Che Grillo, improvvidamente chiamato a parlare in videoconferenza da Bruxelles all’indomani del voto referendario, abbia ripetuto le coglionate che professa da vent’anni certo non è una notizia.
Quello semmai che stupisce è il credito che viene dato a questo imbonitore dai sostenitori del NO. Per avvalorare il ruolo salvifico del loro voto fanno di lui un credibile profeta di quello che avverrebbe a causa della vittoria del SI. Mentre votando NO alcuni benemeriti hanno cercato di salvare la democrazia rappresentativa posta sotto assedio dal comico/politico o politico/comico genovese.
Allora, se le cose stanno così, la minaccia di Grillo è un esito possibile, una minaccia reale di cui con il referendum si è celebrato il primo passo.
Ma allora Grillo è un grande, un visionario, un rivoluzionario che sarebbe in grado addirittura di minare alla base il sistema nato con la Rivoluzione Francese.
Caspiterina.
Quella approvata con il referendum è una piccola modifica della Costituzione che aspettava da quarant’anni, presente nei programmi di tutte le forze politiche ed anche negli auspici di Nilde Iotti già dal 1984. Se qualcuno dice che il problema principale è il superamento del bicameralismo paritario e che una riforma come si deve dovrebbe essere più organica sono d’accordissimo con lui, ma da qui a farne il cavallo di Troia dell’abolizione della democrazia rappresentativa ce ne corre.
Trovo che, avvalorato e potenziato dalle stereotipie del web, stia progressivamente prendendo campo un pessimo modo di argomentare in politica che, senza la presunzione di inventare neologismi o addirittura nuove categorie, mi sentirei di definire come “pseudoanalogico”.
Parlo di più dei paralogismi del NO solo perché sul web la propaganda del SI è stata quasi completamente assente. Sono certo che in caso contrario avrebbe avuto gli stessi identici vizi a parti rovesciate.
Cerco di spiegarmi.
Nel 1982 viene sequestrato alla figlia Gelli una sorta di “papello” del padre detto “Piano di rinascita democratica”, in esso si auspica una riduzione dei parlamentari ed ecco sul web centinaia di post che equiparano i sostenitori del SI a infidi o a sciocchi e inconsapevoli attuatori del programma di Gelli. Non un’oncia di storicizzazione, basta l’analogia formale, la somiglianza delle parole. Gelli voleva ridurre il numero dei parlamentari, allora questa sarà una proposta “gelliana” in saecula seculorum.
La legge Acerbo (1924) prevedeva un premio di maggioranza, allora tutte le leggi elettorali che fanno altrettanto si ispirano a quella e contengono alcuni germi di regime autoritario. Che forse i fascisti erano degli sprovveduti?
E poi, la ciliegina sulla torta.
Nel 1929 Mussolini ridusse la Camera a 400 deputati dai 553 che erano a seguito delle elezioni del 1921.
No, “peggio di Mussolini”, forse non l’ha scritto nessuno, comunque siccome Mussolini ridusse i parlamentari qualunque riduzione, un secolo dopo, in contesti diversi, con motivazioni diverse diventa di necessità mussoliniana.
Qualcuno, ma forse era un “fake”, ha pubblicato dei manifesti per il SI dove Emanuele Filiberto di Savoia sosteneva che quando c’è un re il parlamento non serve.
Quindi per lo “pseudoanalogismo” la riforma approvata contiene elementi e rischi di “gellismo”, “fascismo”, “monarchia”.
Non sto scherzando.
I ragionamenti comparsi in rete in modo esplicito i più, e surrettizio i meno, si fondavano su questa modalità: stacco un’etichetta del 1929 e vedo se trovo qualcosa che usa analoghe parole nel 2020. Se sì è fatta: sono la stessa cosa.
C’è poi un altro gruppo di ragionamenti che potremmo definire del “Chi vota cosa”.
Questo si divide in almeno due sottogruppi.
Uno, più personalistico, ti informa che siccome Liliana Segre ed Emma Bonino votano NO sarebbe chiaro come fare, ovviamente che anche Paola Binetti e l’avvocato Taormina votino NO non fa venire in mente che questo non è il modo di affrontare la questione.
Un altro diciamo più “politico” che potrebbe esser meglio definito criterio del: “Come vota chi detesto?”.
Questi ti avvertono che votando SI voti come la Lega e Fratelli d’Italia, senza ricordarsi che al referendum del 2016 molti di loro fecero altrettanto, ma forse allora andava bene.
Poi ci sono quelli che fanno ruotare il mondo attorno all’unico movente assoluto: “qualunque cosa dicano i grillini è sbagliata perché la dicono i grillini”, quindi se dicono SI questo è un motivo sufficiente perché io dica NO.
Inutile dire che nel 2016 molti di loro si dimenticarono di questo sacro principio e votarono proprio come i detestati grillini. Forse era in campo qualche pericolo maggiore?
Nessuno, o meglio assai pochi hanno esaminato il problema con il dovuto distacco.
Si tratta della Costituzione e quindi fuori dalla porta le pseudoanalogie o l’uso di una cosa per ottenerne un’altra (es.: voto NO perché così cade il governo, voto SI perché voglio che si rafforzi).
Per sintetizzare al massimo, se credi che l’Italia abbia il rapporto più basso in Europa tra eletto e popolazione, se credi che anche 885 parlamentari regionali, che nel 1948 e nel 1963 (anno in cui fu varata la legge che stabiliva il numero di parlamentari modificato con il referendum) non c’erano, vadano un pochino considerati quando si parla di rappresentanza allora voti SI, in caso contrario voti NO, punto.
E’ vero, non può sfuggire a nessuno che quello che ha spinto molti elettori a votare SI è stato il miraggio del risparmio e la sfiducia nella classe politica che nelle sue punte estreme diventa antipolitica.
Quando è in gioco la Costituzione non si dovrebbe ragionar di costi, ma l’argomento del “caffè al giorno” per quanto, almeno in apparenza, efficace lascia a desiderare: tutte le spese del bilancio divise per il numero degli italiani fanno un caffè al giorno … al massimo una pizza al mese. Si tratta di un argomento spendibile per criticare, ad effetto, qualsiasi misura.
La sfiducia nella classe politica poi dovrebbe indurre, non a mantenere le cose come stanno, ma a recepire la critica ed a cambiare.
Non credo che gli elettori ce l’abbiano con i deputati bravi, onesti e che fanno il loro dovere (primo compito essere presenti e lavorare), forse hanno ritenuto che ci fossero troppi Razzi e Scilipoti e l’ottimismo di credere che a maglie più strette passi gente migliore.
Poi sarebbe stato bellino vedere i parlamentari (per alcuni, non certo io: “la Casta”) votare dal 1983 (Commissione Bozzi) e quattro volte negli ultimi due anni, quasi all’unanimità, per la propria riduzione e poi arriva il popolo sovrano (per D’Alema: Barabba https://www.nuovatlantide.org/dalema-il-popolo-scelse-barabba-e-per-questo-sono-nati-i-partiti-ora-bisogna-ricostruire-un-grande-partito-a-sinistra/) che dice: no, vogliamo che rimaniate come siete.
Motivi non tecnici né rigorosamente razionali da ambo le parti (SI/NO), comunque speriamo che avesse ragione Hegel quando chiamava tutto questo brulichio “astuzia della ragione”.
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