colui che difende coraggiosamente i valori fondanti dell’intera Europa.
Enrico Martelloni
Caro Roberto, hai perfettamente ragione. aggiungo solo che la guerra di invasione in Ucraina cominciò nel luglio 2014 a Illovainsk e non è mai smesso. l’ho vissuta nel gennaio 2015, ma allora il Mondo non aveva ancora capito nonostante le stragi e gli omicidi fatti da Putin e dai russi. Ottimo articolo.