Se fossi donna, forse (e ripeto forse), applaudirei anch’io ‘È ancora domani’, il film di Paola Cortellesi che tanto successo sta avendo tra chi parecchio si accontenta. Una moglie serva, seviziata da un marito brutale, non può che generare empatia soprattutto in una metà del cielo storicamente sottomessa al maschio padrone. Ma dato che appunto sono uomo per quanto non padrone, al di là dell’empatia mi sento di dire che il film semplicemente cavalca il conformismo del tempo, ossia il femminismo più o meno tossico che ormai permea la nostra società. Una storia facile di quasi un secolo fa, con due figure estreme, lei santa, schiava e obbligata a subire, lui sordido e violento, erette a simboli di genere universali. Un film storico, di quattro generazioni fa, però privo di contesto politico, sociale e culturale, per cui una vicenda vigliacca viene trasmessa e percepita come attuale, come se oggi la donna, ossia tutte le donne vivessero in quelle stesse miserevoli condizioni.
Sì, le donne hanno ancora da rivendicare, ma dal divorzio in poi è stata una marcia trionfale di acquisizioni decisive: aborto e pillola, la libertà sessuale, hanno capovolto il rapporto tra i generi. Suona dunque quasi paradossale il successo di una storia di sottomissione femminile proprio oggi che una donna è a capo dell’Europa, tre guidano il governo italiano, il principale partito di opposizione e la corte di cassazione, mentre le donne sono ormai maggioranza nella magistratura, nella scuola e nel giornalismo, e tantissime svettano da protagoniste affermate nelle pubbliche amministrazioni, nell’imprenditoria, nelle professioni e nel mondo scientifico. Vogliamo ricordare, en passant, che da anni anche la direttrice del Cern, il piü prestigioso centro scientifico europeo, si chiama Fabiola Gianotti ed è italiana?
La violenza? C’è e purtroppo sempre ci sarà. La donna detiene il potere sessuale, ma è fisicamente più debole e, per quanto sia tutelata dalla legge, è sempre’ a rischio di abusi perfino dove la civiltà sembrerebbe aver inciso in profondità. Il film della Cortellesi alimenta però a dismisura un vittimismo di cui il mondo femminista si nutre in modi e quantità resi troppo spesso eccessivi anche dall’invasione del politicamente corretto, quando ogni parola e gesto possono offendere sensibilità mai così acuminate. Al punto, ed è successo, che si può essere trascinati in tribunale per aver chiamato signora una signora.
In sostanza, ‘È ancora domani’ racconta una storia apparentemente simbolica, così come lo sarebbe un film su un operaio che si ammazza di lavoro o su un soldato che rischia la vita al fronte, mentre a casa le mogli scopano felicemente a destra e a manca. Cose che accadono, certo, ma non rappresentano la norma. Anzi è da manicomio che si risponda a un buongiorno con un ceffone.
Fin qui la critica sociale che certamente le donne non apprezzeranno. Il debutto nella regia di Paola Cortellesi manifesta però anche notevoli problemi di tecnica e di stile. L’idea coraggiosa del bianco e nero, per esempio, cede di fronte al risultato ibrido e mal digeribile di neorealismo, musical e commedia all’italiana. Poi gli errori storici, l’ingenuità di una colonna sonora tutta postdatata rispetto alla vicenda, nonché la trovata incommentabile del poliziotto militare americano che mette una bomba per compiacere la protagonista. E, infine, la scena macchiettistica del voto, emblema della vittoria delle donne sul maschio. Toh, mi voglio rovinare: per quanto ridicolmente mal girata, è tra le poche ad avere un senso: il referendum del 1946 fu in effetti il primo passo sulla via del riscatto femminile.
Detto tutto ciò, il film si può anche vedere, ma è modesto e il successo del tutto immeritato. Che poi si parli il romanesco della televisione è una scelta per far felice un pubblico di bocca buona.
Riccardo Catola
“Le femministe degli anni Sessanta hanno buttato via il loro tempo in chiacchiere e gruppetti. (…). Per loro nessuna comprensione o giustificazione: hanno creato una nuova generazione, quella attuale, di donne arroganti e dalla mentalità ristretta, hanno devastato il potenziale femminile, e soprattutto hanno stupidamente e rovinosamente denigrato gli uomini. Quanto ai progressi nella condizione femminile, il merito non è dell’ideologia (femminista), ma della tecnologia, dai contraccettivi alla lavastoviglie.” – Doris Lessing, 2001