Come è andata? Per l’Italia abbastanza bene: l’accoppiata Mattarella-Draghi al vertice dello Stato garantisce l’affidabilità del Paese e la prosecuzione del suo ruolo-chiave nella costruzione della nuova Unione Europea. Con un “però”: il suo sistema politico ha dato di sé un’immagine ancor più caotica del solito; e questo appanna un po’ sia l’affidabilità sia il ruolo-chiave. Sul piano politics, bene anche per il Governo Draghi e le prospettive della sua maggioranza di durare senza strappi fino alla fine della legislatura: proprio la confermata, anzi aggravata debolezza dei partiti restituisce al Capo del Governo quel potere decisionale di fatto che era andato logorandosi nella seconda parte dell’anno scorso, ridandogli una possibilità maggiore di tirare dritto nella realizzazione del programma nonostante le bizze e i mali di pancia delle forze (o debolezze?) che lo sostengono. Tutto sommato bene anche per la persona stessa di Mario Draghi, di cui non è intaccata la candidatura a succedere a Sergio Mattarella quando ques’ultimo – come è più che probabile – entro due o tre anni si dimetterà: anche perché c’è da pensare che queste dimissioni arriveranno, se possibile, nel momento più adatto per il successo senza traumi di quella candidatura. Male per la Destra, che esce da questo passaggio istituzionale frustrata e frantumata non soltanto tra le sue componenti, ma all’interno di ciascuna di esse: una vera catastrofe. Non altrettanto male, invece, per l’asse Letta-Renzi, che ha operato sapientemente per far eleggere Draghi senza esporlo a disastri tipo Casellati, e quando questo si è rivelato impossibile ha realizzato quello che è sempre stato per entrambi i leader il piano B. Ma il fatto positivo è, soprattutto, che l’asse Letta-Renzi si sia ricostituito, dopo che Letta ha constatato la sostanziale inaffidabilità della propria ala sinistra e la catastrofe del M5S (letteralmente polverizzato), mentre Renzi ha constatato l’improponibilità di un’ alleanza con alcuna parte di questa Destra. Si riparte da qui.
(Questo articolo, con il consenso dell’autore, è ripreso dal sito www.pietroichino.it)
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