Marco Minniti è stato Ministro dell’Interno dal 12 dicembre 2016 al 31 maggio drl 2018. Il periodo e’ stato piuttosto breve, ma la domanda da porre è un’ altra.
E’ vera o falsa l’ equazione Minniti=Salvini che va per la maggiore e che da anni domina i media e il dibattito politico? La risposta è NO. Ecco perché.
II primo punto di differenza riguarda il ruolo delle ONG. Minniti nell’ agosto del 2017 – dopo una serie di incontri – ha siglato una intesa (il codice di condotta) per realizzare una collaborazione costruttiva tra forze dell’ordine e ONG.
Per esempio – oltre a facilitare le azioni di soccorso dei naufraghi – le forze di polizia potevano salire a bordo e avviare immediatamente le indagini per inviduare le filiere criminali e le relative complicità.
Questo codice di condotta fu firmato da tutte le ONG salvo – se non erro – Medici Senza Frontiere che si è dissociò dalle altre per ragioni di principio.
Salvini demonizzava e demonizza tuttora le ONG, mentre Marco Minniti si proponeva di realizzare una azione coordinata tra le operazioni di soccorso in mare e l’ avvio (più rapido possibile) delle indagini sulle organizzazioni criminali che sono indispensabili e che richiedono un attento monitoraggio di ogni singolo sbarco.
Salvare vite umane, contrastare i trafficanti, realizzare corridoi umanitari e creare canali legali snelli e veloci per i lavoratori migranti richiesti dalle imprese italiane sono tutti segmenti necessari per una strategia politica lungimirante.
La seconda differenza con Salvini è che Minniti – insieme all’ Ambasciatrice Elisabetta Belloni – è volato in Libia con l’ obiettivo di realizzare progetti di sviluppo congiunti di collaborazione tra le comunità locali libiche e gli enti locali italiani, a partire dal Fezzan.
Dopo i primi contatti con i leader delle comunità arabe e berbere Minniti ha lasciato l’incarico per l’esito delle elezioni. Matteo Salvini invece ha lasciato cadere questi progetti di rilevanza strategica.
Il terzo punto è che Minniti ha facilitato l’ ingresso in Libia – per la prima volta dal dopoguerra – l’ Agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR) con il compito di assistere i migranti provenienti dall’ Africa sub sahariana, creare campi profughi funzionali e smantellare i lager.
Il quarto aspetto da segnalare, infine, è che all’ epoca di Minniti Ministro dell’ Interno il Viminale, d’ intesa con il Ministro della Difesa e dei Trasporti, dava un grande sostegno alle navi miltari della missione europea Sofia a guida italiana.
Salvini viceversa – dopo a pochi mesi dal giuramento – ha cominciato ad affossare e poi cancellare la missione navale europea. irritando le forze armate del continente.
Non dico queste cose per sentito dire, ma perché io c’ero. In quel periodo ero al Viminale e mi occupavo di cybersecurity. Aggiungo un particolare. Forse Salvini non avrebbe fatto la figuraccia 8 luglio del 2018 se avesse fatto lo scambio di consegne tra Ministri come é nella tradizione della storia repubblicana.
Se avesse avuto uno scambio di informazioni con il suo predecessore forse l’ otto luglio non avrebbe bloccato la nave militare irlandese Samuel Beckett. dotata di attrezzature sofisticate di SIGINT, collegata ai mezzi della NATO e con a bordo una speciale unita di intelligence di Europol.
Il guaio é stato molto serio sul piano strategico perché quel momento ha segnato ll’inizio dell’ agonia e poi della fine della missione militare navale UE nel mediterraneo.
Uso il termine strategico perché l’assenza dell’Europa e delle sue navi miltari di Sofia ha favorito – e non poco – l’ espansione della presenza di Russia e Turchia in Libia e nel Sahel.
La mia impressione è che a Salvini interessava utilizzare il Viminale soprattutto per accrescere i consensi della Lega.
Non a caso anche il mio posto per di Consigliere (per la Cybersecurity) venne assegnato ad una persona di notevole intelligenza e professionalità come il Prof. Luca Morisi validissimo social media manager, ma certo non esperto di cybersecurity policies.
Aggiungo che durante il periodo di Matteo Salvini al Viminale non é stata presa alcuna misura sui dispositivi digitali cinesi e si è interrotta la collaborazione (in materia di disinformazione e di hate speach) con i social media avviata da Marco Minniti ad Ischia durante il G7 dei Ministri dell’ Interno.
Non mi illudo che questa mia testimonianza cambi la narrativa dominante (alimentata purtroppo anche da autorevoli dirigenti del PD), ma le cose sono andate così.
Nei panni della sinistra italiana non butterei via il bambino con l’acqua sporca. Ci sono state come sempre luci e ombre, ma recuperare una collaborazione con le ONG in mare e sul nord africa e’ indispensabile,; ancora più importantw campo sarebbe ristabilire – come l’ ENI sta cercando di fare un rapporto con le comunità libiche, soprattutto dopo l’ uragano e il tragico disastro delle due dighe crollate a Derna in Cirenaica. .
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