Ormai sul governo e la sua maggioranza non piove, grandina. E forte. Diventa quasi difficile dare conto di tutti i problemi aperti. La situazione economica sta diventando gravissima. Sul tappeto non ci sono solo Ilva e Alitalia, e scusate se è poco, ma ben 149 tavoli di crisi. Ora anche il grido d’allarme del presidente di Federmeccanica, Dal Poz. L’industria meccanica del paese sta perdendo colpi su colpi. La produzione cala da tre trimestri, meno 2,5%. La cassa integrazione è aumentata del 58%. L’export è in calo, le aspettative anche. Il giudizio sulla manovra del governo è impietoso “molti aspetti della manovra deprimono settori che stanno già soffrendo. Non basta. Da sempre Confindustria chiede la riapertura dei cantieri, peraltro già finanziati. Ma non sembra accadere.” E’ uno tsunami. Si stanno buttando via miliardi e miliardi in quota 100 e reddito di cittadinanza. Due provvedimenti che con i fatti hanno dimostrato di essere solo uno spreco di risorse. La demagogia dei grillini imperversa, i dem sono allo sbando. Per fermare Salvini si sono lanciati in questa maggioranza con lo slogan “Un governo di cambiamento”. Non è cambiato niente. Nemmeno le tante vituperate leggi di Salvini sulla sicurezza. I dem depurati di Renzi stanno subendo il fascino del populismo grillino. Si sentono discorsi agghiaccianti su nazionalizzazioni e nuove IRI, come se l’esperienza non fosse lì a dimostrare che sono strade che portano all’inferno economico. Hanno prodotto buchi miliardari in periodi nei quali non si sapeva nemmeno cosa fosse la globalizzazione, figuriamoci oggi. Ma tant’è. Il PD ha paura del voto e non si rende conto che più tardi si andrà a votare più voti perderà per strada.
Anche dal fronte dell’opposizione di centro-destra non viene niente di buono. Non dal punto di vista dei voti, i sondaggi li danno al 50%, ma da quello dell’interesse del Paese. Salvini parla con la Madonna, Borghi continua imperterrito a sparare contro l’euro, Berlusconi è penoso, la Meloni alza solo la voce. Le minoranze più serie, da Italia Viva a Calenda, passando per +Europa, portano avanti battaglie in solitario senza capire che solo mettendosi insieme potrebbero raggiungere un minimo di massa critica per creare la prospettiva di un’alternativa seria e credibile.
Allora che fare? Ci teniamo i giallorossi o diamo il via a Salvini?
Noi crediamo ci sia un’Italia diversa che non si sente rappresentata da Salvini, da Di Maio o da Zingaretti. Un’Italia riformista, liberaldemocratica, se volete moderata, che crede nella competenza, che vuole vedere riconosciuto il merito, che cerca di affrontare i problemi guardando al rapporto costi/benefici, senza farsi imbrigliare da pregiudizi ideologici. Un’Italia che in parte guarda a Renzi, in parte a Calenda, alla Bonino o che si sente orfana del primo Berlusconi. Non è un’Italia maggioritaria ma non è nemmeno residuale. Solo che non ha punti di riferimento. E’ quest’Italia che scendendo in campo può sparigliare le carte. E oggi c’è solo un uomo che può tentare di metterla insieme ed è Renzi. Il leader di Italia Viva prenda spunto dalla manovra economica e dal prossimo avvio della cancellazione della prescrizione. Lanci due ultimatum. Uno economico e uno sulla giustizia. Si riscrive la manovra puntando sullo sviluppo e cancellando le misure assistenziali e si cancella la riforma Bonafede o cade il governo e si va al voto. Se gli ultimatum vengono accolti bene, altrimenti Renzi deve lanciare un’Opa su tutto il variegato mondo riformista, aprendo a personaggi tipo Calenda, Bonino e Carfagna, dando vita ad una sorta di Comitato di salute pubblica per salvare l’Italia e su questa base andare al voto.
Giocare insomma all’attacco nella speranza di creare uno shock elettorale che possa permettere al Paese di ripartire su basi nuove.
Tutto sarà meglio di questo lento ed inevitabile declino.
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