Il sottosegretario ai servizi Alfredo Mantovano è magistrato di grande professionalità ed esperienza che gode della stima di tutti, maggioranza e opposizione.
Sono certo che valuterà come contributo costruttivo questa mia osservazione critica su un passaggio del suo intervento alla conferenza stampa dedicata alla Relazione al Parlamento da parte dei vertici di DIS, AISE e AISI alla presenza del Presidente del COPASIR, On. Lorenzo Guerini.
Mantovano riprendendo un passaggio importante della Relazione del DIs sui flussi migratori
https://www.startmag.it/mondo/ong-immigrazione-irregolare-italia-sicurezza-nazionale/
ha dichiarato quanto segue.
Cito il mio allievo Francesco Bechis da Il Messaggero “la presenza di navi umanitarie delle ONG presenta il rischio di favorire “oggettivamente” (non è un giudizio etico) le attività dei trafficanti.”
Non nego che con le ONG possano esserci rischi come sottolinea la Relazione, ma c’ è un lato della medaglia a cui ne’ i nostri servizi ne’ Mantovano non hanno fatto cenno e che trovo utile condividere con i lettori.
La mia esperienza pluriennale sul campo e le mie ricerche empiriche indicano che le ONG non costituiscono solo un rischio, ma che esse rappresentano – altrettanto “oggettivamente” – una opportunità sia nel soccorso umanitario che in materia di sicurezza.
E’ importante precisare innanzitutto che i rischi di cui ha parlato Mantovano sono facilmente monitorabili perché siamo di fronte ad una fenomeno numericamente modesto.
In questo momento il rischio è basso se non erro – sta operando solo la nave Life Suport della nostra Emergency.
Quando le ONG appartengono ad altre nazioni europee indubbiamente c’è qualche preoccupazione in più, ma le eventuali difficoltà con i servizi collegati devono essere affrontati a livello intergovernativa e non scaricati sulle organizzazioni e sugli operatori umanitari.
Non si può inoltre dimenticare che ONg come MSF agiscono come soggetti attuatori delle agenzie delle ONU perche’ hanno ricevuto lo status previsto dal Consigliò Economico e Sociale delle Nazioni Unite.
Ma al di là di questo aspetto il numero complessivo dei natanti e delle ONG si può contare sulle dita delle mani e non è davvero difficile esercitare una vigilanza accurata sulle operazioni di salvataggio che esse compiono in mare.
Una seconda premessa è indispensabile. Le maggiori operazioni di prevenzione e di Intelligence non si arenano certo sulle spiagge e nel mare, ma nelle capitali dei paesi di transito e di partenza.
Spesso non sono certo le ONG, ma la corruzione politica e la complicità degli apparati pubblici ad che le indagini sul traffico di essere raggiungano gli obiettivi prefissati.
E’ vero che da alcuni Stati compriamo ingenti risorse energetiche, ma nei paesi dove
l’economia illegale è diffusa nessuno non ha veramente a stipulare e rendere operativi neppure gli accordi bilaterali di riammissione.
Tutto ciò premesso perché le ONG oltre a costituire un rischio rappresentano una opportunità?
Gli addetti ai lavori sanno bene che in Italia il successo pluridecennale delle operazioni antiterrorismo (e dei suoi intrecci con la criminalità organizzata) dipende da tre fattori concatenati:
a) L’ esperienza investigativa maturata dalla seconda metà degli anni settanta ad oggi. Penso in particolare al metodo Dalla Chiesa ed al metodo Falcone i cui principi ispiratori sono tuttora pienamente validi;
b) Le normative avanzate in materia penale e amministrativa (per esempio le espulsioni);
c) la capacità di stabilire relazioni di fiducia con le comunità straniere da parte delle autorità pubbliche preposte alla prevenzione, degli enti locali, delle chiese e, last but not least, delle ONG;
Questo ultimo punto è importantissimo. Mi limito a ricordare che nelle emergenze umanitarie la fiducia scatta spesso proprio nella fase iniziale dell’ aiuto per poi svilupparsi e consolidarsi negli anni.
Per le autorità pubbliche non è facile mantenere contatti e canali fiduciari stabilì e durevoli con le comunità straniere ai fini delle attività di prevenzione. In molteplici occasioni il prezioso apporto di conoscenza dei migranti si sviluppa tramite le ONG, i patronati, gli stessi sindacati.
Costruire fiducia richiede anni, ma talora basta poco per incrinare la fiducia e le relazioni virtuose tra associazione dei migranti, ONG, comuni e la stessa polizia di prevenzione.
Per questo motivo l’ ipocrita doppiezza su MSF di cui ho parlato deve finire al più presto: non solo per motivi umanitari, ma anche per pressanti ragioni di sicurezza.
A chi fa orecchie da mercante su questo punto ricordo i viaggi che Matteo Mattina Denaro avrebbe fatto in Tunisia secondo indiscrezioni di stampa.
Gli interrogativi che ho sollevato sulla Guardia Costiera e sul ruolo del Ministero di Matteo Salvini tra le 2230 del 25 e le 4. 58 del 26 febbraio sono stati ripresi e rilanciati da numerosi media mainstream.
Spero che altrettanta attenzione sia dedicata al tema delle ONG. Per usare un linguaggio tecnico i giornalisti dovrebbero porre al Sottosegretario Mantovano la seguente domanda:
E’ più utile disporre dell’ opportunità di “Honey Pots” (confezioni di miele) rappresentati dalle Ong o liberarsi di esse per presunti rischi ” pull factors” che – stando alle ultime ricerche empiriche – sono peraltro tutti da dimostrare.
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