C’era molta attesa per l’esito del voto per le elezioni regionali in Sardegna, che si sono svolte domenica 24 febbraio. Alla fine la Regione, precedentemente amministrata dal Centro Sinistra, è passata con largo margine al Centrodestra. Per ottenere il risultato definitivo si è dovuto attendere tutta la giornata di lunedì, quando le proiezioni hanno smentito clamorosamente gli exit poll, che invece avevano previsto un testa a testa tra CDX e CSX. Il nuovo governatore è Christian Solinas, senatore leghista, che conquista un bagaglio di consensi rilevante in una gara a tre. Alla fine ecco gli esiti: Solinas (CDX) 47,8%; Zedda (CSX) 32,9%; Desogus (M5S) 11,2%; Maninchedda (Partito dei Sardi) 3,3%; Pili (Sardi Liberi) 2,3%; Lecis (RC-PCI-Sinistra sarda) 0,6. Per quanto riguarda il voto ai partiti: PD 13,4%; Lega 11,4%; PSdAz 9,9%; M5S 9,7%; FI 8%; FdI 4,7%. Il consenso a Massimo Zedda supera il voto delle otto liste, che lo hanno sostenuto. I confronti con le tornate precedenti mostrano alcuni dati significativi: i grillini rispetto alle politiche calano da 370 mila voti a circa 70 mila; il centrosinistra ne perde 40 mila e il centrodestra ne ottiene 100 mila in più. La Lega è stabile sul voto di marzo, perdendo qualcosa. Insomma in questo senso non paga la campagna martellante del vicepremier Salvini nell’isola e l’attenzione alle proteste dei pastori, anche se il leader “padano” paragona le varie tornate elettorali, ad una gara a tennis: “dalle politiche a oggi, la Lega vince 6 a zero sul Pd”. In ogni caso la Regione Sardegna, prima amministrata dal centrosinistra, passa al centrodestra con un vantaggio notevole, oltre il 15%, dal centrodestra. È però il M5s ad uscirne con le ossa rotte, perdendo pesantemente i consensi, come accade ad ogni consultazione successiva all’ingresso al governo della formazione guidata da Luigi Di Maio. “Non enfatizzerei il rilievo di questo voto. Dai suoi esiti non arriveranno conseguenze sul governo nazionale”, tiene però a chiarire il premier Conte, impegnato in queste circostanze a promuovere la “tenuta” dell’Esecutivo. “Noi non mettiamo in discussione il governo, se altri hanno qualche problema, decideranno loro come risolverlo”, sostiene Giorgetti, “colomba” del partito di Salvini e Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri del Governo giallo-verde. “Queste elezioni confermano che gli italiani vogliono un governo di centrodestra”, è invece il “mantra”degli azzurri berlusconiani. L’altro vice premier, Di Maio, cerca mitigare la portata del pessimo risultato del “suo” M5s, affermando: “Inutile il confronto con le politiche, per noi i risultati sono sempre diversi a livello locale”, ma subito annuncia: “novità importanti, come l’apertura alle liste civiche”, che stanno diventando una nuova frontiera della politica italiana. Pur perdendo la guida della Regione, il PD, con Marcucci (di orientamento “renziano”), guarda al bicchiere mezzo pieno: “il centrosinistra è vivo e il Pd ottiene un buon risultato”. Mentre Zingaretti, che parla come nuovo segretario Pd “in pectore”, nonostante manchi ancora qualche giorno alle “Primarie”, vede nella Sardegna la dimostrazione di un ritorno al bipolarismo”. A Zingaretti fa eco Vasco Errani (LeU) che traccia “una strada su cui tutto il nuovo centrosinistra deve lavorare per costruire davvero un’alternativa”. Zedda, pur sconfitto, dichiara: “Rischiavamo di scomparire, invece abbiamo battuto M5S e la prossima volta il centrodestra”. Il vincitore, Solinas, è lapidario: “Abbiamo rappresentato una realtà che non c’era”. Insomma, tutti trovano motivi di soddisfazione dal risultato sardo, e in questo senso, il “fantasma” della cosiddetta “seconda repubblica” è abbastanza tangibile: hanno vinto tutti! Una semplificazione, certamente, ma questa consultazione pare aprire la strada ad un bipolarismo di vecchio stampo, perché il cosiddetto terzo polo, il M5s, esce molto ridimensionato. Si tratta, in ogni caso, di una analisi superficiale, perché altre prove attenderanno il M5s e gli altri partiti, a cominciare dalle imminenti elezioni europee, un contesto nazionale in cui gli stellati hanno sicuramente più frecce nel proprio arco. Inoltre sul risultato sardo pesano non poco le caratteristiche proprie del territorio (ad esempio la questione latte portata agli onori delle cronache dalle clamorose proteste dei pastori) e lo spessore dei due principali competitor. Il vincitore, Solinas, classe 1976, nonostante la giovane età, è un politico di lungo corso. Già democristiano di fede cossighiana, alle elezioni politiche del 4 marzo di un anno fa, aveva portato in dote alla Lega lo storico Partito Sardo d’Azione (98 anni di storia) di cui è tuttora il segretario (i sardisti hanno da sempre nel proprio statuto l’obiettivo di “condurre la Nazione Sarda all’indipendenza”), ottenendo in cambio da Salvini, sia un seggio senatoriale, che questa alleanza. La sua campagna elettorale ha un po’ ricordato quella “trampiana”, dato che come fece il Tycoon statunitense, riguardo il modello sanitario di Obama, anch’egli ha promesso la cancellazione della riforma sanitaria e ospedaliera varata dalla precedente giunta di centrosinistra. Solinas inoltre è un personaggio senz’altro controverso, dato che al suo nome si associa, per esempio, il crack della cosiddetta “Flotta sarda”, promossa in pompa magna dal medesimo nel 2011 quando era assessore della Giunta regionale di centrodestra e affogata (è proprio il caso di dirlo) in un mare di debiti. Solinas si incaricò di spingere la Saremar, la società regionale che gestiva i collegamenti con la Corsica e le isole minori, ad affittare – come riferisce il Sole 24 Ore – dei traghetti per fare concorrenza alle grandi compagnie sulle rotte tirreniche: tale scelta si è rivelata un disastro, ma evidentemente non tale da impedire agli elettori sardi di offrirgli una nuova chance. Inoltre il neo governatore dell’isola ha anche vantato una laurea al “Leibniz Business Institute”, nel New Mexico (gemellato con la Romania), istituto non riconosciuto dal Miur. Un episodio che gli è valso il poco lusinghiero soprannome di “Trota sardo” (nel senso di Renzo Bossi e del suo titolo di studio conseguito in Albania). In questo caso va però detto, che Solinas due mesi fa ha conseguito a Sassari la Laurea in Giurisprudenza, rimediando in parte a quanto precedentemente millantato. Ovviamente diverso è il profilo di Massimo Zedda, pure lui classe 1976. Attualmente è il sindaco di Cagliari, carica che copre da otto anni e ancora non ha deciso lasciare. È tra gli esponenti di quella che fu definita la “sinistra arancione”, ovvero quel movimento composito che si è imposto alle elezioni municipali con candidati a sinistra del Pd (insieme a Luigi De Magistris a Napoli e Giuliano Pisapia a Milano), si impose nelle primarie del 2011 contro il candidato del Pd Antonello Cabras, battendo poi nelle elezioni di maggio l’avversario di centrodestra con il 59% delle preferenze al secondo turno. Allora aveva solo 35 anni. Quattro anni dopo, quando si è ripresentato, vincendo addirittura al primo turno, superando (pur di poco) l’asticella del 50% (50,86%) e nonostante durante il suo mandato sia stato indagato in un’inchiesta sulle nomine per il Teatro lirico da cui poi è stato assolto.
Sardegna, 5Stelle cadenti
La Sardegna leghista, il bicchiere mezzo pieno del centrosinistra e il crollo dei grillini. Ma la certificazione del ridimensionamento del Movimento può arrivare solo dalle elezioni europee.
Please follow and like us:
Lascia un commento