Può sembrare paradossale ma forse l’Italia sarà salvata da Alessandro Di Battista. L’enfant prodige delle origini è tornato a far sentire la sua voce e ha chiesto un congresso per costruire l’agenda politica del MoVimento. Tanto è bastato per gettare i Cinquestelle nel panico. Lo stesso Grillo è dovuto intervenire per raffreddare il clima e sostenere l’azione dell’attuale dirigenza. Ma ormai il sasso è stato lanciato nello stagno e sarà difficile fermare le onde concentriche che si sono messe in moto.
Nessuno più di noi è lontano mille miglia dalle idee di Dibba ma francamente, ripensando a tutto quello che i grillini dicevano e chiedevano prima di andare al governo, è difficile dargli torto, almeno per quanto attiene alla coerenza politica.
La linea politica che il MoVimento sta portando avanti nella sua fase governativa è l’esatto contrario di quella sostenuta quando era all’opposizione. Fino ad oggi i grillini sono riusciti a barcamenarsi. Si sono trovati meglio con la Lega che con il PD. Hanno potuto mettere in cantiere provvedimenti inutili quando non controproducenti, come il reddito di cittadinanza, Quota 100, il decreto dignità, il decreto sicurezza, la riforma della prescrizione. Nella nuova alleanza sono riusciti ad imporre il mantenimento di quanto fatto, in perfetta continuità. Ora però, anche grazie al post pandemia, non hanno più spazi di manovra. Le cose da fare sono chiarissime. Per assicurare la ripresa del Paese bisogna cancellare quanto fatto con la Lega e portare avanti misure che loro hanno sempre avversato. Grandi opere, riforma del codice degli appalti, snellimento burocratico e via dicendo. I nodi stanno venendo al pettine. Quando finirà la cassa integrazione scoppieranno i problemi. Le risposte potranno essere solo due: o si aumentano, a debito, assistenzialismo e statalismo, o si aiutano le imprese a rimettersi in moto. Altro che togliere le concessioni ad Atlantia, dare ancora 3 miliardi ad Alitalia, nazionalizzare l’Ilva.
Il tempo stringe. Comitati, Commissioni, Stati generali servono solo a girare l’acqua nel mortaio. Le cose da fare sono chiare. Vanno solo fatte, serve la volontà politica. Ma è proprio questa quella che manca. Il Governo è composto da due anime che non sono riuscite, e nemmeno potranno riuscire, a trovare una sintesi. La maggioranza dei Cinquestelle, che in parte si rende conto che il programma lo sta scrivendo la realtà, è pronta a tutto pur di non mollare le poltrone ma sa comunque che non può superare certi limiti. Il PD, dal canto suo, non riesce ad imporsi. Non vuole far cadere il governo, più per esorcizzare Renzi, fingendo di essere più a sinistra del Pd renziano, che per amor di poltrona. Il risultato però è uno solo: l’immobilismo che può protrarsi sino alla scadenza naturale della legislatura con esiti esiziali per il Paese.
Ecco perché la speranza viene da Di Battista. Mettendo il dito nella piaga delle contraddizioni grilline, il Dibba può veramente far cadere il governo e portare il Paese all’elezioni. Si dirà che, allo stato, il quadro politico non lascia intravedere altre alleanze. Ma il ragionamento non sta in piedi. Le alternative vanno create. Le forze politiche non sono realtà statiche. Sono in continuo movimento, nascono, crescono, diminuiscono, muoiono. La campagna elettorale e le elezioni servono a dare vita a nuove proposte che possono muovere il quadro e che comunque redistribuiscono le carte. Per male che vada serviranno a dimezzare la pattuglia parlamentare grillina. E non è davvero poco.
Forza Dibba.
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