Non voglio scrivere l’ennesimo articolo sull’importanza del rilancio degli investimenti pubblici nel nostro paese. Ne ho scritti troppi negli ultimi anni. In questi anni abbiamo toccato il fondo in termini finanziari. Il nostro tasso di investimenti sul PIL è basso. Fra i più bassi negli ultimi vent’anni e fra i più bassi nel contesto mondiale. Mancano investimenti nuovi e manutenzioni. Un paese lasciato decadere. I ponti che cadono sono soltanto una, tragica ahinoi, metafora del paese.
Ora per il rilancio, dopo la crisi da coronavirus, si parla di tante azioni: taglio delle tasse, bonus, aiuto ai consumi etc ma, come dice chiaramente Cottarelli, oggi 23 giugno su Repubblica, la cosa migliore, con più impatto, sarebbe la ripresa degli investimenti. Infatti quella sarebbe spesa immediata che non andrebbe, come potrebbe succedere per le altre voci, ad incrementare il risparmio delle famiglie. Con una sterilizzazione dell’effetto sull’economia. Ma andrebbe ad attivare il “moltiplicatore keynesiano” con effetti reali su pil e occupazione. E, alla fine, anche sul capitale sociale del paese. Che so, scuole migliori, invasi contro la siccità, nuove linee ferroviarie e metropolitane. Insomma un’Italia migliore.
Ma c’è un problema, anzi due. Per passare dall’idea di un investimento alla apertura del cantiere, che produrrebbe il vero impatto economico, ci vuole tempo. E ci vuole tempo in primo luogo perché per fare un investimento occorre passare tutte le fasi di progettazione, dal progetto di fattibilità tecnico economica, e quindi occorre passare tutte le forche caudine della burocrazia autorizzativa, valutativa, di controllo e di finanziamento.
E allora, se vogliamo che il 2021 sia davvero l’anno del grande rilancio dobbiamo prendere due strade nuove. Ma non aspettare Settembre per incamminarsi. Prenderle subito. Ora e di gran lena.
La prima è quella di creare, attraverso un Fondo di Progettazione, continuamente rifinanziabile, un “Parco Progetti” utile per avviare le procedure per l’avvio dei cantieri delle opere programmate. Con un miliardo di progettazione si mettono a disposizione per il paese una diecina di miliardi di opere da realizzare. E allora facciamolo questo Fondo per la progettazione. E mettiamolo a disposizione delle Regioni con un controllo stretto dello Stato. In caso di inerzia lo Stato subentra alle Regioni. Questo deve essere il principio di un sano Stato Federale.
La seconda è quella della semplificazione di tutte le procedure per arrivare al cantiere: semplificare le gare, le valutazioni ambientali, le autorizzazioni, gli espropri, i ricorsi amministrativi e così via in modo da far diventare un investimento una sfida contro le insidie del territorio, l’usura del tempo e il bisogno di mobilità sostenibile e non una sfida, ahinoi spesso perdente, contro la burocrazia. Intendiamoci non un “bomba libero tutti” eliminando cose serie e utili per avere opere sostenibili, ben fatte e regolarmente aggiudicate all’impresa migliore. Ma tutto ciò che è inutile rispetto a questi obiettivi.
Non c’è tempo da perdere. Ogni mese perso in discussioni è un mese perso per il rilancio, vero, del paese. Gli investimenti sono una cosa seria e complessa: non vanno avanti con un Twitter o con una Conferenza Stampa. E necessitano di tecnici al lavoro. Che qualcuno ci pensi.
Tommaso Croce
Ottime riflessioni che condivido in toto. Abbiamo bisogno di perseverare con queste posizioni per riuscire a cambiare