Non ce la fa proprio Matteo Salvini ad astenersi dal cavalcare la vulgata del momento; a fare a meno delle telecamere, a rinunciare alla ribalta -pressoché sempre- assai vuota ed improvvisata tanto da diventare burla o, peggio ancora, possibile arma parlamentare puntata contro la stessa Lega.
Matteo Salvini è fatto così; è abituato -lo si dica con rispetto- a fare tutto in casa, tutto da solo. A lanciare boomerang che puntualmente lo penalizzano.
Ma non c’è niente da fare; in casa Lega, mojito non docet!
Matteo Salvini sembra avviato a ripetere l’iter del luglio 2019 quando, seppur condottiero (vocazione o patologia innata di taluni) di una compagine governativa decisamente appiattita sui voleri di via Bellerio, non tardò a tagliare il ramo dove imperava per trovarsi, dall’oggi al domani, in “brache” da bagno sul lido di Rimini: fuori dal Governo, senza la convocazione delle tanto invocate urne e contestato da buona parte dei suoi.
La vicenda delle riaperture assomiglia molto al già visto! Un nuovo tira e molla che, se non opportunamente gestito (e la lucidità politica sembra essere giunta al lumicino), finirà per rompere il giocattolo. Stavolta però senza la necessità di un nuovo incarico per Mario Draghi che, già adesso, grazie all’ampia maggioranza che sostiene il Governo, può fare tranquillamente a meno di un inquilino tanto turbolento e destabilizzante.
Il problema, per Matteo Salvini, è sempre lo stesso: Giorgia Meloni. Lui dentro e lei sempre fuori! Valeva per il Conte 1 e vale adesso.
Un cruccio che gli scivoloni dovuti dalla foga salviniana rischiano di alimentare quotidianamente come è accaduto per la mozione sul “coprifuoco”. Salvini -da primo della classe anche in maggioranza- aveva indetto una raccolta di firme tra i commercianti per indurre il Governo a traslare l’inizio del coprifuoco dalle ore 22 alle 23. Pane giusto per i denti dalla leader di Fratelli d’Italia che, da scafata parlamentare, ha preso la palla al balzo trasformando la petizione della Lega in mozione parlamentare contro il Governo sostenuto dalla stessa Lega.
L’eccesso (lo stesso della citofonata allo spacciatore, e del comizio in costume) e l’imbarazzo!
L’imbarazzo che ha provato l’ala moderata, quella guidata al Ministro Giancarlo Giorgetti, quella che ha portato via Bellerio nel Governo, quella che ha imposto a Salvini un’immediata pubblica conferma della fedeltà a Premier. E quella che non tollererebbe un altro Papeete.
Il tempo di un Mojjto-bis sembra avvicinarsi al gran galoppo ma stavolta per Matteo Salvini in ballo rischia di esserci il partito.
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