Adesso che lui non c’è più o meglio è diventato cenere, voltiamo pagina e archiviamo definitivamente il berlusconismo dei fanatici tipo Emilio Fede e Licia Ronzulli, ma anche l’anti-berlusconismo degli odiatori come Travaglio, Montanari e Vauro. E pensiamo alle cose serie, da realizzare prima che sia troppo tardi, visto che il mito della rivoluzione liberale è naufragato, per cui sarebbe meglio fare qualche riforma ben congegnata e rendere lo Stato un po’ più liberale che continuare nello scontro frontale del bipolarismo.
La prima riforma liberale, che va nella direzione del garantismo e dello Stato di diritto, è avviata, almeno un pezzetto di strada l’ha fatta, grazie al ministro Carlo Nordio: uno che non è mai stato arruolato negli eserciti della Salvezza di destra o di sinistra. E che oggi raggiunge un primo significativo traguardo con l’approvazione in Consiglio dei Ministri del divieto di impugnazione per il Pm delle sentenze di primo grado (anche se solo per i reati meno gravi); del divieto di pubblicazione delle intercettazioni (anche in questo caso con una limitazione significativa che purtroppo ne riduce l’impatto sulla realtà); con l’abrogazione del reato di abuso in atti di ufficio e la riscrittura (con blande modifiche) del traffico di influenze.
Non è questa la Grande riforma della giustizia che è ancora da attuarsi e che prevede necessariamente di mettere mano alla Costituzione, ma è il segnale che la strada del garantismo e del liberalismo è stata finalmente imboccata. Ora vediamo chi ci sta, e chi invece si oppone e lancia l’allarme.
Ci stanno i terzopolisti Calenda e Renzi. Sicuramente ci stanno tanti sindaci del Pd (Matteo Ricci di Pesaro, per esempio) che esultano alla cancellazione del reato di abuso d’ufficio, che era la spada di Damocle pendente sul capo di ogni amministratore deciso a fare il suo lavoro. Non ci stanno le frange più politicizzate di Magistratura Democratica che in questi “segnali” vedono oscuri presagi di quello che potrebbe succedere domani e che loro massimamente temono: la separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e magistrati giudicanti.
E non ci sta, prevedibilmente, Elly Schlein che ai suoi sindaci ha detto: “Sull’abuso di ufficio noi non siamo per l’abrogazione, siamo sicuramente disponibili al confronto su una riforma che possa delineare meglio la fattispecie”. Tradotto dal politichese piddino: statevene buoni e zitti!
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