La vicenda del rigassificatore di Piombino crea qualche dubbio sulle effettive capacità di Giorgia Meloni di assumere decisioni impopolari.
Ieri la Meloni ha affermato: “Se c’è modo, come io sono pronta a verificare, di fare il rigassificatore, ma non a Piombino, non si fa a Piombino. Se non ci sono alternative, per me l’approvvigionamento è una priorità ma bisognerà parlare delle compensazioni per il Comune”.
Queste ambivalenti parole della Meloni hanno suscitato immediatamente due opposte interpretazioni;
Basta leggere i commenti del Presidente della Regione Eugenio Giani e di Francesco Torselli, capogruppo di FdI in Consiglio regionale:
La posizione di Giorgia Meloni appare sorprendentemente miope. I sondaggi per il suo partito vanno molto bene. Persino nell’ ipotesi astratta che – un si al rigassificatore di Piombino senza se e senza ma dovesse far perdere a Fratelli d’Italia qualche consenso locale non ci sarebbe alcuna conseguenza di rilievo per il partito.
Perché allora correre il rischio di compromettere non tanto la propria immagine, quanto la propria affidabilità, il bene più prezioso per un leader politico che si propone di guidare il paese?
Dare un colpo al cerchio ed uno alla botte e’ un’ utile forma di mediazione per dirimere le liti condominiali, ma é inconcepibile quando sono in gioco gli interessi della Nazione.
I rigassificatori (e l’insieme degli investimenti collegati alle navi) possono far gola ad altre città portuali del nostro paese e non é affatto escluso che qualche nuova candidatura si affacci all’orizzonte.
Ma Giorgia Meloni dovrebbe capire che se qualche città portuale si fa avanti con una proposta valida, una classe politica saggia e lungimirante non utilizzerebbe questa opportunità per sostituire il rigassificatore di.Piombino che come e’ noto. ha il grande vantaggio di poter essere realizzato in tempi estremamente brevi.
In un’ emergenza energetica drammatica come quella che stiamo vivendo la disponibilità di altre città dovrebbe, in caso , servire, a dotare l’Italia di una nave di rigassificazione in più e non a togliere le castagne dal fuoco a Giorgia Meloni..
Assumere questo comportamento lineare non significa abbandonare a se stesso Piombino e il sindaco Ferrari, collega di partito della Meloni.
Una volta affermato il senso dello Stato e la priorità dell’ interesse nazionale e’ importante tener conto delle comprensibili preoccupazioni dei cittadini e degli imprenditori di Piombino.
E’ necessario pertanto entrare nel merito del progetto e negoziare con SNAM e il governo. tutti i cambiamenti e i miglioramenti possibili purché essi non ritardino i tempi dell’ entrata in funzione del rigassificatore. Contemporaneamente occorre includere nel pacchetto con SNAM e Governo consistenti compensazioni per la città e il territorio.. . . .
Dare un colpo al cerchio e uno alla botte allinea la Meloni allo standard medio dei politici italiani e purtroppo conferma il cattivo funzionamento della politica.
E’ l’ora di finirla con la politica che vive alla giornata e con politici che sgusciano come anguille di fronte all’ assunzione di responsabilità perché completamente schiacciati e assorbiti dalla tirannia del presente.
Non si può più andare avanti con partiti che vivono di tweet perche’ privi di pensiero e di ambizioni strategiche.
Da oltre un decennio il sottoscritto denuncia i rischi connessi all’ eccesiva dipendenza digitale dell’Italia dalle aziende cinesi : https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/sicurezza-in-lformazione/intelligence-e-globalizzazione-al-convegno-sisp-2013.html cosi’ come il collega Umberto Saccone dal 2014 analizza i pericoli della crescente dipendenza energetica del nostro paese dalla Russia .
Le nostre analisi hanno suscitano interesse tra gli addetti ai lavori, nel comparto intelligence e all’interno del COPASIR, ma non oltre.
Da qualche mese é diventato di moda parlare delle interferenze russe e cinesi nella vita politica ed economica del nostro paese, ma il prolungato disinteresse dei politici, dei partiti e dei media mainstream appare inspiegabile.
Al di là di Giorgia Meloni e del caso Piombino il discorso merita di essere allargato a tutte le forze parlamentari.
Cosa diavolo é successo durante questi anni? Nelle audizioni a cui sono stato invitato in Commissione Difesa ed Esteri della Camera ho avuto l’impressione che una forte lobby trasversale di intermediari italiani abbia dominato l” agenda sino all’arrivo di Mario Draghi.
Mi viene in mente a questo proposito una recente su una azienda cinese che (con l’ abituale supporto di Invitalia) da 3 anni promette, ma solo a parole, di avviare nuove produzioni di autoveicoli elettrici in Emilia Romagna.
Dopo essersi occupato di vaccini, pandemia e PNRR, Draghi ha iniziato ad incidere più in profondità ovvero laddove si annidano le più importanti posizioni di rendita, la copertura di interessi russi e cinesi e soprattutto il mutamento dei criteri di nomina nelle grandi aziende pubbliche o miste.
A questo punto è scattata una forte reazione e non si può escludere che questo sia stato il vero elemento scatenante della crisi di governo, nella speranza di bloccare i processi di modernizzazione e moralizzazione degli apparati statali e delle tante partecipate che sommano i vizi del pubblico a quelli del privato.
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