In maniera irresponsabile il Parlamento non ha confermato la fiducia al governo in carica, questo non aiuterà affatto l’Italia. 5 stelle, Forza Italia e Lega hanno deciso di mandare a casa il governo guidato dalla persona più autorevole del nostro paese: Mario Draghi.
In piena crisi economica, pandemica, energetica con forti tensioni sociali, in un momento storico in cui l’Europa deve affrontare le ripercussioni di una guerra dopo l’aggressione russa all’Ucraina, Conte in primis, non dimenticando Berlusconi e Salvini, hanno deciso di aprire una crisi di governo per un termovalorizzatore, un rigassificatore, per i balneari o le proteste dei tassisti…
Responsabilità non è una parola vuota è un valore e a questo punto un programma elettorale che chi ha votato contro Draghi e voluto questa crisi non potrà utilizzare.
In questa situazione ci si aspettava che il Partito Democratico, fosse in prima fila per costruire l’alternativa riformista e di buonsenso a populisti e sovranisti, senza consentire scorciatoie o compromessi.
Invece sembra indirizzata a creare una grande alleanza, con un occhio di riguardo anche a Conte, magari non adesso ma per le prossime scadenze elettorali, pensando che gli italiani possano votare “turandosi il naso”.
Continuo a pensare che le persone ragionino molto di più e meglio e che le coalizioni debbano essere fatte con coerenza e non solo perché “altrimenti vince l’avversario”. Chi ha voluto, sostenuto, difeso il governo Draghi deve dialogare, ricercare un programma comune, non con tutti e per forza.
Invece il Pd cerca comunque di non rompere con Conte, salvaguardando sia le tante giunte in cui governano insieme sia le prossime scadenze elettorali. C’è chi non si sorprende visto che Conte fino a poco fa era considerato dal Pd “un punto di riferimento fortissimo dei progressisti” e che un anno e mezzo fa, quando i ministri di Italia Viva si dimisero, fu difeso dal Pd al grido di: o Conte o morte.
Un Pd che in queste ore apre le porte delle sue liste e dell’alleanza a Speranza e compagnia, che il Pd lo scaricarono pochi anni fa e visto che si sono aperti anche a Sinistra Italiana, partito che ha definito il governo Draghi “delle banche e dei poteri forti”, il partito che ha votato 55 volte contro la fiducia al governo di unità nazionale.
Questo Pd è lo stesso che si dice “riformista” e che vuole seguire “l’agenda Draghi”?
Leggo interviste di autorevoli esponenti che affermano: “ma Sinistra Italiana non ha votato la sfiducia a Draghi”, dimenticando di ricordare che non ha votato la sfiducia solo perché in un anno e mezzo non ha mai votato la fiducia!
Se queste sono le argomentazioni, le motivazioni, i grandi ideali intorno ai quali il Pd vuole costruire l’alleanza, capisco che l’unica motivazione e collante sia urlare: “arriva la destra”. Ma all’Italia servono idee, programmi, azioni, volontà di cambiamento, servono riformisti, non slogan
Alessandro Ferrari
Il PD come il vecchio PCI cerca di essere riformista e contemporaneamente non essere vittima del populismo demagogico della sinistra edel sindacato