La Toscana è terra di musei e di anno in anno ne nascono sempre di nuovi. La conferma arriva dal Rapporto Musei 2019 pubblicato all’inizio di febbraio dalla Regione Toscana (è recuperabile sul sito). Un dossier a cui anche quest’anno abbiamo dato attenzione e sebbene non sia una lettura esaltante è una rilevazione senza dubbio molto utile. Per chiarezza diciamo subito che i numeri presentati si riferiscono all’anno ancora precedente, ovvero al 2018. In quell’anno i soggetti censiti come musei o monumenti, quali anche i grandi edifici ecclesiastici, sono arrivati al cospicuo numero di 772, dodici in più. Ma di aperti ce ne sono soltanto 727, undici in più del rapporto precedente che ne contabilizzava 716. In crescita anche gli ingressi per un totale di oltre 25.800.000 visitatori segnando così un + 3,2%. Numeri complessivi fortemente positivi tranne in alcuni casi, come successivamente vedremo.
Diciamo subito che non apparteniamo alla scuola che ritiene i numeri un parametro di giudizio, le classifiche non sono indice di per sé di qualità, ma siamo sicuri, invece, che siano uno strumento di analisi e di verifica necessario su cui puntare l’attenzione e una riflessione per migliorare attività e politiche culturali. Per questo è bene dedicargli tempo e attenzione.
Si deve anche dire che questo tipo di raccolte dati è abbastanza disomogenea rispetto alle informazioni comunicate dai singoli soggetti, ad esempio, non sempre i numeri della bigliettazione sono quelli SIAE ma includono inaugurazioni o eventi particolari con ingressi gratuiti, introducendo così ancor più disparità tra istituzioni. E queste sono assai varie nell’identità, si passa dal museo civico alla grande chiesa o complesso ecclesiastico, dal parco archeologico all’ecomuseo, dal sistema museale a ville e palazzi storici o ai musei di impresa. Ma di questa difformità non deve essere fatto scudo per eventuali difese così come non deve essere considerata l’eterogeneità fonte di mistificazioni. Ma partiamo con un po’ di numeri.
Il sistema capillarmente diffuso su tutto il territorio regionale si costituisce per lo più da istituti di proprietà di enti pubblici territoriali per 43,3%, a seguire le fondazioni o altri soggetti privati con 21,0%, mentre gli enti religiosi hanno 11,3% e il MIBACT 8,9%, ma si tratta dei grandi musei fiorentini che sono quelli che raccolgono più visitatori. I musei ed istituti assimilati con riconoscimento di museo e ecomuseo di rilevanza regionale sono, invece, 88 per un numero complessivo di 118 sedi (sono quelli che corrispondono agli standard previsti dalla legge). Si tratta di poco di più del 10% del totale.
I musei tra 1.001 ed i 10.000 ingressi sono quelli che occupano la fascia che più ampia e che maggiormente cresce, arrivando quasi a sfiorare la metà del totale (45,2%). Forse una dimostrazione che il pubblico non si focalizza più soltanto sui “grandi attrattori”. Sarebbe interessante conoscere la composizione di questo pubblico in modo da capire quanto queste istituzioni abbiano un vero e proprio rapporto con territorio di riferimento. Tra questi, molti potrebbero diventare quelli che oggi alcuni chiamano “musei generativi”, ovvero istituti che possono attivare una funzione importante per la collettività come elemento di coesione sociale, come opportunità di aggregazione e di condivisione, proprio in quanto elemento identitario significativo delle comunità per riconoscersi e per farsi conoscere.
Un altro dato che emerge con chiarezza è che in Toscana non ci sono poi così tanti musei dedicati ad altri ambiti disciplinari come possono essere i musei scientifici, di storia naturale o etno-antropologici. In totale raccolgono solo 8,8%, mentre l’archeologia raggiunge 7,6%. Quindi la regione si conferma ancora terra di musei concentrando la sua offerta soprattutto sull’arte che coinvolge il 74,1% di tutto il sistema. Forse su questo fronte si potrebbe fare di più o potrebbe anche essere un’area in cui andare a fare nuove e più convincenti proposte.
Con queste premesse passiamo ora a vedere i dati disaggregati provincia per provincia.
Ad Arezzo in testa abbiamo la Cappella Bacci presso la Basilica di San Francesco, ovvero gli affreschi di Piero della Francesca, con 77.985 visitatori. Mentre il Museo Civico di San Sepolcro dove è esposta la Madonna della Misericordia dello stesso artista si attesta a 42.780. Casa Masaccio, che fa parte del circuito regionale dell’arte contemporanea, è stata frequentata da 9.621 visitatori.
In quel di Firenze i grandi musei giocano facile, anche se Gli Uffizi rispetto allo scorso anno calano di un – 10,3% riportando soltanto 2.004.358 visitatori (ma dovremmo sommare a questi i numeri di Pitti e dei circuiti museali in queste tabelle riportati separatamente). Mentre in aumento è il pubblico della Galleria dell’Accademia con una crescita del +5,9% per un totale di 1.719.645. Poi a fare i numeri sono le chiese e gli altri luoghi di culto da sempre mete del gran tour fiorentino. Il Museo del Novecento, classificato con un generico arte ma sarebbe più propriamente dovuto rientrare nelle istituzioni dedicate all’arte contemporanea (che viene considerata un settore a parte), è sempre in forte crescita con 41.483 segnando un +4,1 sull’anno precedente a dimostrazione che i direttori, qui Sergio Risaliti, possono fare la differenza. Ma sul tema arte contemporanea e su i suoi numeri in regione torneremo con un secondo appuntamento monografico.
A Pitigliano il Museo di Cultura ebraica con 30.281 visitatori è il più frequentato luogo nella provincia di Grosseto. A questo seguono i parchi archeologici di Sorano e Roselle con rispettivamente 28.888 (-4,9) e 19.695 (+6,7). In questa provincia si trova anche la maglia nera, spetta al simpatico Museo della vite e del vino di Montenero d’Arbia con 15 visitatori (in vino veritas!) e un calo del -70% rispetto all’anno precedente quando era arrivato a 50.
In Provincia di Livorno si attesta in prima posizione il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo con un pubblico di 61.340 che supera l’Isola d’Elba con le memorie Napoleoniche che invece per anni era stata in vetta. Il neonato Museo della Città – Polo Culturale Bottini dell’Olio ha raggiunto quota 15.753 ma il vero exploit sarà sul prossimo rapporto quando inizieranno a comparire i numeri della mostra di Modigliani e quindi delle sue attività espositive completamente ripensate.
A Lucca tornano a primeggiare gli edifici religiosi con il Duomo in testa e i suoi 261.579 visitatori che però segna – 12,9% rispetto allo scorso anno. Un segno negativo che colpisce anche L.U.C.C.A. Center of Contemporary Art, il museo del contemporaneo che infatti registra 30.510 visitatori con un calo del – 23,2%.
Anche per la provincia di Massa Carrara in primo piano non un museo ma il Castello Malaspina con 23.977 e un +26,6% da mettere in saccoccia. Nel settore arte contemporanea il Centro Arti Plastiche arriva a 4.412.
I primi posti in Provincia di Pisa non è difficile immaginarli, sono infatti occupati dai monumenti che insistono su Piazza dei Miracoli con 1.668.722 di ingressi in Duomo seguito dal battistero e dalla Torre, rispettivamente con 670.832 e 579.842 visitatori, tutti e tre in aumento rispetto allo scorso anno. Subito dopo viene Palazzo Blu che con le sue attività espositive è cresciuto dell’1,9% rispetto all’anno precedente e raggiunge quota 116.700.
Voltiamo provincia con Poggio a Caiano che con la Villa Medicea e i suoi 57.238 (entrata solo gratuita, è bene dirlo) scavalca la città di Prato al cui vertice ha il Museo del Tessuto con 27.618 visitatori e un +39,6%. Segue il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, il museo regionale, che conta soltanto 24.531 visitatori con -43,9 ma bisogna ricordare che il 2017 risente ancora dell’apertura della nuova ala del museo e che solo nella primavera del 2018 si ha il cambio alla direzione con l’arrivo di Cristiana Perrella. Chi a Siena si aspettava al vertice il Complesso di Santa Maria della scala rimane deluso perché è soltanto terzo con 169.218 visitatori, anche se segna un +4,8. La classifica è aperta con numeri milionari dal Circuito Museale dell’Opera Metropolitana di Siena, ovvero la cattedrale e tutto quello che ci gira intorno con 2.365.631 visitatori, il più frequentato della Toscana.
Siamo usciti dall’ordine alfabetico con la provincia di Pistoia perché questa necessita di un’attenzione particolare in quanto nel 2017 ha avuto la fortuna di essere Capitale italiana della Cultura e in quell’occasione i numeri hanno sballato rispetto a tutti gli anni precedenti. Purtroppo anche nel 2018 i numeri hanno ripreso a sballare ma questa volta in senso fortemente negativo con percentuali di decrescita piuttosto significative. Era immaginabile che una volta finita l’attenzione dell’ “anno capitale” ci fosse un’involuzione ma non certo un ritorno al punto di partenza come invece sembra essere avvenuto. Se ciascuno può avere un giudizio più o meno positivo su quell’anno in cui la città è passata su un po’ tutti i media italiani e non solo, è indiscutibile, per non dire incredibile, che quanto in quell’anno è successo non abbia lasciato alcuna traccia. Tutte le energie e risorse investite in quell’anno sembrano essere evaporate come acqua al sole. Nessuna struttura è rimasta (forse non si era nemmeno lavorato in quel senso) anzi il sistema museale cittadino si è addirittura indebolito con l’uscita della Fondazione Marino Marini. Si ha proprio la sensazione che quell’episodio che poteva mutare le sorti della città negli anni successivi sia stato messo in soffitta come si fa con i ricordi, soprattutto quando possono dare fastidio. E infatti anche per il 2018 la classifica dei più visitati come sempre spetta al piccolo paese di Collodi con il Parco di Pinocchio e il Giardino di Villa Garzoni con rispettivamente 105.388 e 44.601 visitatori. Certo per una città che dopo essere stata capitale aspirava a entrare anche nei circuiti turisti un bello smacco anche perché non si parla di numeri impossibili. Venendo alla città continua il primato di Pistoia sotterranea che raccoglie visite per 19.638 con un – 31,6% rispetto allo scorso anno. Il resto dei musei si piazzano nella fascia sotto i 10.000 visitatori e la prima istituzione che si trova è la Fondazione Marino Marini che però ha quasi dimezzato i visitatori con un – 47,5% per un totale di 9.977. Ma è anche vero che l’anno prima si è avuta la grande mostra di Marini e quindi una maggiore visibilità anche per la Fondazione. La percentuale negativa investe anche il Museo Civico che arriva con un -51,5% poco sotto i 9.000 e travolge Palazzo Fabroni arti visive contemporanee con un -58,3% per un totale soltanto di 4.533 mentre Casa Melani continua con la sua performance troppo modesta per quello che invece potrebbe rappresentare arrivando a 90 visitatori, uno in più del 2017. Anche il Centro Michelucci segna -51,5 % sono gli stessi visitatori del Museo Civico. Più attenuata la caduta della Fondazione Jorio Vivarelli – 33,3% e un pubblico di 2.333. Segno negativo, -36,5% di ingressi, anche alla Fortezza Santa Barbara mentre l’unico museo che sale con un percentuale molto buona +124,3% è quello dello Spedale del Ceppo con ingressi gratuiti per 5474 contro i 2441 dell’anno di Pistoia Capitale della Cultura. Sicuramente l’eccezione che conferma la regola di un anno vissuto un po’ così, dove nessuna strategia post capitale sembra essere stata messa in campo.
Come sappiamo la lettura dei numeri non è mai oggettiva, dipende molto dal contesto con cui sono letti ma è anche vero che qualche volta il quadro che ne esce, comunque lo si guardi o giri, è incontrovertibile e impietoso.
Appuntamento alla prossima con l’arte contemporanea.
Toscana, terra di musei
Crescono in Toscana musei e visitatori. L’esempio negativo di Pistoia che, per la mancanza di una strategia adeguata, non ha saputo capitalizzare il suo essere stata Capitale della cultura nel 2017.
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