Si è soliti dire, giustamente, che Milano sia la città più europea d’Italia, una città dinamica e cosmopolita che gioca un ruolo importante nella vita economica, culturale, politica e ambientale dell’Europa anche per la sua privilegiata posizione geografica, vicina alle Alpi e alle principali vie di comunicazione, che l’ha storicamente resa un crocevia importante per il commercio e gli affari internazionali. Da un punto di vista economico, Milano è uno dei principali centri finanziari e manifatturieri d’Europa, il centro mondiale della moda e del design e sede di numerose istituzioni culturali di rilievo mondiale, quali il Teatro alla Scala. Nel campo dell’innovazione, dello sviluppo industriale e universitario, Milano collabora attivamente con diverse città europee : partenariati tra università e centri di ricerca consentono lo scambio di conoscenze, tecnologie e migliori pratiche, promuovendo l’innovazione e la competitività delle aziende milanesi ed europee.
Anche dal punto di vista politico, Milano da sempre è stata al centro delle discussioni riguardanti l’integrazione europea e la cooperazione transfrontaliera, ma non solo: nelle questioni legate all’immigrazione e all’asilo, al cambiamento climatico e alla sostenibilità ambientale, all’innovazione tecnologica e alla sicurezza informatica ,ai trasporti e alle infrastrutture oltre che alla parità di genere , la città meneghina svolge un ruolo da protagonista, contribuendo con duro lavoro e determinazione al confronto con le istituzioni europee.
E’ tuttavia indubitabile che le imminenti elezioni abbiano un sapore diverso e per certi versi più profondo: sino ad oggi nessuno, a parte per quanto riguarda qualche rigurgito nazionalista e populista, aveva contestato che l’integrazione europea avesse consentito settant’anni di pace tra nazioni storicamente in conflitto. Oggi, con guerre sanguinose a due passi da noi, non possiamo non riflettere che continuare a sostenere una maggiore sovranità nazionale sia anacronistico e che una vera integrazione europea, non solo economica, sia la strada da perseguire con forza e determinazione.
Per questo la prima sfida da vincere a Milano, come lezione per l’Italia, al fine di legittimare la rappresentatività del Parlamento europeo, sarebbe quella di una maggiore affluenza, in questo tipo di consultazione notoriamente poco partecipata .
Il segnale di una grande partecipazione sarebbe già una vittoria contro l’indifferenza e il disinteresse che purtroppo caratterizzano ogni attuale tornata elettorale e più in generale le istituzioni europee.
La lezione del Tribunale Unico dei Brevetti che prenderà avvio nella nostra città il 27 giugno pv con una Sezione Centrale depauperata delle competenze già previste per la sede londinese, che oggi passa come una grande vittoria, è in realtà una cocente e deludente storia di quanto poco i diversi governi degli ultimi quindici anni abbiano compreso e creduto a una Istituzione europea che avrebbe portato grande ricchezza e indotto sul territorio, solo se le competenze non fossero state spartite tra Monaco e Parigi. In queste future elezioni è comunque in gioco molto di più : è in gioco una divisione del mondo tra chi crede nei diritti inviolabili di democrazia e di libertà e nel progetto degli Stati uniti d’Europa di Ventotene , quale vero processo di integrazione di una federazione di Stati ispirata ai principi di pace e libertà, con base democratica dotata di parlamento e governo a cui affidare ampi poteri e chi invece crede che quello della Russia sia stato un vero plebiscito e che Putin sia un leader e non uno zar di guerra, alla guida di un Paese al quale lui stesso ha disegnato un’unica strategia di distruzione.
Il progetto di Ventotene, lungi dall’essere realizzato, è ancora in divenire e da Milano, città del fare e fare bene non può che arrivare un segnale coraggioso e importante di serietà nell’approccio e di competenza nella realizzazione. Ciò che succede a Milano, diceva il grande don Milani, succede poi in Italia. Speriamo sia così.
Daniela Mainini Presidente CSGM
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