Ammetto che l’incipit è più da «british humour», una freddura in rima per cercare di descrivere, con ironia, il «fattaccio» della scorsa settimana: il richiamo dell’ambasciatore francese a seguito delle crescenti tensioni tra i due paesi. Giusto per contestualizzare: l’ultima volta che l’ambasciatore d’oltralpe fu richiamato in patria, correva l’anno 1940 e l’Italia aveva appena dichiarato guerra alla Francia. Insomma, fortunatamente erano altri tempi e situazioni.
Non volendo entrare nel merito della decisone da una parte e della provocazione avanzata dall’altra parte, vediamo però i risvolti economici che la cronicizzazione di un rapporto deteriorato con i cugini d’oltralpe, potrebbe comportare.
Italia-Francia: due Paesi così simili per storia e cultura, ma così diversi per tessuto economico, dove l’uno è funzionale all’altro.
Partiamo da un dato di fatto. Loro ci avranno «fregato» la Gioconda, ma noi ogni anno ce la facciamo pagare cara, eccome…La bilancia commerciale tra i due Paesi pende e di tanto a nostro favore: un surplus di circa 10 miliardi euro. In alcuni comparti, la dominanza del «made in Italy» venduto in Francia è persino imbarazzante: mobili in primis e poi moda (udite udite, i francesi comprano più del doppio, rispetto a noi con la loro, moda italiana).
Il nostro export sul mercato transalpino è cresciuto nel solo 2018 del 5%, (a livello mondiale il made in Italy è cresciuto solo dell’1%). La Germania rimane in termini assoluti il primo partner industriale italiano (55 miliardi di export), ma con una bilancia commerciale negativa (importiamo più di quanto esportiamo), la Francia cuba invece 46 miliardi (ma con circa 10 miliardi di surplus), senza considerare gli investimenti diretti di aziende proprietarie francesi in Italia: BNP Paribas, Credit Agricole, la grande distribuzione, Lactis, Vivendi, Kering, Lvmh…Largo circa, fanno 250.000 posti di lavoro…
Insomma…a volte non saranno simpaticissimi, c’avranno preso la Gioconda, hanno vinto pure i mondiali, ma… proponiamo di risolverla sta situazione. Magari anche a «tarallucci e vino», purché non si cominci a litigare pure su chi ha il vino più buono…
Il tocco di Alviero
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