Quello che succede in tempo di crisi, dipende da ciò che si è fatto in tempo di prosperità.
Se questa è la regola ineludibile per interpretare ciò che avviene, dovremmo arrivare a dire che a Venezia, nelle aziende che operano nel Trasporto Pubblico Locale, non si è operato molto bene anche se l’assunto non è ancora sufficiente a dare una spiegazione della gravità dei fatti accaduti in questi tempi e tuttora in corso.
Qualcuno osserverà che, trattandosi di aziende pubbliche, la considerazione possa apparire scontata, ma nella realtà dei fatti veneziani, tale automatismo non è ammesso dato che si tratta di quella che a Venezia era indicata con orgoglio come “l’Azienda”, sulla cui certezza e puntualità delle corse i Cittadini confidavano e arrivavano a regolare il proprio orologio.
A questo punto è necessario spiegare cosa è successo a Venezia.
È successa una cosa stranissima: nel giro di pochi giorni, con l’avvio della fase 1 Covid19, nelle aziende della mobilità veneziana, si è passati da una apparente situazione di tranquillità economico finanziaria, ad una situazione dichiarata di pre-fallimento che ha portato a tagliare del 70% il servizio erogato ai Cittadini veneziani, sia di terra che di acqua, a mettere il 50% del personale in CIG a rotazione per 9 settimane e a stabilire un accordo con i vettori privati (Taxi e Ncc) per la sostituzione del Trasporto Pubblico Locale con il trasporto individuale non di linea.
Eppure, chiuso il 2019 senza apparenti grossi problemi (ad esempio, girano insistenti notizie di abbondanti premi di fine anno ai dirigenti ma il bilancio non è ancora stato pubblicato), il 2020 è iniziato con un carnevale basso che ha impazzato fino al 23 febbraio, data in cui anche il Veneto ha dovuto capitolare davanti al potere della pandemia e uniformarsi alla quarantena imposta a tutti.
Sono seguiti i giorni del fuggi fuggi generale, in cui ognuno cercava di rientrare a casa sua, in cui le Città si sono svuotate e i turisti sono spariti anche dalla nostra immaginazione e siccome, storicamente, i soldi dei turisti risolvono molti problemi alle aziende dei trasporti veneziani, il loro sparire dietro la linea dell’orizzonte ha fatto tremare le vene dei polsi a tutta la schiera dei dirigenti aziendali e amministratori locali tanto che, attorno al 10 di marzo, il direttore generale Seno annunciava sui giornali le sue preoccupazioni: “mancano incassi per 140/170 mila euro/giorno e si prefigura un buco da 100 milioni di euro su base annua”.
Ora, l’ing. Seno è direttore di Actv (Azienda del Consorzio Trasporti Veneziano), e anche di Avm (Azienda Veneziana della Mobilità l’holding controllante di Actv) e si sarebbe dovuto render conto che i numeri che continuava a gridare ai giornali apparivano in contrasto tra loro, sia perché 170.000 per 365 fa 62 milioni e non 100 sia perché, in ogni caso, fino al 23 febbraio le cose erano andate normalmente, o quasi.
Sta di fatto che, non si era ancora asciugato l’inchiostro dei titoli dei giornali che il servizio era già stato tagliato nel modo draconiano che abbiamo detto: giù del 70%.
Tanto per fare un esempio, il servizio di Navigazione che dal 1881 trasporta i veneziani da un’isola all’altra di questa meravigliosa Laguna, da una sponda all’altra del Canal Grande, è normalmente articolato su servizi minimi da 1.459 ore di moto quotidiane mentre, a seguito del taglio di cui sopra, è stato ridotto alle misere 447 ore moto/giorno.
A questo si è aggiunta la limitazione imposta delle misure anti-contagio che ha ridotto ad un terzo la capacità di imbarco di ogni singolo mezzo, vaporetto o bus di terraferma che fosse, riducendo al 10% il servizio reale (un terzo del 30% significa il 10%) a disposizione degli utenti.
Insomma, una capacità di trasporto veramente ridicola soprattutto nelle ore di punta.
Risulta chiaro a tutti che, con un servizio TPL ridotto in queste condizioni, nessuna Città al mondo può reggere, tantomeno Venezia dato che i suoi Cittadini, per quanti sforzi abbiano fatto negli ultimi 16 secoli, non hanno ancora imparato a camminare sulle acque.
E così, tutto è andato allegramente in tilt, i pochi mezzi passavano ma, avendo già raggiunto il limite di carico, lasciavano la gente a terra, tanto che neppure il personale sanitario riusciva a raggiungere il proprio posto di lavoro per dare il cambio ai colleghi stremati dai turni e da condizioni di lavoro veramente estreme.
Le reazioni sono state molto forti con scene da assalto alla diligenza ad ogni fermata: i Cittadini che si spintonavano per riuscire a salire, gli addetti ai mezzi che gridavano per far rispettare le disposizioni e le Forze dell’Ordine contemporaneamente chiamate dagli uni e dagli altri ad intervenire per sedare gli animi e cercare di regolare gli accessi.
I giornali hanno dato ampia e quotidiana cronaca degli accadimenti.
Eppure, tutto questo non ha mai scalfito l’imperturbabilità del dg. Seno che ha continuato a sentenziare: i conti sono questi, se metto un battello in più rischio di non aver più liquidità entro due mesi e di dover portare i libri in tribunale a fine anno.
Insomma, l’idea di un servizio essenziale basato solo ed esclusivamente sull’equilibrio di conti fatti sulla carta dei giornali che, come si sa, la sera stessa della edizione quotidiana, vengono accatastati nella “resa” destinata al macero il giorno dopo.
L’amministrazione comunale, sin dai primi giorni, ha ratificato quanto affermato dal Direttore ed ha continuato a tuonare contro il governo che non metteva a disposizione risorse per i Comuni.
Una sorta di scaricabarile: io non posso fare nulla mentre il governo può tutto, perfino operare in deficit.
In una delle sue tante apparizioni pubbliche, Seno dava numeri più definiti di questa vera e propria Waterloo: “Nel 2019 sono stati incassati 151 milioni dai biglietti di cui 110 dai turisti. Che oggi non ci sono”.
Numeri da spavento che giustificavano il taglio delle corse: la differenza tra i due numeri, 41 (milioni di euro), rappresenta il 27% di 150, se Actv forniva il 30% delle corse, forniva anche troppo e nessuno avrebbe dovuto azzardarsi a chiedere una corsa in più.
In quell’occasione l’ing. Seno si era dimenticato di precisare che quei 41 milioni di euro di incassi provenivano dall’acquisto di titoli di viaggio (biglietti e abbonamenti) di residenti e pendolari e che vi erano altre entrate a coprire una buona fetta di costi del Trasporto Pubblico Locale del territorio del Comune di Venezia.
Si tratta dei Trasferimenti del Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato che ogni anno vengono inviati dallo Stato alle Regioni e, da queste, distribuiti al proprio territorio. Per la Città di Venezia, nel 2019, si è trattato di € 69.647.646.
La medesima cifra è stata riconfermata anche per l’anno in corso.
Di questi, 41,5 sono destinati alla Navigazione e AVM certifica siano sufficienti a finanziare 360.691 delle 532.520 ore di moto dei servizi minimi annuali (il 67%)
Questo significa che tutti i servizi minimi annuali di navigazione costano poco più di 61 milioni di Euro e che, sommando i trasferimenti dello Stato alla metà dei 41 milioni provenienti dai titoli di viaggio dei residenti, di cui parla Seno, si riesce a coprire il 100% dei costi di tutti i servizi minimi annuali.
Elemento da non dimenticare: non solo i 41 milioni di biglietti e abbonamenti provengono dalle tasche dei Cittadini residenti ma anche i quasi 70 dei trasferimenti dello Stato hanno questa provenienza, dato che il serbatoio da cui vengono pescati è quello della Fiscalità Generale, che ritorna in quota ai territori da cui proviene.
Quindi, 110 milioni di Euro pagati interamente dai veneziani a rappresentare oltre la metà delle risorse in entrata su cui si appoggia normalmente il TPL organizzato nel territorio del Comune di Venezia.
Rispondere con l’erogazione del 30% del servizio non pare cosa saggia e giusta e nemmeno equilibrata.
Facciamo il punto. Secondo le dichiarazioni aziendali, le principali voci d’entrata del TPL relativo al territorio del Comune di Venezia sarebbero:
- 70 milioni di trasferimenti dello Stato
- 40 da residenti e pendolari
- 110 da turisti
- 220 totale
Qui ci dobbiamo fermare un attimo sia perché i numeri si stanno facendo veramente tanti, sia per spiegare che l’uso del condizionale è d’obbligo dato che i bilanci di Actv e della controllante AVM non sono particolarmente chiari su questi punti e ci si deve arrabattare cogliendo tutte le dichiarazioni e mettendole a confronto tra loro e con i dati di bilancio.
Ma andiamo per gradi: cosa fa Actv?
Actv svolge la propria attività nel settore del Trasporto Pubblico Locale nel bacino provinciale di Venezia per quanto riguarda:
- il servizio navigazione svolto nella laguna veneziana;
- il servizio automobilistico urbano di Mestre e dell’isola di Lido di Venezia;
- il servizio automobilistico extraurbano;
- i servizi urbani di Chioggia e Spinea,
il tutto regolato dai contratti di servizio stabiliti, sia con la propria controllante A.V.M. S.p.A, sia con “l’Ente di Governo del TPL del Bacino Territoriale Ottimale e Omogeneo di Venezia”, affidati in proroga, attraverso gli uffici periferici, rispettivamente del Comune di Venezia, della Città Metropolitana di Venezia del Comune di Chioggia e per il Comune di Spinea, all’interno del contratto relativo al Comune di Venezia.
Ora, il valore della produzione di tutta l’attività svolta da Actv a Bilancio 2018 (come dicevamo il 2019 ancora non è stato approvato) ammonta ad € 233.548.636
I costi della produzione, sempre a bilancio 2018 sommano ad € 233.413.325.
Si può ritenere, sulla base dei dati storici, che il 2019 non si sia discostato molto da questi importi, se non per la cessione della Linea 80 extraurbana con Chioggia che comporta valore e costi in diminuzione di qualche milione di Euro.
Ma è possibile che a coprire i 233.413.325 milioni di valore della produzione totale a bilancio, Venezia da sola ne porti 220 come dice Seno?
E qui i numeri cominciano ad andare nuovamente in crisi.
C’è qualcosa che non torna, probabilmente perché i numeri usati non si riferiscono tutti allo stesso soggetto.
Una ulteriore conferma delle incongruità, viene da una risposta ad uno specifico accesso agli atti su costi e ricavi dei tre servizi fondamentali per Venezia: 1) Navigazione; 2) Bus+Tram Terraferma; 3) Bus Lido-Pellestrina.
In quella sede, AVM quantifica in oltre 239 milioni i costi della produzione complessivi del 2018.
In sostanza, AVM dichiara che la produzione dei tre servizi Actv per la sola Città di Venezia costa più di tutti i servizi prodotti da Actv in tutte le sue attività compresi i tre servizi in questione:
- 239 milioni i costi dei soli 3 servizi veneziani
- 233 milioni i costi della produzione di tutti i servizi Actv compresi i tre servizi veneziani.
Unica spiegazione che ci viene in mente, è che non si stia parlando dei costi Actv, di quelli del servizio vero e proprio, ma di quelli che Avm stessa addebita al Comune di Venezia rifatturando i corrispettivi riconosciuti ad Actv e, chiaramente, caricandoli di ulteriori oneri e costi generali.
Come detto, siamo nell’ambito delle ipotesi e di domande che non trovano risposta nemmeno attraverso l’accesso agli atti dei consiglieri comunali.
Ai primi di maggio 2020 sull’albero dei dati incomprensibili spunta una nuova gemma quando l’assessore comunale al bilancio e alle Aziende partecipate del Comune di Venezia, illustra la situazione relativa alle aziende della mobilità, in una apposita riunione della VIII commissione consiliare con all’ordine del giorno: Audizione su Avm.
Il documento, che parla di uno squilibrio di ben 108 milioni a conferma delle parole del dg Seno, una volta consegnato ai consiglieri comunali, rivela che quella cifra non è costituita dalla mancata vendita di titoli di viaggio turistici ma anche da voci che non c’entrano un fico secco con il TPL della Città di Venezia, e precisamente:
- minore vendita di titoli di viaggio per i servizi extraurbani (-7.365.913 €);
- minori ricavi dalla gestione dell’autorimessa comunale (-3.732.000 €);
- minori ricavi dalla mobilità privata (-2.235.000 €);
- minori entrate per il salone nautico e patto per Venezia (-544.000 €);
- altri minori ricavi (-795.000 €);
per un complessivo di minori ricavi di € 13.876.913 che non devono essere messi in conto al servizio destinato ai Cittadini veneziani.
In sostanza, la diminuzione di entrate che dovrebbe incidere sul territorio del Comune di Venezia, secondo le proiezioni divulgate da azienda e giunta comunale, non ammonterebbe a 108, ma a 93 milioni di Euro, somma importante ma significativamente minore di quella sbandierata ai quattro venti.
A queste, si aggiungono altre considerazioni relative ai “costi di esercizio” che nel 2020 saranno certamente minori di quanto normalmente accertato negli anni precedenti e che, quindi, necessiteranno di minori entrate per la relativa copertura.
Si tratta di decine e decine di milioni di Euro di minori costi per:
– mancate assunzioni di centinaia di lavoratori stagionali;
– minori consumi e prezzi di materie prime;
– minori costi di personale collocato in CIG a rotazione per almeno 9 settimane (circa il 50% dei 2.700 dipendenti) che, secondo calcoli di chi scrive, portano ad una consistente riduzione dello sbilancio prevedibile e ad una sua configurazione a meno della metà di quanto dichiarato.
Questo senza considerare che un miglioramento della situazione generale del Paese potrà riportare turismo con beneficio anche alle casse delle nostre aziende dei servizi e senza mettere ancora in conto i trasferimenti dello Stato aggiuntivi più volte annunciati dal Governo centrale.
Ora si dovrebbe tentare di capire perché si sia scelto di gridare al fallimento e imporre condizioni di servizio così pesanti e gravi alla popolazione, in definitiva a chi è proprietario dell’azienda.
Le voci che si rincorrono sulla gestione aziendale, parlano di cattiva gestione, di deficit di strategia e pianificazione, di assenza di veri e propri piani industriali, di mancanza di un progetto di riforma dell’organizzazione e del servizio, ma da questo ad arrivare a dire che si è sull’orlo del fallimento ce ne corre.
Di certo, il bilancio evidenzia che dal 2015 al 2018 i costi della produzione Actv sono aumentati del doppio del valore della medesima (+2,43% il valore, +4,86% i costi) e che in AVM va ancora peggio: il valore migliora del 2,21% mentre i costi crescono del 6,37%, quasi del triplo.
Altre voci riguardano costi che non sarebbero da addebitare alla mobilità e che si sono accumulati negli anni uno sopra l’altro, come pesanti sacchi di pietre dentro ai quali ogni amministrazione ha messo le proprie.
Ad esempio, la realizzazione del Tram ha comportato il rifacimento di tutti i sottoservizi a rete che corrono sotto alla piastra che sostiene la rotaia del siluro rosso.
Si è trattato di un lavoro enorme che, di fatto, ha raddoppiato i costi di realizzazione arrivati a superare i 200 milioni di euro e che hanno caricato di oneri per mutui le aziende della mobilità.
Ma è corretto addebitare i costi del rinnovo, ad esempio, delle condotte idriche o di quelle fognarie, al trasporto persone? Soprattutto nella considerazione che gli utenti già pagano nelle bollette dei singoli servizi la quota destinata a quegli stessi investimenti in funzione della pianificazione definita dall’Autorità di Ambito Territoriale Ottimale?
Oppure ancora, se debbano essere caricati sulla mobilità i costi di acquisto, ristrutturazione e messa a norma del Cantiere Navale De Poli a Pellestrina, operazione dal valore sociale elevato perché tendente a salvare l’unica realtà produttiva dell’Isola, ma dal peso economico-finanziario difficilmente sopportabile già in tempi normali, figurarsi con la crisi che stiamo attraversando.
In ogni caso, rientra nella corretta gestione il fatto che, a 10 anni dall’acquisto, la manutenzione di una parte della flotta viene ancora data all’esterno come, ad esempio, per alcuni battelli mandati ai cantieri di Monfalcone per lavorazioni che al De Poli si possono tranquillamente fare?
Aggiungi che la scelta dell’acquisto del De Poli ha, di fatto, comportato la rinuncia alla realizzazione del cantiere al Tronchetto che era stato pensato per la sua posizione centrale strategica in sostituzione dello storico cantiere di Sant’Elena che ora attende di essere definitivamente smantellato e bonificato per poter procedere alla sua riconversione come parte di Città.
Ma, Actv avrà i soldi per le bonifiche? E da dove li prenderà?
Tutte o quasi tutte eredità delle passate amministrazioni, potrebbe essere la difesa dell’amministrazione attuale.
“Ni” perché, in realtà, dentro ai sacchi di pietre vi si trovano anche quelle inserite da questa amministrazione come, per esempio, le tre delibere con le quali la giunta comunale indica ad Actv, tra il 2018 e il 2019, di aumentare i servizi Bus e Navigazione per 308.945 Km/anno e 5.549 ore di moto/anno senza quantificarne i costi e, soprattutto, senza indicarne le effettive coperture ma lasciando ad Avm l’onere del far quadrare i conti pur senza caricarli sulla Regione e nemmeno sul Comune.
Cose che neanche il famoso Mago Mandrake riuscirebbe a fare.
Insomma una vicenda complessiva niente male la cui parte più acuta, quella del 2020, apparentemente scatenata dal Covid19, si sta concludendo proprio in questi giorni per effetto di due cose concomitanti: la forte protesta cittadina e l’improvviso e massiccio ritorno dei visitatori nelle giornate di domenica 24 e, soprattutto, sabato 30 maggio che, trovato la Città sguarnita di servizi e di biglietterie, hanno dovuto assoggettarsi a lunghi percorsi a piedi con il conseguente effetto negativo di non portare il becco di un quattrino alle casse di Avm e del Comune lasciando sulle spalle degli amministratori pubblici, e non più del Coronavirus, la responsabilità dei mancati incassi.
Si è trattato di afflussi straordinari, degno di qualche giornata estiva, che avrebbe potuto far incassare ad Avm/Actv almeno quelle cifre che l’ing. Seno denunciava, come mancanti, ai primi di marzo e che oggi vengono sostanzialmente rifiutate tramutandosi in un possibile danno erariale.
La decisione annunciata dal sindaco, nel corso della riunione del 26.05.2020 con i rappresentanti di tutti gli operatori della mobilità, è quella di riaprire tutti i servizi Actv nel territorio del Comune di Venezia a partire dal 1° giugno p.v..
La cosa, che si sarebbe dovuta fare immediatamente ai primi di marzo, aiuterebbe a ricondurre lo sbilancio dei conti ad una dimensione sopportabile da Avm cioè sotto la fatidica soglia dei 40 milioni di Euro, somma che da ieri, sostituisce quella dei 108 milioni contenuti nel documento dell’assessore alle partecipate, di cui abbiamo parlato, e che è stata brandita come una clava per giustificare quel taglio pesantissimo ai servizi che ha paralizzato la Città.
Nessuna altra azienda del territorio italiano ha ritenuto di dover ricorrere a tagli ai servizi di questa entità.
Purtroppo, l’incontro del 28.5 che doveva chiudersi con un accordo sindacale circa una diversa e più spinta disponibilità del personale operativo, proposta da sindaco e azienda, non ha raccolto l’adesione di tutte le sigle Sindacali tanto da far temere il peggio nei prossimi giorni e tempi e se anche lo scenario da tragedia contenuto nella frase del dg Seno: non un battello in più altrimenti dobbiamo portare i libri in tribunale, sembra essersi diradato come la nebbia nelle prime calde giornate primaverili non c’è la sicurezza di aver superato il peggio e che ci si possa avviare ad un ritorno alla quasi normalità.
Quindi nuovamente la forma verbale “sembra”, perché non sono chiare le motivazioni di tutto questo vero e proprio coprifuoco imposto alla Città di Venezia e ai suoi abitanti e chi volesse capirci qualcosa sarebbe costretto, ancora una volta, ad affrontare una incognita la cui determinazione rappresenta la soluzione del problema stesso e non potrebbe che procedere con delle ipotesi.
Con due in particolare.
La prima di ordine politico che mette assieme la forte sollecitazione imposta alla Città con l’indicazione che l’ha accompagnata fin dal primo momento: siamo costretti a fare così ma non è colpa nostra. Mancano i turisti e il Governo dovrebbe aiutarci ma non lo fa e ci abbandona a noi stessi.
La seconda di caratura economica considerato che il trasporto persone, in una Città turistica come Venezia, è affare lucrosissimo e fa gola alle imprese private che chiedono di entrarvi modificando l’impostazione attuale che vede Actv quale unico operatore.
Su questo fronte, quello stipulato dall’amministrazione con le ditte private dei Taxi e degli NCC potrebbe essere il primo, volutamente timido, accordo in questo campo.
Intanto, esso ha sancito che nessun componente l’attuale giunta comunale contesterà ad Avm/Actv l’inadempienza agli impegni contenuti nel contratto di servizio, oltre che alla propria missione, e neppure verrà sanzionata la cessione dei relativi clienti a ditte di trasporto individuale avvenuto a valore zero.
Certo, le tariffe taxi, ancorché ridotte, hanno tenuto i Cittadini lontani dal servizio individuale, ma questo è un problema che potrà trovare soluzione in accordi con soggetti di maggior dimensione e capacità di carico e limitatamente alla clientela turistica.
Ma questa è un’altra storia e la racconteremo un’altra volta.
Renzo Scarpa
Consigliere Comunale di Venezia
fabio
Commentare sarebbe guastare . Grande Renzo
Renzo
Ottimo articolo che fotografa lo stato di “confusione” della nostra amministrazione.
Vorrei un chiarimento su Alilaguna, che secondo me, rappresenta un ulteriore esempio di come malamente sia gestito il TPL a Venezia.
In particolare la tratta s.marco – aeroporto rappresenta una vera e propria gallina dalle uova d’oro: sempre affollatissima di turisti a 15euro al biglietto (facile fare i conti del fatturato).
Il collegamento Tessera – Murano – Lido riveste anche importanza strategica per le centinaia di lavoratori pendolari dal lido o dalla terra ferma e viceversa nonché per i residenti che utilizzano il parcheggio di tessera per la propria auto.
Il servizio è tutt’ora ridotto a 6 corse giornaliere con ultima corsa di ritorno alle 17.10, in pratica azzerato (prima le corse erano ogni mezzora e fino alla mezzanotte).
Personalmente, ad esempio, abito a Murano e lavoro a Mogliano e tutti i giorni utilizzavo questa linea per recarmi al lavoro utilizzando la mia vettura parcheggiata al multipiano di tessera. Come me altre decine di residenti.
Ora questo non è più possibile con evidenti gravi disagi.
Perche il comune non gestisce in proprio questa linea così redditizia?
Che ne è stato della gara, scaduta da mesi, che avrebbe dovuto individuare un altro gestore?
Devo pensare che il comune voglia subentrare?
Grazie
R.
Renzo
Temo non vi sia all’orizzonte una ipotesi di subentro di Avm/Actv alla gestione Alilaguna, forse il contrario.
La gara è ferma per l’azione di un possibile concorrente che chiedeva tempo per la partecipazione e, credo, ha impugnato al Tar il bando. Penso vi siano febbrili contatti per trovare un accordo e quello che ho descritto è una ipotesi che verificheremo a breve.
gilmo
Ottimo lavoro. Definirlo d’altri tempi è per il suo accurato lavoro di indagine. Penso che difficilmente si possono rintracciare giovani politici tanto umili e pazienti da produrre un lavoro così complesso. Peraltro la parte finale è molto veritiera e quindi possibile. È la destra d’affari.
Renzo
Grazie per l’apprezzamento. Si, c’è voluto un bel po’ di lavoro e dati per completare l’analisi.
albertob bernstein
come possiamo migliorare e riformare senza conosce i dettagli? come possono i cittadini controllare la gestione attraverso i loro eletti? mi sembra che la gestione opaca permatta una gestione “privata” dell’azienda, con accordi diretti tra sindaco a amministratore delelgato che guarda caso doveva essere socio di Brugnaro nella società per il nuovo stadio di calcio. non sorprende che il bando di concorso per il nuovo amministratore delegato sembri fatto su misura per l’attuale.
Renzo
Temo non vi sia all’orizzonte una ipotesi di subentro di Avm/Actv alla gestione Alilaguna, forse il contrario.
La gara è ferma per l’azione di un possibile concorrente che chiedeva tempo per la partecipazione e, credo, ha impugnato al Tar il bando. Penso vi siano febbrili contatti per trovare un accordo e quello che ho descritto è una ipotesi che verificheremo a breve.
Renzo
Si, e per giunta anche ai consiglieri comunali i documenti vengono dati con il contagocce e solo dopo aver usufruito di tutti i giorni utilizzabili per la risposta. Siamo lontani dalla trasparenza. Aggiungo che vi è una sorta di cortina attorno alle aziende fatta di compiacenze e interessi di parte.
Marino Chiozzotto
Complimenti Renzo.
riterrei che ci sono gli estremi per una denuncia per appropriazione indebita.
Aggiungo che, dopo che il Governo ha stanziato i fondi per indennizzare gli abbonati annuali che non hanno avuto i servizi, AVM/Actv si sta trattenendo illegittimamente i soldi