C’era una volta un partito liberale, Forza Italia, su una posizione decisamente europeista e atlantista; nato, almeno nell’intenzione del suo fondatore Silvio Berlusconi, per fare la rivoluzione liberale in Italia. La rivoluzione liberale, nonostante i molti anni di governo e il successo elettorale del Cavaliere, non è mai stata fatta per svariate ragioni che ora non ci interessa ricordare. Certo è che Forza Italia nasceva anche come partito padronale, e quindi una palese incongruenza con gli obiettivi prefissati si ritrova già “ab origine”.
E’ pur vero che dei meriti gli vanno riconosciuti. Per esempio, l’avere imbrigliato e addomesticato Umberto Bossi e quindi fatta diventare la Lega Nord, che voleva la secessione ed era sostanzialmente un movimento eversivo, un partito sovranista ma comunque di governo. Se oggi abbiamo gli Zaia, i Fedriga e i Fontana che governano civilmente le Regioni del nord, il merito è anche di Berlusconi. E si potrebbe fare un ragionamento simile per il Movimento Sociale diventato l’AN di Fini e oggi Fd’I con Giorgia Meloni.
Insomma quando Berlusconi era Berlusconi il centrodestra formava una coalizione, democratica e alternativa al centrosinistra in un sistema bipolare. Che piaccia o no, questi sono i fatti. E chi negli anni ha continuato a considerarlo il male assoluto, ha finito poi con il ritrovarsi insieme nel governo di unità nazionale.
Il centrodestra aveva in Forza Italia il suo baricentro liberal-democratico; e le spinte populiste e sovraniste degli alleati di destra venivano irregimentate come le acque dei torrenti per evitare danni.
Berlusconi ha continuato a svolgere questo ruolo all’interno del sistema finanche dopo essere stato “licenziato” per via dello spread e della crisi; tanto che votò la fiducia al governo tecnico di Mario Monti. Perché se sei veramente un liberale, sei anche un responsabile (copyright di Renato Brunetta).
Ma poi è arrivato il successo (effimero) di Matteo Salvini: la sbornia sovranista. E Berlusconi ha iniziato a vedersi sopraffatto dal nuovo che avanza. Declinato l’astro salviniano che con il Papete non ne ha azzeccata più una, è iniziata a salire in cielo la new entry Giorgia Meloni; e con lei ha conquistato il campo la destra vera e propria, non quella raffazzonata della Lega di Salvini, ma la destra sociale che ha una lunga storia in Italia e che non definirei neo-fascista, bensì post-fascista.
Ecco come si spiega la trasformazione di Forza Italia (trasformazione che è appena iniziata) da partito di centro, modello PPE, in una creatura fluida, non ancora definita, un po’ transgender; ma orientata verso posizioni di destra. Eh sì, perché se non voti la fiducia a Mario Draghi in questo preciso momento storico (guerra, crisi energetica, pandemia e pure la siccità) e ti astieni come hanno fatto quel che resta del M5S, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, non osare più chiamarti liberal-democratico: stai diventando o sei già diventato un populista irresponsabile ed antisistema.
E questo non lo dico solo io da semplice osservatore esterno, lo hanno detto sdegnati e infuriati i ministri Mariastella Gelmini, Brunetta, Mara Carfagna e il senatore Cangini: personalità criticabili se vogliamo ma rispettabilissime, autenticamente liberali e pertanto responsabilmente sostenitori di Mario Draghi. Che hanno già fatto le valigie per lasciare Forza Italia, come in passato avevano fatto Giovanni Toti, Gaetano Quagliariello e altri ancora. Per cui quel partito resterà privo della sua componente intellettualmente migliore, e finirà con l’appiattirsi definitivamente sui partiti di destra.
Non esisterà più il centrodestra, almeno come l’abbiamo conosciuto finora. Ma attenzione: se dall’altra parte si pensa di festeggiare e intanto si continua a credere nel “campo largo” del Pd insieme agli sfascisti del M5S, a Fratoianni e a Landini che non vogliono rigassificatori e termovalorizzatori, beh, sappiatelo: in questo modo non andate da nessuna parte.
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