La sospensione temporanea dei brevetti su alcuni farmaci essenziali è un tema molto complesso. La risposta alla domanda posta nel titolo di questo articolo sembra essenzialmente di tipo binario: “si” o “no“. Ma gli argomenti a sostegno di entrambe le posizioni sono seri e la risposta dipende dalla valutazione quantitativa degli effetti che si otterrebbero. La risposta che ognuno dovrebbe dare dovrebbe essere il risultato di una valutazione più alta degli effetti degli sviluppi attesi nel caso di una decisione di un certo tipo su quelli attesi in caso di decisione diversa. E la stima degli effetti quantitativi è inevitabilmente basata su ipotesi e previsioni. Una base non molto solida, ma non dissimile da quella di cui disponiamo per il grosso delle nostre decisioni personali e collettive.
Purtroppo il dibattito sembra seguire soprattutto posizioni di tipo ideologico – pro o contro il libero mercato o il concetto stesso dei brevetti – e sembra ignorare molti argomenti dei quali si dovrebbe tener conto. A volte, il dibattito assume gli aspetti di un attacco all’industria farmaceutica. Questa è un’industria alla quale dobbiamo moltissimo, ma che, a causa di alcuni comportamenti estremi, suscita anche una forte antipatia. Le cose sono rese ancora più complesse dalla novità stessa dei vaccini anti-Covid e dal fatto che il grosso dello sforzo di ricerca è ancora in corso.
Cerco di passare in rassegna i principali argomenti che sono apparsi nel dibattito, specialmente dopo la presa di posizione del presidente americano Joe Biden[i] di mercoledì 5 maggio e quelle di alcuni leader europei.
L’argomento principale avanzato a favore della sospensione dei vaccini è che questa ne permetterebbe la produzione su larga scala senza ostacoli di natura legale. La portata di questo argomento è spesso presentata in una maniera grossolanamente esagerata. La produzione di un vaccino non dipende solo dal disporre della “ricetta” per produrlo (i brevetti). Dipende da tanti altri fattori, come:
– la disponibilità di personale preparato a gestire produzioni molto complesse;
– la disponibilità di macchinari sofisticati (o la capacità di istallarli rapidamente);
– l’accesso alle forniture delle materie prime necessarie, spesso di origine biologica e scarse.
La produzione di un vaccino da parte di altre ditte e in altri paesi dipende certo dai brevetti (e quindi dall’esistenza o meno di accordi di produzione), ma anche dagli altri fattori che ho elencato e il cui andamento è di solito coperto dall’espressione “trasferimento di tecnologia“. A questi va poi aggiunta la necessaria certificazione delle attività di produzione da parte delle autorità dei paesi dove le fabbriche sono situate e, spesso, di quelle del paese di utilizzazione del vaccino.
Secondo vari media, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, avrebbe avuto un certo numero di contatti personali con il CEO della Moderna per convincerlo a fare accordi per la produzione del loro vaccino anche con ditte italiane[ii]. Questi contatti non avrebbero dato un risultato positivo perché la Moderna avrebbe già un certo numero di accordi in corso con altre ditte per la produzione del suo vaccino (alcuni lautamente finanziati dal governo americano). Ognuno di questi accordi implica il trasferimento per alcuni mesi di un folto gruppo di tecnici della Moderna presso l’altra ditta per aiutare nell’istallazione di nuovi macchinari, nella creazione delle nuove linee di produzione, nel formare il personale e nel controllare le prime fasi della produzione per essere sicuri che tutto vada bene (un recente “errore umano” nella Emergent Bio Solutions di Baltimora, che lavora per la AstraZeneca, ha portato a dover gettare una quantità di vaccino sufficiente per quindici milioni di dosi)[iii]. La Moderna avrebbe comunicato al presidente Draghi di non poter fare a breve termine altri accordi per la produzione del suo vaccino non avendo abbastanza personale esperto da poter distaccare.[iv]
È possibile che la sospensione dei brevetti porti a far si che la produzione dei vaccini anti-Covid già sul mercato inizi anche in alcuni paesi dove questo non si sarebbe verificato senza questo intervento regolamentare. Ma non è pensabile che i casi di questo genere siano sufficientemente frequenti da cambiare sensibilmente i termini del problema. Per esempio, sembra veramente difficile immaginare la produzione dei nuovi vaccini, quelli basati sul metodo mRNA (Pfizer-BioNTech, Moderna, CureVac), in paesi in via di sviluppo.
È anche probabile che il costo dei vaccini prodotti in assenza dei vincoli imposti dai brevetti sia più basso a causa dell’assenza di margini destinati a ripagare il costo della ricerca e del costo di produzione più basso nei paesi emergenti.
Dall’altro lato, non è pensabile che la sospensione dei brevetti sui vaccini Anti-Covid porti ad un arresto dello sforzo di ricerca nel campo farmaceutico. Non c’è dubbio che le imprese farmaceutiche non sarebbero molto contente e che questo costerebbe ad alcune di loro molti soldi. Ma gli sforzi di ricerca per le altre malattie e per gli stessi vaccini anti-Covid continuerebbero sicuramente.
Dopo l’annuncio del presidente Joe Biden sulla sospensione dei brevetti, le azioni della Moderna e della Pfizer hanno registrato una caduta immediata del 12/15 per cento, ma quelle della Pfizer hanno poi recuperato quasi completamente nei giorni seguenti.[v] Le azioni Pfizer venerdì 7 maggio erano a 39.58 dollari mentre prima dell’annuncio del presidente Biden erano a 39.97. Le azioni della Moderna sono scese durante tutta la settimana scorsa e non sembra che il loro trend sia stato molto influenzato dagli annunci americani. Le azioni della Moderna venerdì 7 maggio erano a 163.15 dollari mentre prima dell’annuncio americano del mercoledì erano a 173.59 e all’inizio della settimana scorsa erano a 186.02.
Le azioni della AstraZeneca e J&J non sono state affatto colpite dagli sviluppi della discussione sulla sospensione dei vaccini. Quelle della AstraZeneca erano venerdì a 7 735 sterline mentre prima dell’annuncio americano erano a 7 629. Quelle della Johnson & Johnson venerdì erano a 168.50 dollari, mentre prima dell’annuncio americano erano a 167.74. Che le analisi effettuate a mente fredda dagli investitori li abbiano portati a conclusioni simili a quelle che presento in questo articolo ?
Certo, in caso di sospensione dei brevetti, i contributi pubblici dovrebbero giocare un ruolo maggiore e non si può dimenticare il fatto che in questo campo – tutto il campo farmaceutico, non solo quello dei vaccini anti-Covid – gli Stati Uniti investono fondi pubblici molto più dei paesi dell’Unione europea. E lo sforzo di ricerca europeo, per esempio quello della tedesca BioNTech che ha sviluppato il vaccino Pfizer-BioNTech, è stato finanziato molto più da capitali privati – dall’investimento iniziale dei fratelli Strüngmann a quello del fondo Temasek di Singapore passando per quelli della fondazione Bill e Melinda Gates, che non dai contributi del governo tedesco (375 milioni di euro nel settembre 2020, quando il vaccino era già in fase di test) o dai prestiti della BEI (100 milioni di euro). Gran parte della ricerca nel campo farmaceutico non viene comunque realizzata direttamente dalla Big Pharma, ma da piccoli laboratori, in start up e centri universitari, dove la motivazione dei ricercatori gioca un ruolo molto importante.
La discussione su di una eventuale sospensione dei brevetti è diventata un tema politico importante alla fine del secolo scorso spinta dalla necessità di disporre di medicine per l’AIDS a basso costo e dalle iniziative del presidente del Sud Africa, Nelson Mandela. Ma il caso dei vaccini anti-Covid presenta degli aspetti molto diversi. Alla fine degli anni Novanta, la situazione della lotta contro l’AIDS era abbastanza stabilizzata. Non c’era un vaccino (e purtroppo non c’è nemmeno oggi), ma c’erano delle medicine che potevano stabilizzare la malattia e che erano state testate per vari anni.
La situazione dei vaccini anti-Covid è molto diversa. Nei paesi industrializzati abbiamo quattro vaccini autorizzati. Oltre a questi esistono un vaccino russo, uno cubano ed alcuni vaccini cinesi. Ma secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ci sono ben 280 altri progetti di vaccini anti-Covid in corso di sviluppo, dei quali 97 sono allo stadio dei test clinici[vi]. Nel corso del 2022 potremmo disporre di almeno 15/20 vaccini diversi e i migliori potrebbero non essere quelli che conosciamo oggi. Per di più, l’apparire di nuove varianti richiede uno sforzo di ricerca continuo. Siamo quindi in una situazione in evoluzione che potrebbe soffrire se fosse colpita da una mancanza di interesse degli investitori provocata dalla sospensione dei brevetti sui vaccini.
Un altro problema è che oggi non ci sono dei brevetti sui vaccini veri e propri. Bisogna ricordare che i vaccini che stiamo usando sono stati messi sul mercato sulla base di “autorizzazioni di emergenza” dovute all’esistenza di una pandemia e alla valutazione, logica, che è giusto utilizzare un prodotto non ancora completamente testato se questo sembra ridurre i contagi in maniera significativa. Ma questi vaccini ancora non sono stati brevettati come tali. Il tempo medio necessario per l’ottenimento di un brevetto è in media di cinque anni[vii].
Ma altrettanto importante è il fatto che i brevetti quasi sempre non sono relativi ad un medicinale o ad un vaccino nel suo complesso. Un brevetto di solito riguarda una certa tecnica per un certo passaggio nella fabbricazione di un medicinale. Tutti i brevetti che limitano oggi la produzione libera di vaccini anti-Covid sono di questo tipo e sono stati concessi in tempi in cui non si era ancora mai sentito parlare della Covid-19.
Per di più, molti vaccini anti-Covid in commercio o in corso di sviluppo utilizzano dei brevetti che sono stati sviluppati da ditte diverse da quelle che producono il vaccino e che queste utilizzano grazie ad accordi commerciali con il proprietario del brevetto. Produrre liberamente il vaccino anti-Covid di una qualche ditta significa, quasi sempre, poter utilizzare tanti brevetti di questa ditta e anche molti brevetti di proprietà di altre ditte o laboratori.
La materia dei brevetti da lavoro ad un numero incredibile di giuristi specializzati nella materia. Ci sono ditte di alta tecnologia che sono accusate dalla concorrenza di dare più lavoro agli avvocati che agli ingegneri e esperti impegnati nello sviluppo della tecnologia stessa. Non c’è dubbio che la legislazione sui brevetti richieda una riforma profonda.
Sul suo sito, la Moderna indica di aver finora ottenuto 240 brevetti diversi a protezione della tecnologia detta “mRNA” che è utilizzata nel suo vaccino. Questi brevetti sarebbero stati ottenuti “negli Stati Uniti, in Europa, in Giappone e in altri paesi”. Per di più la Moderna avrebbe in corso altre centinaia di domande per altri brevetti[viii]. Osservatori esterni fanno poi notare che la Moderna stessa avrebbe utilizzato vari brevetti di altre ditte e del governo statunitense e che, in alcuni casi, questo utilizzo sarebbe finito di fronte ai tribunali.[ix] Le regole degli Stati Uniti sull’informazione che le imprese devono comunicare ai mercati non sono uno scherzo e, in una notifica formale all’organismo di controllo dei mercati finanziari degli Stati Uniti (Securities and Exchange Commission)[x], la Moderna ha ufficialmente informato i mercati dell’esistenza di “molti problemi aperti riguardanti i brevetti di altri soggetti che la ditta potrebbe essere obbligata ad acquistare o che potrebbero dar luogo a richieste ulteriori nei confronti della ditta“.
Ma i brevetti necessari alla produzione dei vaccini anti-Covid coprono delle tecnologie che sono utilizzate anche nello sviluppo e produzione di medicine contro altre malattie, soprattutto le tante forme di cancro. La sospensione dei brevetti ed il trasferimento di tecnologia necessari per la produzione dei vaccini anti-Covid potrebbero avere delle ripercussioni sullo sviluppo e la produzione di altri medicinali.
Ho parlato soprattutto della Moderna, ma non credo che le altre ditte si trovino in una situazione molto differente. Quando si parla di “sospendere i brevetti“, a quali brevetti si pensa ? La risposta viene dalla proposta di sospensione generale di tutte le regole di proprietà intellettuale relative alla produzione di vaccini presentata dal Sud Africa e dall’India nell’ottobre 2020 e commentata nell’ultima parte di questo articolo.[xi] La proposta mira a permettere ad un’impresa farmaceutica di un paese emergente di poter iniziare la produzione di un vaccino anti-Covid già autorizzato senza preoccuparsi dell’esistenza di brevetti su parti del processo di produzione e grazie all’accordo del suo governo.
Ma alcune imprese farmaceutiche hanno già indicato di voler permettere l’uso di alcuni loro brevetti. Per esempio, la Moderna, già dall’ottobre del 2020, ha dichiarato che non avrebbe fatto valere i suoi tanti brevetti sulla tecnica mRNA nei confronti di ditte che volessero utilizzarla per produrre vaccini anti-Covid per tutto il tempo della durata della pandemia.[xii] Ma, come abbiamo visto, gli accordi di co-produzione già firmati richiedono la presenza per alcuni mesi di un buon gruppo di esperti della ditta all’origine del vaccino negli impianti di quella che ne inizia la produzione. Quanto facile sarebbe per una ditta, specialmente per una di un paese emergente, iniziare la produzione del vaccino di una ditta che non cooperi? Avere accesso al brevetto non basta certo.
La AstraZeneca dovrebbe essere parzialmente fuori dalla polemica sulla sospensione dei brevetti visto che è obbligata dall’accordo con l’università di Oxford a vendere i suoi vaccini a prezzo di costo. Il contratto tra questa ditta e l’Unione europea contiene una clausola che prevede un audit finale per verificare il costo effettivo della produzione delle dosi del vaccino e fissa le modalità per il rimborso ai paesi dell’UE nel caso questo costo dovesse essere inferiore al prezzo pagato. Una sospensione dei brevetti della AstraZeneca potrebbe forse portare ad una maggiore produzione del suo vaccino, ma certo non ad una riduzione sensibile del suo costo.
Le ditte che producono i vaccini stanno estendendo la loro capacità di produzione (forse anche per ridurre la probabilità di una sospensione dei loro brevetti come misura di ritorsione per l’insufficienza della quantità prodotte). La Pfizer-BioNTech è sicuramente molto avanzata. Spera di riuscire a produrre nel 2021 ben 2,6 miliardi dosi. La BioNTech, già nel settembre 2020, ha acquistato una fabbrica della Novartis a Marburg dove adesso sta producendo in maniera massiccia. La Pfizer-BioNTech ha anche fatto un accordo per la produzione del suo vaccino da parte della Sanofi e della Baxter e, secondo fonti di stampa, starebbe negoziando con varie altre ditte.[xiii]
Anche la Moderna ha fatto accordi di produzione con varie ditte. Già nell’ottobre scorso aveva fatto un importante accordo con la Merck e altri accordi sono stati fatti recentemente. La ditta ha dichiarato di sperare di poter essere in grado di produrre un miliardo di dosi del suo vaccino nel 2021 e tre miliardi di dosi nel 2022.[xiv]
Ma il divario tra la capacità di produzione e i bisogni mondiali resta enorme. La produzione mondiale di vaccini, compresi quelli per l’influenza, era nel 2019 di circa cinque miliardi di dosi. Oggi stiamo chiedendo alle poche ditte che li producono di continuare a produrre questi cinque miliardi di dosi – dei quali abbiamo comunque bisogno – e di aggiungerci la produzione di altri 8/10 miliardi di dosi di vaccini anti-Covid. E in questa situazione di scarsezza di dosi, gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Unione europea hanno acquistato e pre-ordinato il grosso della produzione disponibile.
La comunità internazionale ha riconosciuto l’esistenza del problema e, con l’aiuto dell’Organizzazione mondiale per la sanità, ha lanciato una campagna per fornire ad ogni paese una quantità di dosi di vaccini anti-Covid sufficienti ad immunizzare almeno il venti per cento della loro popolazione: la Covax.[xv]
L’Unione europea, gli Stati Uniti, 160 altri paesi e molte associazioni filantropiche si sono associate a questa iniziativa, ma finora i risultati sono stati inferiori alle previsioni. Agli inizi del mese di aprile di quest’anno la Covax era riuscita a consegnare solo 38,5 milioni di dosi di vaccini rispetto ad un obiettivo di 100 milioni per fine marzo. Quest’ultima cifra costituiva già un obiettivo non certo molto ambizioso viste le dimensioni della popolazione dei paesi beneficiari. Ma era un obiettivo che teneva conto della bassa disponibilità di dosi di vaccino e del fatto, già ricordato, che i paesi ricchi avevano preordinato gran parte di quello che poteva essere prodotto. Le consegne della Covax contavano molto sulla produzione del vaccino della AstraZeneca da parte del Serum Institute of India e hanno sofferto della decisione del governo indiano di bloccare l’esportazione di vaccini prodotti sul territorio nazionale.[xvi]
L’Economist Intelligence Unit ha recentemente pubblicato un grafico che mostra le dimensioni del problema.
L’eventuale decisione di sospendere temporaneamente i vaccini anti-Covid dovrebbe essere presa all’interno dell’Organizzazione mondiale per il commercio (WTO). L’accordo sui diritti di proprietà intellettuale (accordo chiamato TRIPS, acronimo per Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights) prevede una certa flessibilità proprio per aiutare i paesi emergenti a produrre le medicine di cui abbiano bisogno sul proprio territorio. Molti paesi hanno però avuto grosse difficoltà ad utilizzare questa flessibilità che non è mai stata applicata. Nell’ottobre 2020, il Sud Africa e l’India hanno proposto una sospensione pura e semplice delle regole sulla proprietà intellettuale relative ai vaccini. La proposta è stata sostenuta da un centinaio di paesi, ma i paesi del G-7 si sono opposti. La proposta è stata anche sostenuta dal direttore dell’Organizzazione mondiale per la sanità e da 115 membri del Parlamento europeo.[xvii] Per avere l’accordo su questa sospensione serve il “consenso” (unanimità) dei membri del WTO inteso come l’assenza di opposizione da parte dei membri presenti alla riunione.[xviii] Un obiettivo molto ambizioso.
Resta comunque il fatto che per facilitare la produzione di vaccini è necessario permettere il loro libero commercio e quello di tutte le sostanze necessarie alla loro produzione. È assolutamente necessario abbandonare il “nazionalismo dei vaccini“. La sostanza contenuta nei quattro vaccini oggi autorizzati nei paesi industrializzati (il vaccino vero e proprio) è oggi prodotta in solo sei paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Olanda, Belgio e Svizzera. Il vaccino AstraZeneca è anche prodotto dal Serum Institute of India. Questi paesi hanno quindi una grossa responsabilità nei confronti del resto del mondo.
Le restrizioni alle esportazioni di vaccini imposte dagli Stati Uniti ai tempi di Donald Trump (e non ancora annullate dall’amministrazione Biden) non aiutano. L’Unione europea si è sempre battuta per il libero commercio in genere e specialmente per quello dei prodotti farmaceutici. L’Unione europea ha fatto pressioni sull’amministrazione Biden perché annulli l’Executive Order di Donald Trump, ma la sua posizione è stata indebolita dalla sfortunata decisione presa il 31 gennaio scorso di sottoporre le esportazioni di vaccini dall’Unione europea ad una autorizzazione, anche se questa misura è stata utilizzata per bloccare delle esportazioni una sola volta (un lotto di 250mila dosi di vaccino AstraZeneca indirizzato all’Australia). Sono orgoglioso del fatto che l’Unione europea abbia esportato finora circa la metà della sua produzione di vaccini. In ogni caso, la situazione in Europa sta cambiando. Dalla fine del mese di maggio dovremmo disporre di più dosi di vaccino di quelle che sarà possibile somministrare.
Qualunque decisione si prenda sulla sospensione o meno dei brevetti, si dovrà comunque far prova di una maggiore generosità nei confronti del resto del mondo. Immaginare di riuscire a sostituire l’aiuto che si dovrebbe dare ai paesi in via di sviluppo con una riduzione di prezzo a carico dell’industria farmaceutica e un aumento di produzione è un’illusione. Qualsiasi effetto positivo si possa ottenere attraverso questa misura sarà sempre ben poco rispetto a quanto necessario. Questo richiederà un cambio nelle posizioni di molti governi. Nel Consiglio europeo del 25/26 febbraio scorso il presidente francese, Emmanuel Macron, aveva proposto di fare un regalo simbolico di 13 milioni di dosi all’Unione africana. Il nostro presidente del Consiglio, Mario Draghi, è stato tra coloro che hanno detto che il momento non permetteva di fare regali.[xix]
Come si è visto, ritengo che gli effetti concreti, positivi o negativi, di una eventuale sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid non siano molto significativi. Una risposta positiva o negativa alla domanda iniziale non cambierebbe molto al problema dell’insufficienza di dosi di vaccini anti-Covid per l’insieme della popolazione mondiale, né costituirebbe un colpo mortale per la ricerca nel campo farmaceutico. Un’eventuale decisione di sospendere i diritti di proprietà intellettuale relativi ai vaccini avrebbe soprattutto un valore simbolico e politico.
Un aspetto spiacevole della scelta da fare è però che, ancora una volta, siamo di fronte ad una scelta asimmetrica dal punto di vista temporale. Gli eventuali vantaggi in termini di minor prezzo e maggior produzione di vaccini si potrebbero materializzare in un paio di anni. Invece, gli eventuali svantaggi in termini di scoraggiamento dell’investimento privato potrebbero apparire molto più tardi, durante una prossima pandemia, quando al governo ci sarà qualcun altro.
[i] Annuncio confermato dalla ambasciatrice americana per le questioni commerciali US declares support for TRIPS waiver on COVID vaccines (openaccessgovernment.org)
[ii] Per esempio, Italy seeks domestic production of mRNA Covid vaccines | Financial Times (ft.com)
[iii] https://edition.cnn.com/2021/04/26/investing/emergent-ceo-stock-sale-robert-kramer/index.html
[iv] Si veda per esempio questo post su di un sito che verifica le affermazioni fatte nel campo della medicina. Smonta un’affermazione a favore di Big Pharma, ma spiega anche le difficoltà di produzione dei vaccini: Can Pfizer and Moderna End the Pandemic by Sharing Their Vaccine Designs? It’s Not that Simple | Kaiser Health News (khn.org)
[v] COVID-19 vaccine maker shares sink as governments mull patent waiver | Reuters
[vi] https://www.who.int/publications/m/item/draft-landscape-of-covid-19-candidate-vaccines
[vii] Si veda, per esempio, Patents – An Important Tool for Pharmaceutical Industry. | Open Access Journals (rroij.com)
[viii] Intellectual Property: Advancing mRNA Science – Moderna (modernatx.com)
[ix] Breaking Down Moderna’s COVID-19 Patent Pledge: Why Did They Do It? (ipwatchdog.com)
[xi] Patently unfair: Can waivers help solve COVID vaccine inequality? | Coronavirus pandemic News | Al Jazeera e questa è una buona spiegazione della proposta dal punto di vista indiano: Waiver Under The TRIPS Agreement Amid COVID-19 – Coronavirus (COVID-19) – India (mondaq.com). Questa è invece una spiegazione fornita dalla stessa WTO WTO | 2020 News items – Members to continue discussion on proposal for temporary IP waiver in response to COVID-19
[xii] Moderna (MRNA) Won’t Enforce Patents on Covid-19 Vaccines During Pandemic – Bloomberg
[xiii] Per esempio la Dermapharm, BioNTech assigns Dermapharm to produce its COVID-19 vaccine (born2invest.com); https://www.nzz.ch/wirtschaft/biontech-chef-sahin-aussetzung-des-patentrechts-ist-keine-loesung-ld.1614398
[xiv] Moderna increases minimum 2021 Covid vaccine production by 20% to 600 million doses (cnbc.com) Moderna to Boost Covid-19 Vaccine Production to Meet Rising Global Demand – WSJ
[xvii] Declaration-for-equitable-access-to-Covid-19-vaccines.pdf (haiweb.org)
[xviii] Decision-Making in the World Trade Organization | Journal of International Economic Law | Oxford Academic (oup.com)
[xix] Vaccini, Draghi alla Ue: «Siamo indietro, non è momento di donarli. No scuse per aziende inadempienti, priorità a prime dosi». Primo sì a passaporto vaccinale (ilmessaggero.it)
Marina Wiesendanger
Grazie. Importante leggere
SASSOLI MARCELLO
Importantissimo questo articolo. Ci chiarifica molti aspetti della distribuzione e produzione dei vaccini. Da adottare negli istituti di economia politica.Da subito.
Alessandro Petretto
Finalmente un contributo rigoroso e approfondito su un tema che non può essere trattato con la solita raccolta di firme o con inviti dai piani più alti della gerarchia ecclesiastica. La teoria dell’industrial organization ha generato una biblioteca di interventi sui benefici e costi della concessione di brevetti a protezione dei la proprietà intellettuale e sulla casistica di fattispecie industriali coinvolte. Ora ci si ficca la contrapposizione tra i liberisti duri e puri favorevoli per principio ai monopoli e quelli che avversano il diritto di proprietà in quanto tale, figuriamoci se rivolto all’innovazione. La questione di fondo è quale ruolo vogliamo affidare agli incentivi nei sistemi economici che più o meno si rifanno al capitalismo e come tali incentivi possono favorire la diffusione dei beni comuni, come la distribuzione gratuita dei vaccini per debellare una pandemia. La risposta non può essere affidata alle ideologie