Tracciamo un profilo di sindaco per Firenze dopo Nardella: quali doti, quali relazioni, quali competenze per misurarsi con una realtà complessa come quella fiorentina?
Io sono fermamente convinta che, soprattutto in una fase storica come quella che stiamo vivendo, caratterizzata, tra le altre cose, da una disaffezione crescente dei cittadini verso la politica ed i politici, le doti necessarie per guidare una città straordinaria e straordinariamente complessa come Firenze siano: esperienza nelle istituzioni, credibilità, preparazione, serietà, onestà, capacità di decidere, senso delle istituzioni, responsabilità. Soprattutto a livello amministrativo i cittadini, e i fiorentini in particolare, badano al sodo: vogliono che i servizi funzionino, che la città sia sicura, che la burocrazia sia snella ed efficiente, che il traffico sia regolato. In particolare a Firenze vogliono, giustamente, che il turismo non sia una minaccia, ma un arricchimento (per tutti), e che la vita culturale sia all’altezza di una capitale mondiale dell’arte e della scienza come sempre è stata la nostra città. Per fare questo non ci si improvvisa. Servono persone che abbiano maturato esperienza e che, soprattutto, diano finalmente a Firenze quell’attenzione che merita, e non la utilizzino come trampolino di lancio verso lidi ritenuti più allettanti.
Come pensano di scegliere, gli attuali dirigenti del PD, il candidato in grado di resistere all’assalto da parte della destra a Palazzo Vecchio? Un candidato espressione dell’attuale maggioranza del PD piuttosto un candidato espressione della società fiorentina (ricordo la scelta di Mario Primicerio nel 1994 prima della venticinquennale stagione di leader locali del partito scelto dai maggiorenti? Esiste un percorso alternativo in grado di mobilitare elettori stanchi e sfiduciati?
Questa è una bella domanda, alla quale al momento non so rispondere. Se posso dire vedo in taluni ambienti una certa tentazione verso le ‘segrete stanze’, verso il ritorno a decisioni che siano frutto di accordi fatti col bilancino correntizio e sulle convenienze del momento, rinnegando quell’apertura verso l’esterno che è sempre stata la cifra identitaria del Pd. Vedremo come si svolgerà il dibattito nei prossimi mesi. Se si sceglierà di fare le primarie per la scelta del candidato. Io mi sono messa a disposizione del partito e della città. Non sarà semplice vincere, ma una cosa è chiara, secondo il mio punto di vista, ossia che non basterà il solo Pd e nemmeno i soli partiti, serve qualcosa di più ampio e di diverso, serve un coinvolgimento ampio dei cittadini. Lei richiama giustamente la stagione di Primicerio che io vissi intensamente quale suo capogabinetto. In effetti credo che per molti versi ci troviamo nella medesima situazione. Vedremo.
Con quale schieramento si andrà al voto a Firenze: si riproporrà a livello locale la corrispondenza di amorosi sensi tra Schlein e Conte aperta caso con aggiunta di strapuntino per Calenda e chiusura netta a Renzi, come chiede Enrico Rossi?
Come accennavo, pur conoscendo perfettamente quanto certe dinamiche contino in politica, anche perché Firenze non è una città qualunque e dunque vincerla ha un significato politico almeno nazionale, è una discussione ancora aperta questa. Credo che le chiusure verso Italia Viva, che governa con noi in città e in Regione, siano deleterie per la nostra coalizione. E non so bene quali programmi comuni potremo avere con i 5 stelle che stanno all’opposizione e che non fanno sconti al centrosinistra.
Non sarebbe nell’interesse della città, una città in evidente stato di sofferenza, una apertura alla ricca trama di realtà associative, dal volontariato al terzo settore alla cultura senza una pretesa egemonica della politica tout court? Troppo spesso se n’è fatto uso strumentale, con personalità coinvolte per raccogliere consenso ma scaricate appena si son provate a manifestare disagio e dissenso?
Il rapporto con la cosiddetta ‘società civile’ (espressione che non mi piace particolarmente perché sembra che i politici siano ‘incivili’), nella mia visione è non solo utile e vitale, ma anche necessario. Viviamo in un’epoca in cui la condivisione e la compartecipazione ai ‘saperi ‘ è indispensabile. Certo, sono poi allo stesso tempo convinta che i cittadini vogliano qualcuno che alla fine faccia sintesi e si assuma il peso delle decisioni e delle responsabilità. Questo si chiama fare politica ed amministrare.
Di solito i programmi sono un elenco di buone intenzioni che restano sulla carta: dovesse essere Rosa Maria Di Giorgi la candidata quali sarebbero le priorità sulla quale impegnarsi per arrivare a concreti risultati e segnare un cambio di passo per Firenze?
I programmi sono fondamentali. Ma è altrettanto fondamentale saperli adeguare alle esigenze che la vita reale nel suo divenire presenta giorno per giorno. La politica deve essere permeabile ai grandi fenomeni che si muovono a livello globale, come alle esigenze che l’amministrazione concretamente ti mette davanti. Prendiamo ad esempio il turismo: è chiaro che certe scelte politiche hanno nel tempo favorito questo modello distorto che ci troviamo a dover correggere, ma è altrettanto chiaro che quando furono assunte sembrarono quelle giuste. Oggi le priorità su Firenze mi sembrano quelle di un riequilibrio proprio con il turismo di massa che rischia di erodere l’identità stessa della città. Una cosa che deve essere fatta con cura e senza massimalismi però, perché rischiamo di perdere quella linfa vitale, non solo economica, che i visitatori ci portano. E colpire il reddito di tanti cittadini che, onestamente, mettono a disposizione del turismo la casa ereditata dalla nonna (per intenderci, ovviamente). Poi c’è il tema della gestione e dello sviluppo delle scelte infrastrutturali che sono state giustamente compiute per ammodernare la città e diminuire il traffico privato. Le questioni dell’ecologia e dell’efficientamento energetico e della sostenibilità non possono essere eluse certamente. E poi cultura cultura cultura: forte della sua storia e delle sue straordinarie istituzioni Firenze deve ambiziosamente rafforzare il proprio ruolo di riferimento culturale globale. Innanzitutto mettendo in rete quello che già c’è. Penso allo straordinario patrimonio dei musei universitari, unico al mondo per storia e qualità, che va valorizzato. E così le ville medicee che visitano in pochi ma sono dei gioielli incredibili del rinascimento. Anzi, potremmo dire, l’espressione più eminente di quell’epoca. E penso alla nostra Università , al CNR con i suoi tanti Istituti, al mondo della formazione e dell’Alta formazione, alle istituzioni culturali che producono cultura, ai nostri teatri che devono essere luoghi di fruizione culturale, ma anche di produzione, in grado di valorizzare le energie, le speranze e le passioni dei nostri giovani. C’è da continuare il lavoro di ‘ricucitura’ del nostro prezioso centro storico con le periferie. Tema questo delicato e centrale per lo sviluppo della città metropolitana.
Una ultima domanda: pare scomparso in questi anni il tema del rapporto tra Firenze e la Toscana, è una questione sorpassata, vecchia o è un tema da recuperare? e se sì, sotto quali aspetti?
L’epoca dei campanilismi credo sia da mettere in soffitta. E’ stata un’epoca che ha dato i suoi frutti, intendiamoci, ma oggi i problemi sono di scala come dicevo quantomeno metropolitana. E se ci pensate bene la Toscana è, nella sua interezza, con i suoi 3 milioni e mezzo di abitanti, poco più di una media città continentale. Certo un territorio complesso e diversificato, ma senza una Firenze attrattiva la Toscana arranca, e lo stesso dicasi per Firenze che, senza la Toscana, perde respiro e prospettiva. Quindi istituzioni che devono lavorare a stretto contatto, programmare insieme, progettare secondo percorsi alti che mettano al centro come valore imprescindibile l'”essere toscani”, attraverso la valorizzazione dei territori, delle imprese e degli uomini e delle donne che qui vivono e lavorano. La nostra civiltà è stata maestra nel mondo. Dobbiamo continuare ad essere all’altezza della nostra storia.
Rosa Maria Di Giorgi. Sposata con tre figli, vive a Firenze. È Presidente del Conservatorio di Musica Luigi Cherubini di Firenze e dell’Istituto per le Industrie Artistiche (ISIA). Laureata in Lettere e Filosofia, presso l’Università degli Studi di Firenze, è stata ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) presso l’Istituto di Informatica Giuridica e Sistemi Giudiziari di Firenze. Assessore alla Cultura a Firenze nella Giunta Domenici, è stata Vicepresidente del Consiglio Comunale e successivamente, con la Giunta Renzi, Assessore all’Istruzione, Università e Ricerca fino all’elezione in Parlamento al Senato nel 2013. Eletta Vicepresidente del Senato in quella legislatura è poi stata confermata nel 2018 presso la Camera dei Deputati.
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