Gabriel Attal è quel giovane brillante che un paio di anni fa, da portavoce del presidente Emmanuelle Macron, esagerò parlando di Italia razzista perché stavamo cercando di capire come arginare l’ondata migratoria. Oggi, ad appena 34 anni (un record), si è guadagnato i galloni di primo ministro di Francia con il preciso compito, quando si dice la nemesi, di virare a destra per guadagnare alleati a sostegno delle leggi che Macron intende varare per contrastare gli ormai troppi milioni di immigrati islamici agitati, per di più spalleggiati dalle sinistre.
Si vedrà di cosa Attal è capace ora a Matignon. Ma intanto, come ministro dell’Istruzione, ha garantito una performance di alto profilo analoga a quanto da noi sta proponendo il ministro Valditara. Parole d’ordine: merito e disciplina, idee che la sinistra ha accolto come un pugno in un occhio, ma che sono la sola moneta spendibile per garantire ai giovani un patrimonio culturale su cui costruire un futuro. Come in Italia, anche in Francia la sinistra è convinta che si debba garantire i più deboli abbassando il livello dell’insegnamento, un mantra specie da noi dove detta ancora legge l’insegnamento pauperistico / inclusivista di don Milani, che ha prodotto una scuola in cui si può perfino sparare all’insegnante.
Sia Attal che Valditara pensano appunto che proprio i più deboli possano trarre vantaggio solo da una scuola più esigente, che premi impegno e merito, i due parametri educativi che più consentono di appianare le differenze di origine. A conti fatti, se si entra ignoranti in una scuola inclusiva non si può che uscirne somari, con un pezzo di carta che non vale nulla. Se invece lo stesso ragazzo entra in una scuola esigente, in caso di fallimento non guadagnerà né perderà. Ma se saprà cogliere l’occasione per imparare e progredire, ecco che disporrà di strumenti con cui emanciparsi.
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