Se il ruolo di Ceccardi e Giani sarà determinante per l’esito delle elezioni regionali ci sono un paio di asimmetrie che avranno sicuramente un peso. La prima è nella natura delle coalizioni che sostengono i due candidati, la seconda nel programma e nei contenuti della loro comunicazione.
Ceccardi ha dalla sua una coalizione articolata su tre forze con una identità precisa e con una chiara (ad oggi) rispondenza nazionale. E’ molto probabile che ad esse si unisca un’altra lista che punti a raccogliere esperienze civiche locali e spezzoni di quel dissenso verso il governo del centrosinistra regionale che ormai da anni si manifestano. Spezzoni che è facile individuare nella Sanità come nel pubblico impiego (dove ha prevalso la fedeltà e non il merito) e finanche nel mondo cooperativo e della rappresentanza che non sono più, da tempo, un serbatoio sicuro di consensi.
La coalizione di Giani è, al contrario, molto frastagliata e, a volte, da l’idea di una carovana confusa e disordinata. L’asse portante è il PD. Intorno ci girano ipotesi di forze politiche nazionali (Italia Viva) e frammenti di antiche formazioni politiche, di esperienze locali o di progetti che tardano a sbocciare. Giani, facendo di necessità virtù, ha definito il balletto delle 18 sigle al suo tavolo come “una ricchezza” ma non è facile ritenerla tale. Avrebbe avuto bisogno di semplificare il quadro magari con aggregazioni di forze omogenee. Come hanno auspicato in molti, una lista che avesse raccolto l’area liberaldemocratica e socialista liberale (Italia Viva, + Europa, PSI, Azione, repubblicani e liberali) rappresentava la concreta possibilità di dare un nuovo pilastro alla coalizione e di puntare ad aree elettorali oggi non ascrivibili al centrosinistra. Non conosco le ragioni per le quali (almeno per ora ma i tempi si fanno stretti) non si sia giunti a tale determinazione. M’immagino però che le diatribe romane e l’ego dei protagonisti, unite ai posizionamenti individuali in ambito regionale abbiano prevalso. Non migliore appare la situazione sull’altro lato della coalizione che, nelle ultime settimane, ha perso pezzi in direzione della sinistra di Fattori. Indecifrabili le situazioni dell’ipotesi civismo di sinistra e della lista del Presidente (Orgoglio toscano) sulle potenzialità elettorali delle quali à difficile scommettere.
La semplicità e linearità della coalizione Ceccardi rappresenta un vantaggio che pesa anche sul piano programmatico e della comunicazione politica. Usando un mix di parole d’ordine nazionali, di riferimenti a problemi e ritardi locali, di ammiccamenti al dissenso e di filosofia spicciola del cambiamento, l’eurodeputata può consolidare il proprio patrimonio elettorale e puntare ad allargarne i confini.
Più complicato il ruolo di Giani che dovrà mediare tra le diverse sensibilità della propria coalizione (e qualche dissonanza si è già registrata) e lavorare sul tema continuità/discontinuità rispetto alla lunga esperienza del governo Rossi. Avrà di fronte nodi difficili da districare – fondamentali, saranno il rapporto pubblico/privato, la sburocratizzazione, l’infrastrutturazione – e sarà “pesato” anche in relazione all’avanzare della crisi economica e alle vicende del governo nazionale. Nei due mesi che mancano all’appuntamento elettorale Giani dovrà darsi un profilo forte, dire parole chiare sulle necessità e la direzione dell’innovazione, smarcarsi dalla semplice immagine di uomo per bene e gran conoscitore della Toscana, per diventare quel leader del quale c’è bisogno per ricostituire un blocco sociale ed elettorale che si è sfarinato nel tempo anche grazie al cambiamento economico.
Il gatto non è nel sacco!
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