Si è tenuta la scorsa settimana la riunione della BCE e c’erano grandi attese che in qualche modo uscisse qualche soluzione che rassicurasse i mercati, ma soprattutto la parte produttiva del vecchio continente, messa all’angolo da un Euro così forte.
Ma le grandi aspettative si sono dissolte subito in apertura. Di fatto la riunione si è conclusa in quello che in gergo finanziario si chiama “wait and see”, o “melina” in gergo calcistico.
Toni molto misurati ed equilibrati, in cui la Presidente Lagarde ha sì detto che l’Europa chiuderà l’anno “meno peggio” di quanto previsto: PIL -8,0% dall’iniziale -8,7% di qualche mese fa, con una ripresa del +5%, rispetto al +3,2% sul 2021. Ma venti gelidi e nubi nere si addensano sulla ripresa, portati da questa recrudescenza dei contagi nei mesi estivi; per cui ha ribadito che la BCE intende utilizzare interamente i soldi destinati al programma PEPP ( e sono ben 1350 miliardi di euro).
Lagarde ha inoltre chiosato sulla necessaria attenzione che un euro così forte comporta sulla stabilità dell’eurozona, utilizzando l’espressione “we are carefully monitoring the situation”, che non penso necessiti traduzione. Per dare una idea, dall’inizio della pandemia (20 febbraio) l’Euro è cresciuto +9,7% sul dollaro. E anche le previsioni sull’inflazionerimangono eccezionalmente basse, con un livello di 1,0% sul 2021 e 1,3% al 2022 (del resto se non hai domanda, le risorse prodotte non si apprezzano e anche la valuta forte non aiuta).
Ma si vede che sono preoccupazioni di fatto gestibili o si è forse ritenuto di rimandare eventuali interventi di politica monetaria più avanti. Forse la Presidente Lagarde è stata ispirata anche dal motto di italica tradizione calcistica, “catenaccio schierato, palla avanti e speriamo in bene”. Del resto noi così ci abbiamo vinto quattro mondiali, mentre altre nazioni ispirate da filosofie di gioco più spettacolari hanno ancora un cielo terribilmente “povero di stelle”. Sì, auguriamoci che sia così anche stavolta..
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