Il lockdown ci aveva illuso. Abbiamo immaginato che il minor presenzialismo dei politici fosse dettato da un inizio di ripensamento, da una messa in discussione delle modalità scomposte, con le quali esercitano, in buona parte, il loro ruolo. Abbiamo sperato che venisse archiviata, o ridimensionata almeno, una stagione di competizione tra partiti intesa solo come coazione a dividersi nel prevalente vuoto di contenuti, nel continuo inseguimento di visibilità a danno della credibilità.
Con il ritorno nelle piazze dell’attuale opposizione siamo invece di nuovo precipitati nell’imbarazzante rito dei selfie e in una quasi ostentazione del non rispetto delle regole, quelle di distanziamento, valide per i comuni cittadini.
In termini di autoreferenzialità e mancanza di progetto non va molto meglio dalle parti della maggioranza se, uno dei non molti politici accorti e a contatto con la realtà, come il capogruppo del Pd alla camera Graziano Delrio, è arrivato a chiedersi nei giorni scorsi, retoricamente e con rara capacità autocritica, se in questo periodo sia «stata lanciata un’idea che sottendesse una visione, che facesse anche solo discutere, nel bene e nel male, ma che aprisse un dibattito, un confronto». Le schermaglie interne sull’idea degli Stati Generali confermano questo procedere approssimativo e improvvisato.
Insomma, la politica è compatta nel “sprecare la crisi”. Si ripresenta sempre uguale a se stessa, invadente e inconcludente, anche davanti alla più grave emergenza economica dal dopoguerra che richiederebbe invece uno slancio comune, una capacità di essere diversi ma uniti, di competere virtuosamente ad essere migliori nelle soluzioni e non nella propaganda. Servirebbe una nuova consapevolezza dell’impegno enorme – che riguarda tutti indipendentemente dalla collocazione di maggioranza o opposizione – di accompagnamento del Paese nello sforzo di ricostruzione.
La vera divisione, nella politica e nella società in generale, non è tanto quella tra acceleratori e frenatori della “riapertura”, come si è voluto spesso rappresentare, quanto tra coloro che appartengono al partito del “tutto ritorni come prima” e coloro che hanno preso consapevolezza della necessità di cambiare, stile e sostanza.
Con realismo occorre dire che stanno prevalendo i primi.
Da inguaribili ottimisti però facciamo appello a quel “patrimonio morale” di cui ha parlato il Presidente Mattarella. A quell’Italia civile che ha saputo rispondere alla crisi sviluppando spontaneamente “reti di solidarietà e felice inventiva”. Quel patrimonio del bene, spesso sommerso, “che va fatto affiorare, va fatto prevalere, affinché caratterizzi in modo positivo la ricostruzione che attende la nostra società.
Potremmo definirlo un movimento di resilienza civica che ha saputo offrire il meglio alla propria comunità nel momento di maggiore difficoltà.
Ora che la spinta alla “vecchia normalità” si fa più pressante, questa rete deve avere la capacità di non rinchiudersi in un’isola felice, di uscire allo scoperto, di organizzarsi, di stare “dentro gli eventi” per continuare a “far accadere le cose”, di non limitarsi solo a sognare “il mondo come dovrebbe essere” ma avere la capacità di agire nel “mondo così com’è” e di dare così testimonianza concreta del cambiamento.
I guasti di una vera e propria teorizzazione dell’incompetenza come requisito per governare li abbiamo avuti tutti sotto gli occhi negli ultimi anni. La strada per la formazione di una nuova classe dirigente sarà lunga. Come auspicato da Ferruccio De Bortoli qualche settimana fa, è auspicabile un impegno lungimirante del mondo imprenditoriale più avanzato e illuminato per ricostruire dalle macerie dell’uno vale uno.
Nel frattempo non possiamo aspettare, dobbiamo confrontarci con il sistema politico qui e ora.
Fondamentale da questo punto di vista sarà, ad esempio, esercitare doti di influenza positiva su coloro che svolgono ruoli di rappresentanza, per farli uscire da quella “gabbia del presente” di cui ci ha parlato il Prof. Roberto Poli nel primo dei nove eventi del ciclo “Anticipare il Futuro” che abbiamo organizzato. Perché la vicenda della pandemia è stata prima di tutto rivelatrice della totale assenza, nei sistemi decisionali a tutti i livelli, di strumenti di previsione e, soprattutto, di capacità di adozione di politiche fondate sull’anticipazione strategica dei cambiamenti. Un esempio su tutti: il tema della sostenibilità, ambientale e generazionale, delle conseguenze ignorate delle scelte di oggi rispetto al futuro collettivo.
Citando ancora il Prof. Poli, dobbiamo “aiutare i decisori a usare il futuro nei loro processi decisionali”.
Come professionisti della comunicazione impegnati in azioni di responsabilità sociale (Ideeventure) e come movimento civico e sociale che ha come metodo di lavoro il Community Organizing e come modalità di intervento le campagne d’azione “misurabili e a risultato” (Passaggi a NordEst), vogliamo fare la nostra parte rilanciando una nostra proposta e facendone una nuova.
1) I candidati alle prossime elezioni regionali e amministrative sottoscrivano il nostro appello che li impegnerà, una volta eletti, a lavorare all’adozione della certificazione di sostenibilità ambientale della propria città o regione secondo uno dei protocolli esistenti (seguendo l’esempio di Savona prima città europea a certificarsi “Leed for Cities”).
2) Città metropolitane e Regioni, e già da subito lo chiederemo ai candidati in Veneto e a Venezia, si dotino di unità di Foresight, di centri agili e operativi di previsione strategica – in analogia a quanto recentemente fatto dall’Unione Europea – non solo per non subire più passivamente e con gestioni improvvisate fenomeni come quello della pandemia, ma più in generale per essere in grado di “visualizzare” i futuri possibili dei propri territori, di valutare le conseguenze future delle scelte, di individuare le azioni necessarie per anticipare i cambiamenti e determinare i futuri auspicabili.
Sostenibilità e anticipazione di futuro non sono del resto strumenti di pura difesa, di protezione da eventi e fenomeni altrimenti dalle conseguenze catastrofiche, ormai è chiaro che sono elementi necessari per la possibilità stessa di ricreare condizioni di sviluppo e benessere.
I promotori di “Anticipare il Futuro”:
Federico Oggian – Ideeventure
Stefano Tigani – Passaggi a Nordest
Lascia un commento