E finalmente è arrivata la fumata bianca. Dopo giorni di nomi “bruciati”, trattative serrate e precedenze pretese come veri “bravi” manzoniani tra i vari Paesi della Europa “unita” (?..), abbiamo i nomi definitivi.
Una cosa che subito balza all’occhio è lo strapotere franco-tedesco: la decisione di affidare la guida della Commissione a Ursula von der Leyen e la presidenza della Banca centrale europea a Christine Lagarde lascia pochi dubbi sugli attuali equilibri europei. La scelta di non sostenere il candidato olandese Timmermans alla guida della Commissione, bocciata da una decina di paesi, tra cui anche l’Italia, con il senno di poi, forse non è stata così illuminata. Ma tant’è, queste sono le nuove squadre. Ma come hanno reagito i mercati e soprattutto cosa attenderci per il nostro Paese?
La risposta ad entrambe le domande sembrerebbe positiva. Lagarde alla guida della BCE rappresenta una sostanziale continuità con la linea mantenuta da Draghi. Nelle sue esperienze passate (come ministro delle Finanze in Francia e direttore del Fondo monetario internazionale) ha dimostrato notevole competenza sui temi fiscali e abilità nel muoversi nei vari contesti di crisi. Qualcuno chiosa che abbia scarsa competenza su temi di politica monetaria, ma la lacuna potrebbe essere colmata da un efficiente staff di tecnici. Insomma, poteva, (come Italia) andarci molto peggio e i “falchi” che speravano in una nomina di un rigorista sui conti pubblici e sul rispetto dei parametri a tutti i costi, sono rimasti nell’angolo.
Il contestuale ritiro della procedura di infrazione ha fatto poi schizzare i nostri titoli finanziari (e di conseguenza il nostro listino) e schiantare il nostro spread a livello di 200 bps (e questa è davvero una ottima notizia).
Insomma, chi ben comincia è a metà dell’opera? Si, basterebbe non perdere la rotta.. Ma in questo Paese, sull’argomento, sembra che le idee non siano ancora chiarissime.
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