C’era una volta Twitter, il social preferito da politici, vip, commentatori e pensatori che si divertivano a “cinguettare”, ovvero mandare in rete le loro massime di vita sintetizzate secondo le regole del gioco. Tutti quelli che avevano qualcosa da dire, fossero di destra o di sinistra, conservatori o progressisti, tifosi del Milan o dell’Inter, amanti della montagna o del mare, si ritrovavano allegramente e si parlavano, commentavano, dialogavano, polemizzavano e a volte si sfottevano ma sempre all’interno delle regole. Insomma Twitter faceva contenti un po’ tutti e nessuno se ne lamentava. Bastava non scrivere parolacce e non uscire dai confini del politically correct.
Poi se lo comprò Elon Musk, l’uomo più ricco al mondo e probabilmente anche l’imprenditore più smart di tutti, e per prima cosa gli cambiò il nome, per cui Twitter divenne X. Ma le cose continuavano ad andar bene lo stesso, perché è bello potersi esprimere liberamente e comunicare un pensierino velocemente, così come viene in mente, senza stare troppo a rimuginarci sopra, magari durante la pausa caffè e persino se sei in metropolitana, al cinema o seduto sul water.
Elon Musk piaceva a tutti gli utenti di X: quel miliardario con l’aria da eterno adolescente, sempre sorridente, sempre avanti con le sue visioni sul futuro, in prima linea contro i cambiamenti climatici e l’industria dell’auto a combustibili fossili. Dopo Greta Thunberg, era lui la più nota icona della galassia ecologista: il fondatore della Tesla, il creatore delle più belle e più costose macchine elettriche in circolazione.
Ma un brutto giorno Musk è salito sul palco insieme a Donald Trump e anche lui s’è messo in testa un cappellino con la scritta “make America great again”. E tutti si sono chiesti: com’è possibile che il genio dell’elettrico stia facendo la campagna elettorale per uno che neppure crede ai cambiamenti climatici?
I primi a preoccuparsi sono stati gli utenti di X, soprattutto gli utenti progressisti, che temevano uno slittamento del loro social preferito verso le tematiche più conservatrici. Quando poi Trump ha vinto le elezioni, accaparrandosi persino i voti dei latinos e dei musulmani, Elon Musk, che avrà un ruolo di prestigio nella nuova amministrazione, è sceso di molto nella graduatoria dei consensi tra i suoi followers italiani. E così il pioniere dell’elettrico è diventato improvvisamente, nei media progressisti, il padre odiato dalla figlia transgender, un nemico quindi della ideologia “woke” che considera tutti i maschi bianchi del mondo occidentale colpevoli dei peggiori crimini contro l’umanità.
Infine succede che lui scriva un post, un tweet o come cavolo si chiama, in cui afferma che i giudici italiani sbagliano quando impediscono al governo della Meloni di trasportare i migranti irregolari in Albania. E allora, apriti cielo: una lunga serie di vip nostrani, che qui non serve nominare, cosa fanno? Gli rispondono semplicemente di farsi gli affari di casa sua, come avrei fatto io se fossi stato un utente di X? Macché: se ne vanno da X, offesi, indignati, e lo gridano pure ai quattro venti.
Mi sia concesso di dare loro un suggerimento: volete veramente fare uno sgarbo a quel trumpiano politicamente scorretto di Elon Musk? Tenetevi care le vostre vecchie macchine a benzina o diesel, perché dell’elettrico non c’è certezza.
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