Beppe Grillo è davvero il personaggio che meglio di tutti rappresenta la politica nell’epoca dei social e della perdita dei valori; epoca che un noto sociologo, Zygmunt Bauman, ha giustamente chiamato “liquida”.
Ciò che lo caratterizza non è solo il fatto di essere passato dal mondo dello spettacolo a quello della politica con estrema disinvoltura; non è la prima volta che accade e in passato altri celebri attori comici ci avevano provato: Paolo Villaggio, per esempio, si presentò nelle liste di un partito della sinistra radicale, ma non fu eletto.
Beppe Grillo, invece, è riuscito a fondare un Movimento che, in una fase molto critica della recente storia italiana, ha raccolto notevoli consensi tra i cosiddetti “delusi” dai partiti tradizionali. Tutti ricordano il suo slogan dei primi tempi, quel prorompente “Vaffa…” che raggiunse il cuore, o meglio la pancia, di tantissimi italiani e gli fruttò uno straordinario consenso popolare, anche se fugace perché anch’esso soggetto alla liquidità della società contemporanea.
Oggi il fondatore dei Cinquestelle continua a cercare di influenzare l’opinione pubblica attraverso un uso spregiudicato, ma molto sapiente, dei nuovi strumenti di comunicazione nati con la diffusione di Internet; dove contano la rapidità del messaggio, la forza e l’immediatezza delle immagini più che la riflessione sui contenuti, come avveniva ai tempi della carta stampata.
Le sue parole d’ordine suonano, dunque, come delle vere e proprie provocazioni, perché hanno lo scopo di colpire l’emotività del pubblico, e non la sua razionalità.
Così è anche per la sua più recente trovata. Mentre alcuni illuminati progressisti di varia estrazione propongono il voto ai sedicenni, Beppe Grillo rilancia la posta suggerendo l’abolizione del voto degli anziani, in quanto cittadini che non penserebbero al bene della collettività perché non hanno una lunga prospettiva di vita.
Gli anziani sarebbero, secondo lui, degli egoisti “naturaliter”; e di conseguenza esseri culturalmente pericolosi, le cui scelte politiche andrebbero necessariamente in direzione del peggiore conservatorismo. Per questo, dice, bisognerebbe togliere loro il diritto di votare.
L‘assurdità di questa idea (prima ancora della sua evidente incostituzionalità) sta nel fatto che il concetto di anziano non viene neppure definito con precisione. A che età, secondo il comico, si diventa anziani? A 67, quando si va in pensione per limiti di età secondo la legge Fornero? O prima? Oppure dopo? Magari quando non ci rinnovano più la patente?
Non c’è dubbio che questa proposta sia destinata a rimanere nel cassetto dei sogni e delle farneticazioni di Beppe Grillo. Ciò nonostante è inquietante che un personaggio influente nel mondo della politica e della comunicazione possa esprimere tranquillamente un’idea così pazzesca, senza neppure rendersi conto della sua gravità.
Chi lo ha visto truccato da Joker ( il clown che in un film uscito da poco diventa un assassino seriale e il capo di una violentissima rivolta di massa), forse ha avuto la mia stessa sensazione: in Beppe Grillo scorre una vena di follia che non ha solo risvolti artistici, ma che rappresenta – quella sì – un vero e proprio pericolo sociale; soprattutto perché ha a sua disposizione un potente mezzo di comunicazione come la piattaforma Rousseau. E questo m’inquieta non poco.
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