Almeno avessero pensato un po’ anche agli altri: alla gente, a rimpannucciare questo nostro disastrato Paese, a rattoppare la macchina burocratica e amministrativa che sbuffa e non ce la fa più nemmeno a stare ferma. Hanno truccato le carte per ritrovarsi come primo partito quello del vaffanculo e il 33% degli Italiani che lo votano. E come prospettiva passare tutto il baccellaio al “capitano” Matteo Salvini.
Cosa altro ci vuole, dopo il golpe mediatico-giudiziario del ‘92/’93, le anomalie della condanna di Berlusconi, le registrazioni tramite trojan a Palamara, per convincerci che le partite parallele della politica e della economia sono truccate ed anche fortemente interconnesse? Negli ultimi trent’anni, l’intreccio e le complicità fra magistratura, stampa, finanza non hanno condizionato soltanto la politica soffocando alcuni partiti, aprendo la strada ad altri e imponendo, come se non bastasse, leggi elettorali truffaldine. Hanno fatto anche di peggio per passare direttamente all’incasso: deciso la sorte di grandi aziende, pilotate a distanza verso il fallimento o nuovi assetti proprietari e spolpato la Stato dei gioielli di famiglia attraverso discutibilissime privatizzazioni.
Lo spettacolo al quale stiamo assistendo è deprimente, anche di fronte a proposte sensate. Il centrodestra, per fare luce sulle discutibili circostanze della condanna di Berlusconi, chiede una commissione di indagine. Aveva avuto 25 anni di tempo per indagare sulle tante anomalie del mondo giudiziario. Il minimo che si può dire, è che se ne occupa ora perché di mezzo ci sono Berlusconi e Salvini. Sugli zig e zag del PD e, prima ancora, del PDS-DS sul tema giustizia, meglio stendere un velo pietoso. Il problema è che le carte truccate, almeno per qualche mano se non per l’intera partita, le hanno usate in troppi in tutti questi anni. Coloro che non le hanno usate e nemmeno mai avute, sono gli eredi di partiti che non ci sono più. E sono coloro che a buon diritto potrebbero veramente reclamare piena luce sugli eventi straordinari, e straordinariamente oscuri, degli ultimi trenta anni. Ma non sono senza peccato. Ne hanno uno, forse meno grave ma determinante. Non tutti si sono battuti. Troppi, per poco coraggio, o perché condizionati dal clima infame creato dal malefico intreccio, si sono rinchiusi nel loro privato quando era necessario reagire. Ci sono state iniziative e tentativi di creare qualcosa di diverso, più rispondente ai principi dello stato di diritto e della politica intesa come alta e insostituibile missione. Troppo pochi hanno risposto quando era il momento. Non è un rimprovero, è una constatazione
Lascia un commento