Una lunga esperienza quella che hai vissuto in Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. Un osservatorio privilegiato dal quale hai potuto seguire i cambiamenti della realtà del territorio di riferimento, sulla quale intervenire senza i condizionamenti del consenso da mantenere e allargare.
Non ti chiedo un bilancio, ti chiedo solo di indicarmi la realizzazione, l’intervento che meglio di ogni altro ha corrisposto ad esigenze della comunità. Ed insieme quello che avresti voluto veder realizzato e invece non sei riuscito a fare.
Sicuramente l’intervento che negli ultimi quattro anni più è venuto incontro alle esigenze delle comunità della provincia di Pistoia è il bando, destinato agli enti locali e denominato “cantieri smart”. Con lo stesso infatti abbiamo finanziato progetti nel campo del risparmio energetico, nonché delle problematiche relative alla staticità di immobili pubblici di proprietà di detti enti. In tale caso i finanziamenti della Fondazione hanno costituito un volano per gli enti locali per poter attingere ad altri e ben più cospicui finanziamenti provenienti dalla Regione Toscana e dall’Europa. Basti pensare che gli enti della nostra provincia nel primo anno in cui uscì il bando regionale su tali problematiche non riuscirono ad accedere ad alcun finanziamento, mentre nel 2019 la provincia di Pistoia è risultata la prima in graduatoria in Toscana per afflusso di finanziamenti.
Per quanto concerne, al contrario, il progetto che non siamo riusciti a realizzare è quello di un social housing destinato ad anziani autosufficienti, in quanto non siamo riusciti a trovare sul territorio provinciale uno spazio nel quale realizzare detto intervento, abbiamo, via via esaminato varie alternative, ma nessuna si è poi concretizzata.
Le Fondazioni (uno dei pochi soggetti ricchi, sui quali ora la politica vorrebbe mettere le mani) hanno la fila di pretendenti al finanziamento di progetti ed attività. Ma a questa richiesta ha corrisposto una capacità di realizzazione delle attività? La frammentazione non è un ostacolo alla capacità di incidere nella realtà?
Le Fondazioni di origine bancaria debbono essere molto attente alla loro autonomia e indipendenza, sancite dalla legge Ciampi, sia rispetto alla politica, sia rispetto a gruppi di potere che vorrebbero magari condizionarle. Ogni volta infatti che detti soggetti hanno inciso profondamente sulle Fondazioni si sono avuti solo disastri sui patrimoni delle stesse.
Non c’è dubbio che le Fondazioni operano una parte delle loro erogazioni sulla base delle richieste dei vari attori del territorio. D’altra parte, non potrebbe essere altrimenti in quanto la cosiddetta “sussidiarietà orizzontale” è una delle caratteristiche peculiari di detti Enti. Tuttavia, per evitare erogazioni “a pioggia” la parte più consistente delle stesse viene effettuata dalla Fondazione Caript attraverso bandi specifici per aree di intervento (cultura, scuola, ricerca scientifica, ecc.). Detta modalità oltre a garantire trasparenza delle erogazioni è tesa ad evitare appunto la frammentazione ed ha come obiettivo perciò di sollecitare i diversi soggetti a proporre richieste che sebbene abbiano finalità specifiche abbiano, allo stesso tempo, effetti benefici per il territorio di riferimento in termini sociali, culturali, economici.
Nelle tue dichiarazioni emerge che ti sei ritagliato uno spazio per intervenire nelle attività culturali: dalla Fondazione Musei alla Promusica. Eppure, Pistoia Capitale della cultura non ha inciso sostanzialmente, non ha consentito – né forse poteva – segnare un ruolo più incisivo della città. C’è poi la vicenda della Fondazione e Museo Marini. Quale è la tua opinione su questi temi? Quali le iniziative che vorresti realizzare?
Fin dal 2010 la Fondazione Caript ha costituito una società strumentale, Pistoia Eventi Culturali, volta a svolgere attività di impresa per eventi culturali di varia natura (il festival Dialoghi sull’uomo, Mostre, ricerche, ecc.). Fin dalla sua nascita ne sono stato amministratore unico e spero, se il nuovo Presidente e il rinnovato consiglio di amministrazione lo vorranno, di permanere in tale ruolo, con l’obiettivo di portare avanti una serie di importanti progetti già iniziati come il nuovo Polo museale Fondazione Pistoia Musei (naturale prosecuzione dell’anno di Pistoia capitale italiana della cultura). Per quanto concerne detto polo entro la fine dell’anno 2020 dovranno essere terminati i lavori di intervento strutturale su Palazzo dei Vescovi al fine di rendere accessibile davvero tale prestigioso immobile come museo ed entro aprile/ maggio 2021 dovranno essere terminati tutti gli allestimenti del piano terra del palazzo per diversificare e qualificare l’entrata e l’uscita dallo stesso (biglietteria, bookshop, nuove postazioni per il punto informativo della città e della provincia). Inoltre entro la fine del 2020 potremmo inaugurare il restauro della chiesa di San Salvatore che conterrà un percorso multimediale che, assieme alla storia di quella chiesa, darà conto delle origini più antiche della città di Pistoia. La Fondazione è inoltre impegnata a proseguire nella programmazione del piano strategico della cultura della provincia di Pistoia che è in procinto di mettere in rete e accreditare presso la Regione Toscana tutti le presenze museali che agiscono sul nostro territorio. Per quanto riguarda le attività musicali, dal 2019 l’attività organizzativa e tecnica delle stesse è stata affidata all’Associazione Teatrale Pistoiese, ma la progettazione avviene in maniera condivisa fra Fondazione Promusica, della quale sono Presidente del Consiglio di amministrazione, e la stessa ATP.
Le problematiche recenti della Fondazione Marino Marini (con il minacciato progetto di trasferire le opere scultoree più importanti da Palazzo del Tau alla sede dell’omonima Fondazione di Firenze in San Pancrazio), credo siano da superare: è di tutta evidenza che sia la volontà di Marino che della vedova del grande artista erano nel senso di mantenere Pistoia come importante centro di studio e di esposizione dell’attività del Maestro.
La crisi economica conseguita alla pandemia ha colpito una città che stentava a riprendersi dalla crisi precedente. Con la sensibilità che ti viene dalle molteplici esperienze della tua vita, professionali e politiche, sociali e culturali, quale futuro intravedi per Pistoia e la sua provincia? Quali le carte da giocare?
La crisi della nostra provincia affonda le sue radici ben prima della grande crisi finanziaria globale del 2008. Infatti interi piccoli distretti industriali (tessile nell’area contigua a Prato, il mobile a Quarrata, le calzature a Monsummano) erano stati quasi spazzati via dalla concorrenza internazionale, conseguenza del processo mondiale noto sotto il nome di globalizzazione. Certo anche la crisi del 2008 ha accentuato il declino del nostro territorio e la recente pandemia ha trovato quindi un territorio già in declino.
E’ quindi necessario un pensiero strategico per l’intera provincia che veda coinvolti tutti gli attori pubblici e privati del territorio per individuare nuove vie per lo sviluppo: in detta direzione vanno gli studi già commissionati a Politecnico di Milano e allo studio Agorà che hanno pure dato i primi interessanti risultati. È chiaro che dovranno soprattutto essere coinvolte in questa prospettiva le imprese del territorio, vecchie e nuove, perché lo sviluppo lo fanno le imprese e Enti privati, anche importanti come la Fondazione o Enti pubblici (Regione, Provincia, Comuni, Camera di Commercio) possono solo favorire le condizioni per lo sviluppo.
Quali i difetti che possono impedire di risalire la china? La vecchia tradizione del gioco di interdizione? L’assenza di progetti ambizioni anche come scelta strategica: non mi impegno quindi non mi puoi contestare? Ma questo significa accettare il declino, in fondo.
Dobbiamo tutti insieme superare l’atavica propensione presente nel DNA dei pistoiesi alla divisione (non a caso i Bianchi e i Neri ebbero origine proprio a Pistoia), che spesso motiva l’immobilismo. Dobbiamo al contrario, acquisire tutti insieme la convinzione, come dice il titolo di un libro di un grande economista Lester C. Thurow, che “la fortuna aiuta gli audaci” e quindi in un mondo in incredibile accelerazione chi sta fermo è destinato a retrocedere e quindi a dover sopportare un inevitabile declino. Ma le crisi, anche quella nascente dalla recente drammatica pandemia, possono essere elementi da cui partire per invertire decisamente la rotta del passato più o meno recente. D’altra parte il nuovo Presidente della Fondazione, Lorenzo Zogheri, ha chiaramente indicato, nel suo programma di mandato, che il tema dello sviluppo economico futuro del territorio sarà la problematica essenziale sulla quale immagina di dover intervenire nei prossimi anni.
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