Qualcosa non torna, o forse sì. Tutto in questa pazza pazza crisi di governo che ha condotto allo scioglimento anticipato delle Camere appare incomprensibile, irreale quando non addirittura irrazionale.
Andiamo con ordine perché i fatti, soprattutto in questa vicenda, hanno e, senza soluzione di continuità, stanno superando la più fervida immaginazione.
Innanzitutto, la stravagante fine della legislatura. Il Governo guidato dal prof. Mario Draghi è caduto a causa, si potrebbe dire, di due fiducie. Mai in Italia era accaduto che un Esecutivo fosse affossato da un vero e proprio ammutinamento; dall’uscita dall’aula delle forze politiche (M5S, FI e Lega) che contemporaneamente, bizzarria delle bizzarrie, lasciavano -senza alcun imbarazzo- i propri rappresentati nella compagine governativa e, anche plasticamente al Senato della Repubblica come in diretta Tv, al fianco del Premier.
C’è qualcosa di più gustoso. Dopo lo strappo del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio dal Movimento 5 Stelle (anche per la questione dei due mandati) che ha decimato i gruppi parlamentari grillini con evidente indebolimento della leadership del presidente Giuseppe Conte ed una difficilissima campagna elettorale sui blocchi di partenza, il più grillino di tutti e padre nobile del Movimento è tornato a picconare sul doppio mandato proprio nelle stesse ore nelle quali lo stesso presidente pentastellato chiedeva -invece: farsa nella farsa- deroghe al secondo mandato per alcuni suoi fedelissimi. “Mazzara al moribondo” o “piove sul bagnato”, come si dice in Toscana, per il presidente Conte.
Infine, ma solo da un punto di vista cronologico, l’uscita del Governatore del Friuli Venezia Giulia: uno dei massimi esponenti della Lega salvianina. “Il dibattito [elettorale] -precisa inequivocabilmente Massimiliano Fedriga- penso che debba essere anche sull’approvvigionamento energetico, sulla siccità e come affrontarla, sui rapporti internazionali, sulla questione lavoro, sono cose fondamentali per il Paese. E penso che su alcuni temi di interesse generale per il Paese si possano trovare anche condivisioni tra destra e sinistra”. Un’apertura su quell’impegno e su quella agenda di governo di unità nazionale (la famosa “agenda Draghi”) a cui i leghisti, al pari dei grillini e degli azzurri hanno voltato le spalle appena una settimana fa.
Incomprensibile? È dir poco!
Di fronte a questi fatti, due le alternative plausibili: o il sole ha dato veramente alla testa a molti, oppure c’è qualcosa d’altro.
E se tutto fosse, davvero, una messa in scena? E se la cacciata del governo Draghi (senza sfiducia) fosse solo un arrivederci ed un arrivederci con la prospettiva di 5 anni pieni di legislatura?
Illazioni, certamente. Ma generalmente tre indizi fanno una prova.
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