Ora che le elezioni amministrative sono concluse e che la giunta è stata nominata in tempo-record, Milano può tornare a lavorare con il consueto ritmo che le appartiene. Forte del risultato personale ottenuto e con una coalizione di un Pd rafforzato, Sala ha fatto ciò che aveva promesso, si è circondato di forze giovani e di un bel nutrito numero di donne che sono certa daranno grandi soddisfazioni. Il manager ha ascoltato tutti ma poi ha scelto. La politica d’altronde deve fare sintesi. Quindi un Sala più politico in questo secondo mandato? Io credo proprio di sì visti gli assessorati pensati e scelti tra equilibri politici e indubbia coerenza tra profilo e deleghe, la celere visita romana al governo per parlare della progettualità del PNRR, una delega che si è saldamente tenuto, attesa la partita che vede ricadere sulla città delle cifre da investire di cui mai Milano avrebbe potuto disporre in condizioni di normalità. Duecentoventimiliardi entro il 2023 non sono uno scherzo da saper investire , ma se ha una sfida e un obiettivo da raggiungere, Beppe Sala dà il meglio perché sa bene che il successo non viene solo dalla vittoria, ma dal desiderio di vincere ancora.
Il recente risultato di Varese, già antico baluardo della lega oggi espugnato, fa guardare con rinnovata fiducia il sogno inseguito da tempo dal centrosinistra senza successo, ovvero la possibilità di vincere le elezioni regionali. Molti commentatori pensano ancora che i risultati delle città non siano alla fine significativi per le regionali, complice il fatto che i Sindaci hanno sempre guardato a un elettorato “intra moenia” mostrando poco interesse per le Città metropolitane, mai decollate in nessuna parte d’Italia. E ciò vuoi per lo scarso interesse delle regioni spesso antagoniste vuoi per l’attaccamento all’autonomia storica dei comuni e vuoi infine per il catastrofico risultato referendario post legge del Rio oggettivamente inadeguata.
Eppure il segreto della futura vittoria sta proprio tutto lì: garantire da subito una ‘governance’ per la vasta area con una funzione assunta dal Comune di Milano, ‘primus inter pares, senza prevaricazioni, chiamando tutti a raccolta (comuni, ex provincia e regione) lavorando alle necessarie modifiche legislative istituzionali.
Come noto c’è chi valuta che l’area metropolitana milanese debba essere ben più ampia della provincia e la identifica nella grande area urbana policentrica formata da Milano, Varese, Como, Lecco, Cremona, Lodi, Pavia. C’è poi la visione, favorita dal quadro normativo attuale, che prevede l’istituzione della Città metropolitana che sostituisce la Provincia, sia pure con poteri e funzioni più forti. Personalmente non credo che tali impostazioni siano in contraddizione: ciò che conta è operare nel concreto per dar vita a strumenti istituzionali e funzionali efficienti per governare un’area complessa nell’interesse dei nostri cittadini e del Paese. La complessità dei problemi posti da un agglomerato di oltre 3 milioni di persone è tale che nessuno può oggi pensare che gli stessi possano essere affrontati nel chiuso dei confini municipali, servendo politiche integrate e coerenti di sostegno allo sviluppo economico e di programmazione territoriale. Non si possono affrontare i problemi del trasporto e del traffico al solo livello comunale e a maggior ragione ciò vale per la difesa dell’ambiente, per i programmi urbanistici per le infrastrutture materiali e immateriali. Da ultimo: affrontare i problemi concreti dei city users potrebbe avvicinare alla politica larga parte di un elettorato demotivato e astensionista.
Il Centro Studi Grande Milano, che da anni studia i singoli problemi in chiave metropolitana /regionale, ha chiara la visione che conquisterà la Regione chi da oggi saprà cogliere l’occasione straordinaria di dar vita in modo serio e strutturato a una politica di area vasta non come puro esercizio teorico di ingegneria istituzionale , ma in una prospettiva seria con cui affrontare vecchi e nuovi problemi, riorganizzando la macchina pubblica, eliminando la sovrapposizione di competenze, riducendo i costi, tagliando gli sprechi e migliorando la qualità e l’efficienza dei servizi. Una rete di città capoluogo arricchite da una reale connessione anche tecnologica.
Se dunque il motto vincente delle comunali del centro sinistra è stato #testa bassa e pedalare credo che il motto del candidato del prossimo Presidente di Regione debba essere #testa alta per provare a sognare.
Daniela Mainini Presidente del Centro Studi Grande Milano
Ada Grecchi
Ovviamente sono d’accordo con molto di quello che scrive Daniela Mainini ma preferirei un Centro Studi che non fosse una costola di Sala ma più ecumenico. Non dimentichiamo che se è vero che tutti corrono dietro al vincitore a Milano c’è stato un alto indice di astensioni e che il centro destra si è suicidato con candidati inadeguati ma potrebbe essere coinvolto con qualche buon elemento magari più tecnico che politico in qualche organo di consulenza per la città
Dopotutto Draghi sta facendo una politica equilibrata tra le parti pur non dimenticando i risultati elettorali
.Ada Grecchi
Paola
Ottima sintesi e chiusa perfetta, paola