Ad ogni tornata elettorale sentiamo ripetere che le imminenti votazioni rappresentano un appuntamento fondamentale. Che si parli delle elezioni comunali di una città di provincia o di elezioni nazionali, chi vi partecipa insiste sempre sulla straordinaria importanza di quel voto. Va da sé che non sempre questo corrisponde al vero. Questa volta, però, le imminenti elezioni europee rappresentano davvero un appuntamento con la Storia.
Dal voto del 26 maggio dipenderà il rilancio o l’aggravarsi della crisi dell’Europa unita. Intendiamoci: la cosiddetta “Internazionale sovranista” (un ossimoro a tutti gli effetti!) di Salvini non ha alcuna chance di raggiungere la maggioranza dei seggi del prossimo Parlamento europeo. Il gruppo nazional-populista potrà al massimo incrementare di qualche unità la propria rappresentanza, ma il “pallino” del gioco resterà nelle mani dei gruppi europeisti. Sarà tuttavia fondamentale impedire che si formi un’alleanza conservatrice che bloccherebbe di fatto il percorso di riforma istituzionale di cui l’Ue ha oggi un assoluto bisogno.
Nelle scorse settimane ho dato alle stampe “Europa, Avanti!”, un libretto di 100 pagine in cui ho raccolto le esperienze e le riflessioni di questi cinque anni di lavoro a Bruxelles e l’ho sottotitolato “Perché il sogno dei nostri padri è l’orizzonte dei nostri figli”. Questa frase non è solo uno slogan, ma il frutto della mia esperienza di questi cinque anni in Parlamento europeo. Solo se ci presentiamo uniti, in una dimensione europea, possiamo competere con le altre aree del pianeta (chissà se lo capiranno mai i sovranisti attualmente al governo nel nostro paese…).
Un esempio su tutti: il commercio internazionale. Grazie ad accordi come quello col Canada o quello col Giappone, i prodotti europei potranno essere tutelati in mercati fino ad oggi pieni di imitazioni, con aumenti da record delle quote di export dei nostri prodotti. Attraverso questi trattati, abbiamo iniziato a scrivere le regole per una globalizzazione più giusta e più sostenibile, esportando non solo le nostre merci ma anche i nostri standard sociali e di sicurezza.
Insomma, solo con un’Europa più forte e più unita potremo dire la nostra nello scenario globale. Tanto più che in questo momento sembra essere in atto una scommessa del resto del mondo contro l’Ue. Oggi, a differenza del passato, l’unità europea è minacciata tanto da Est come da Ovest. Da qui la necessità di ragionare su un orizzonte politico più ampio rispetto al passato. Servono risposte inedite e originali se vogliamo sperare di avere la meglio nella sfida che si avvicina.
Io mi sono messo ancora una volta a disposizione per combattere questa battaglia in difesa dell’Europa unita. All’interno del prossimo Parlamento europeo dovremo portarla avanti, per essere il motore del fronte europeista e determinare le priorità della “rifondazione europea”.
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