Nella settimana più pesante nella storia delle borse mondiali, con cali che sono andati dal 17,5% al 22,6% nei 4 principali listini europei e una volatilità alle stelle, una improvvida dichiarazione della nuova Presidente della BCE ha scatenato le ire (giustificate) del popolo italiano a tutti i livelli e una accelerazione del tonfo delle borse a livello internazionale. Si chiama globalizzazione. Per rendere l’idea e stando al passo dei tempi, è come se oggi in un ipotetico assembramento di persone stipate in un ambiente ristretto, (pensiamo a un vagone della metro) uno si fosse tolto la mascherina per starnutire. La reazione degli altri ora sarebbe di panico, venti giorni fa era solo di fastidio. E così è stato sui mercati, già fortemente nervosi e provati dalla speculazione delle ultime 3 settimane. Dal “whatever it takes” di Mario Draghi al “la BCE non è qui per ridurre lo spread” della Lagarde c’è un abisso, e i mercati sono stati saccheggiati dalla parte più pericolosa, (in quanto imprevedibile) dei suoi frequentatori: i pochi (in numero) speculatori, rispetto ai milioni di piccoli risparmiatori che lo frequentano da sempre e che gli affidano i loro risparmi, ma che non sono attrezzati per questo genere di scorribande emotive.
Chi presiede la BCE sa che la salvaguardia del mercato è “la conditio sine qua non” per la salvaguardia dell’€, obiettivo primario della sua esistenza. E per far questo alla BCE sono delegate due politiche fondamentali: 1) quella monetaria (definire la struttura dei tassi di riferimento), 2) quella della vigilanza, ovvero definire l’insieme di regole perché poi “i rubinetti del sistema”(le banche commerciali) eroghino liquidità e crediti agli attori dell’economia reale secondo determinati flussi “armonizzati”.
La dichiarazione della Lagarde oltre a palesemente contrastare il secondo punto, ha lasciato un terribile sospetto, poiché mentre parlava, gli spread di Italia, Grecia, Spagna, Portogallo e Francia hanno cominciato a schizzare, creando proprio quella frammentazione tra paesi di fascia A e fascia B che il suo predecessore aveva contrastato ed evitato.
La situazione è critica per tutti, non c’è Paese immune della recessione che questo virus poliglotta comporterà, ma fino a che siamo tutti accomunati da una stessa valuta e una stessa bandiera, chi parla per conto di tutti deve ricordarsi di tutte le peculiarità e tutte le differenze che rendono, comunque, unica questa Europa.
Coraggio, Presidente, vista la prima uscita, si può solo che migliorare..
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