Sistema Sanitario Nazionale (SSN) rafforzato ?
Il dogma più importante è che non si può e non si deve smantellare questo Servizio. Anzi dobbiamo creare un indirizzo in controtendenza rispetto alla politica sanitaria degli ultimi anni con un rafforzamento dello stesso. La discussione più attuale è se sia necessario il ritorno delle competenze sanitarie allo Stato Centrale. Sicuramente qualcosa va cambiato perché è vero che 20 sistemi sanitari creano disuguaglianze. Ma credo che il problema non sia questo. La vera criticità del SSN è che dal 2011, tempi di austerità con Governo tecnico, ad oggi si è proceduto ad un definanziamento dello stesso da parte di tutte le forze politiche.
Integrazione tra sanità pubblica e privata.
Le Regioni con un’alta incidenza di sanità privata hanno avuto gravi problemi organizzativi; la Lombardia per prima ha mostrato davvero la faccia nuda di una governance inefficace e forse rea di gravi responsabilità.
In questo periodo abbiamo assistito al decentramento di attività chirurgiche non Covid nelle strutture private per lasciare libere le sale operatorie pubbliche per trasformarle in rianimazioni per reparti Covid. Tutto legittimo in nome dell’interesse collettivo. L’integrazione dovrà esistere tra Sanità pubblica e quella privata ma non si dovrà verificare sottrazione di denaro pubblico per finanziare il Privato. Soprattutto ci dovrà essere una armonia tra i due sistemi sotto un controllo vigile e corretto della Regione Toscana. Va rivista ad esempio tutta la politica delle convenzioni alle strutture private in nome della efficienza, della efficacia e della professionalità.
Occorre preparare l’emergenza.
Ci siamo trovati impreparati sotto tanti punti di vista. La cabina di regia ci ha messo troppo tempo. Mancanza di mascherine, di guanti, di apparecchiature per le rianimazioni. In alcuni casi utilizzo di strumentazioni non pienamente collaudate. Sanitari (medici ed Infermieri) lasciati soli. Nonostante ciò la macchina è andata avanti superando le criticità. Dobbiamo pensare ad esempio che le mascherine non dovranno più mancare insieme ai guanti ed ai disinfettanti. Occorrerà creare una regia in grado di allertarsi e diventare operativa di fronte ad un futuro bisogno.
Rafforzare la medicina specialistica e ospedaliera
Col Decreto Rilancio il Governo ha stanziato 3,25 miliardi. Una parte consistente andrà agli ospedali ma 1,256 miliardi sarà destinato al potenziamento della sanità territoriale. Fondi importanti , mai così tanti per questo problema. Si potrà migliorare l’assistenza domiciliare, la rete territoriale e le Unità speciali di continuità assistenziale (Usca). Sul territorio sarà aumentata la funzionalità delle Usca, deputate al supporto dei servizi di assistenza domiciliare, anche reclutando al loro interno medici specialisti ambulatoriali convenzionati. Risorse stanziate per personale e servizi: 61 milioni di euro. Lo Stato Italiano ha assunto in questi 3 mesi 24.000 persone nel SSN. C’è la necessità di confermare tutte queste persone; permettono di adeguare quegli standard che in Italia mancavano.
Potenziare la medicina territoriale.
I medici di famiglia si sono sentiti per lo più abbandonati. Forse per mancanza di conoscenza collettiva hanno sottovalutato all’inizio il problema, aumentando il rischio personale. Sicuramente nel futuro immediato dobbiamo approfittare di questo periodo drammatico per rimodellare una medicina territoriale vecchia e organizzata prevalentemente sulla buona volontà. In Toscana ci sono le AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali) ma dobbiamo darle ancora più forza giuridica e legislativa. Forse i medici dovranno lavorare in strutture ampie e adeguate e non in ambulatori piccoli e non organizzati. Si è pensato di dare delle figure di Direzione tipo “Primari” del territorio” con compiti dirigenziale di supporto, orientamento e valutazione alla rete di medici e degli altri presidi territoriali.
Modificare radicalmente le modalità di un vasto numero di professionisti non è cosa semplice. Dobbiamo fare intervenire gli Ordini dei Medici, dei Farmacisti, degli Infermieri, degli Psicologi e degli Assistenti Sociali. Il cambiamento deve veder coinvolti tutti. Per esempio a Firenze sulla scorta dei 5 quartieri in cui è divisa la città si potrebbero programmare 5 grandi Distretti operativi con un numero congruo di personale forse 10 volte quello attuale. In altri termini bisognerebbe probabilmente insistere sul fatto che le nuove tecnologie (dai sensori agli apparati portatili) rendono l’assistenza e la cura domiciliare migliore in assoluto. Importante è pensare che i medici di medicina generale non si pensino come dei tuttologi. Possiamo sotto la loro direzione usufruire di servizi di radiologia o di day surgery pubblici o privati convenzionati con gli specialisti idonei che possano fare esami a domicilio o in strutture sanitarie protette. Inoltre andrà ricercato una collaborazione permanente e superiore a quella attuale fra Medicina Generale Ospedaliera e Medicina Generale del territorio con scambi di esperienze e con accesso dei medici nelle rispettive esperienze lavorative. Un sistema così concertato può moltiplicare le visite e le cure domiciliari; può raggiungere strati della popolazione e gruppi sociali altrimenti a rischio di esclusione ma soprattutto può semplificare e decongestionare il lavoro degli ospedali.
Un problema importante è rappresentato dalle malattie croniche che sono in aumento e che richiedono ingenti risorse. La regione Toscana ha un buon piano Regionale per le Cronicità. Va in parte modificato alla luce di quanto è successo con il Corona Virus. In particolare è da rivedere quella parte che sia di tutela verso questi soggetti più esposti ai rischi di una evoluzione clinica grave nel caso di una eventuale infezione da parte di un ipotetico nuovo virus.
La medicina preventiva
Da qualche anno si è avuto una importante trasformazione che ha riguardato il capitale sociale . Le reti familiari, i legami e le appartenenze si sono ridotti. Si è assistito ad una società che ha visto da una parte l’invecchiamento della popolazione con un problema importante di non autosufficienza che ha indotto a creare nuove organizzazioni visto che la famiglia non era più in grado di farlo. Dall’altra si è visto un ridimensionamento dei nuclei familiari con tanti nuclei singoli che nonostante lo abbiano fatto per scelta hanno creato solitudine e mancanza di senso di comunità. La pandemia di COVID ha messo in luce ancora di più questo stato sociale determinando isolamento degli anziani nelle RSA o a casa o addirittura la morte per malattia. Dall’altra la solitudine ha colpito i familiari degli anziani che hanno nuclei piccoli o addirittura sono persone sole.
In Toscana questo ha avuto un minor impatto perché c’è alla base una buona legge regionale di tutela; si è avuto un’attenzione maggiore degli operatori e dei familiari. Per cui le persone anziane, i disabili e i non autosufficienti si sono trovati isolati con tante difficoltà ma hanno retto e ne sono usciti vivi per la maggior parte. Un punto della discussione è se sia opportuno aumentare le strutture pubbliche di questo settore. Io non sono d’accordo ! Credo che le strutture pubbliche oggi aperte (vedi Montedomini ) debbano fare da “apripista” con le credenziali maggiori con i rifornimenti di materiale opportuno per questi tipi di eventi. Però le strutture private debbono essere controllate con attenzione e dovranno rispondere a quelle regole imposte e riviste della legge regionale.
Dobbiamo riconfermare e rinforzare in Toscana i centri di epidemiologia e di igiene pubblica. Sono prioritari coi loro studi a darci delle certezze.
Dobbiamo reinvestire nella prevenzione primaria e secondaria. In Toscana abbiamo un organismo importante che è l’ARS che deve continuare a lavorare, anzi con più vigore ed efficacia. Deve farsi carico di organizzazione e comunicazione di slogan e di iniziative sull’alimentazione, sui costumi di vita, sulla migrazione delle popolazioni e su come viaggiano viremie e batteriemie nella nostra Regione.
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