Il voto ai sedicenni – direbbe Platone – è una di quelle idee che circolano da sempre nel mondo, appunto, delle idee; e ogni tanto trovano il modo di incarnarsi in qualche mediocre pensatore. Come di recente è successo con Enrico Letta, un politico bruciato a suo tempo dall’astro nascente di Matteo Renzi; eclissatosi per alcuni anni in Francia a dirigere un’università privata (non si è mai capito in base a quali titoli); e adesso ricomparso sulla scena mediatica per lanciare la “sua” brillante intuizione: bisogna far votare i sedicenni.
Non credo sia una coincidenza dovuta puramente al caso che l’uscita di Letta, con il coro di voci progressiste che si è subito levato a sostenerla, arrivi proprio all’indomani della manifestazione mondiale dei giovanissimi gretini volta a salvare il nostro pianeta, il quale avrebbe – essi sostengono -, se non le ore, i giorni contati.
Questi giovanissimi gretini (sia chiaro che uso il termine “gretini” solo per indicare i seguaci di Greta Thunberg, così come si dice benedettini per i monaci dell’Ordine di san Benedetto) non solo stanno diffondendo le idee sui cambiamenti climatici che sembrerebbero abbastanza evidenti, visto che i ghiacciai si sciolgono e le temperature mediamente salgono; ma vorrebbero anche imporci uno stile di vita basato sugli insegnamenti della loro leader. La quale, per andare a parlare nella sede dell’ONU a New York, non ha preso un aereo, magari low cost come avremmo fatto noi; ma ci è andata con lo yacht del principe di Monaco da lui gentilmente offerto. Gli aerei inquinano, dice lei; ed ha agito di conseguenza.
Immagino che questa estate nessuno di quei ragazzi si farà comprare dai genitori un biglietto di Ryan Air per andare a fare una vacanza-studio in Inghilterra o in Spagna; ma ci dovrà andare necessariamente in barca a vela o in bicicletta, visto che, secondo il ragionamento ambientalista, non bisogna usare mezzi inquinanti; e anche macchine, bus e treni lo sono.
Ovviamente io non ce l’ho con Greta e i suoi coloratissimi seguaci; anche perché, se mi ricordo quello che pensavo e dicevo alla loro età, divento rosso per la vergogna. Infatti, col senno di poi, sono ben lieto di non aver potuto esprimere le mie idee di allora ( confesso che mi piaceva un certo leader Mao che poi, studiando un po’ di storia all’università, ho capito essere stato uno dei più feroci assassini di massa, al pari di Hitler e Stalin) in un voto politico. Ma il fatto è che nel 1968 c’era la moda del maoismo, così come c’erano anche quella delle minigonne e quella dei capelloni: ogni ragazzo/ragazza di allora se ne sceglieva una, senza fare male a nessuno.
E’ lo stesso per i gretini di oggi: stanno solo seguendo una moda, anche se non lo sanno. Grossi guai non ne combinano, visto che non votano: al massimo saltano qualche giorno di scuola; ma tanti di noi l’hanno fatto in passato e sono diventati lo stesso medici, avvocati, professori… insomma brave persone.
L’importante è che non li facciano votare, se non al raggiungimento della maggiore età: diciott’anni. Con la speranza che allora avranno imparato a ragionare.
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