Ennesima settimana intasata di eventi e colpi di scena, con una notizia che ha squarciato il cielo (grigio) sopra Berlino (semicit.): la lettera di Draghi sul FT.
Pure la” casalinga di Voghera” (cit. a un grande maestro), ordinatamente in fila e mantenendo la distanza, ne parlava al supermercato.
“Bisogna agire con forza e velocità per evitare che la recessione si trasformi in depressione prolungata”.
Ci si aspettava che l’Europa reagisse e alla svelta. Invece temporeggia, contrapposta su due schieramenti: chi chiede un intervento solidale per tutti attraverso l’uso di Eurobonds o Coronabonds, (Italia e Spagna soprattutto) e chi offre un prestito “agevolato” a chi ne ha bisogno, utilizzando i fondi del già esistente Mes (Olanda e Germania). Il primo intervento è decisamente innovativo, talmente tanto, che non si sa neanche chi potrebbe emetterlo (Mes? Bei?), il secondo, invece, è di converso talmente noto e rigido nella sua applicazione, che comporta poi il coinvolgimento della “Troika”, per gli stati che lo richiedono (anche se era nato per ben altri scopi).
Questa rubrica non fa politica e non intende cominciare a farla ora. 3 considerazioni però: 1) Stanno cambiando i paradigmi economici. Avremo quest’anno, sempre più Paesi indebitati, anche quelli considerati “più virtuosi”. Non è una scelta, ma una necessità. Persino la Germania, che nella sua costituzione sancisce un orientamento di pareggio di bilancio, ha ceduto, autorizzando la fine (provvisoria?) del patto di stabilità. 2) la BCE ha già fatto la sua parte, annunciando e in parte già realizzando un primo intervento di politica monetaria, 3) l’Europa (UE) deve capire cosa fare da grande. Entrambe le scelte avranno uguali vantaggi e svantaggi, tanti favorevoli, quanti detrattori. Solo una cosa non può più fare: prendere e perdere altro tempo. Lo chiedono in primis i mercati, che infatti non le danno fiducia. Dall’inizio della pandemia i 4 principali listini europei hanno già perso in media il 30%. Voi dareste i soldi a un costruttore di case, su un terreno franato e senza poter vedere neanche il progetto? I mercati sanno essere ancora più basici. L’Europa deve scegliere, tra tornare ad essere il mero nome di un continente, oppure essere una confederazione di Paesi uniti, di cui nessuno possa vantarsi di avere la “corona”. Quella, abbiamo già visto, porta male.
Lascia un commento