Per dare un giudizio compiuto non si può che aspettare le nuove consultazioni del Presidente della Repubblica e soprattutto l’esito della crisi. Ma i presupposti che intanto si possono intravedere sono tutti pessimi. Il PD, rinnegando se stesso e la politica portata avanti fino ad oggi, è tutto proteso a trovare un accordo con i 5Stelle. Si dice: c’è da evitare l’aumento dell’IVA e soprattutto la vittoria di Salvini. Due fake news. L’aumento dell’IVA, in attesa di trovare la soluzione, può essere procrastinato di qualche mese e la vittoria di Salvini è tutta da dimostrare e poi anche se avvenisse sarebbe il risultato di una scelta democratica del popolo al quale bisogna essere in grado di offrire scelte e politiche alternative che risultino accettabili. Non si può solo gridare al lupo, al lupo senza prendere delle misure che impediscano al lupo di mangiare le pecore. Né si possono rinviare le elezioni sine die.
La verità è che per il PD l’unico obiettivo è quello di guadagnare tempo, non per salvare l’Italia ma per tentare di salvare se stessi, la legislatura, in attesa del rateo di pensione, i parlamentari amici. C’è poi una ragione più di fondo, diciamo così culturale. Si potrebbe definire “il richiamo della foresta”. Da quando i 5Stelle sono comparsi all’orizzonte una parte consistente del PD punta ad un accordo con loro. Li sentono vicini, parlano lo stesso linguaggio statalista, assistenzialista, illiberale, anti-industria, ambientalista di maniera, anti-infrastrutturale etc. Cosa meglio allora che allearsi con loro per rinverdire una cultura politica condannata dalla storia?
Quello che lascia interdetti è che chi nel PD ha, fino ad ieri, combattuto questa deriva oggi stia zitto o peggio ancora si sia convertito a questa alleanza innaturale. Si dirà: è solo tattica, si punta a mandare Salvini all’opposizione, a guadagnare tempo in attesa di futuri sviluppi. Può anche essere ma ci sia permesso di dubitarne. Le scelte che vengono fatte o che si tenta di fare lasciano sempre una traccia, che vadano o no in porto. Nel primo caso si darà vita ad un governo che su tutti, ma proprio tutti, i temi importanti, dall’Alitalia alla politica per la crescita, dalle trivelle alla Gronda, dal reddito minimo a quota 100 e via dicendo, vedono i due potenziali partner di governo, su posizioni opposte, nel secondo caso si lascia qualcosa più dell’amaro in bocca a quella parte dell’elettorato che guardava con simpatia all’evoluzione del PD in senso riformista e liberale.
Quando nel 1938 Francia e Regno Unito cedettero alle richieste di Hitler, con la speranza della pace, Winston Churchill commentò “Potevano scegliere fra il disonore e la guerra, hanno scelto il disonore avranno la guerra”. Così oggi, fatte le debite proporzioni, il PD. Poteva scegliere le elezioni alle quali presentarsi con una proposta chiara e rivolta al futuro, ha scelto invece di farsi umiliare da Di Maio che gli impone le proprie condizioni recuperando una centralità politica che aveva perso. Anche se faranno il governo, le elezioni arriveranno nel giro di anno e il PD sarà costretto a presentarsi al voto avendo buttato a mare tutto quello che aveva fatto in questi ultimi anni sulla strada della modernità. Auguri.
PS. Questo articolo rispecchia le idee dell’autore. Altri amici possono avere opinioni diverse che ovviamente saranno tutte pubblicate.
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