Caro Riccardo non siamo ancora al punto di non ritorno Splenger o non Splenger. Non é vero che come a Roncisvalle, a Lampedusa si fa l’Europa o l’Europa muore. Ci sono tre cose che L’ Europa potrebbe fare e che gli Stati Uniti hanno iniziato a fare in Africa a partire dall’ epidemia Ebola in Liberia dove i medici militari dei marines hanno salvato milioni di persone. Con tre esempi ti spiego cosa non fa e dovrebbe fare l’ Europa nei confronti dell’Africa.
1) 15 anni fa Karthoum fa Emergency ha iniziato a costruire il più importante ospedale di cardiochirurgia dell’Africa. L’ho visitato a metà marzo, hanno fatto decine di migliaia di interventi e hanno 400 dipendenti. Poi il 15 aprile é scoppiata tra Esercito e le milizie finanziate dai russi di Wagner in cambio della concessione di miniere d’oro a Meore attraverso la Gold Ltd domiciliata a Dubai. Queste le condizioni dell’albergo dove ho alloggiato in quei giorni He Ran Sudan’s Most Storied Hotel. Then He Had to Leave Everything Behind. Come ha reagito Emergency allo scoppio della guerra fratricida tra i due generali sudanesi? Hanno deciso di tenere aperto l’ospedale contemporaneamente hanno aperto in poche settimane due nuovi reparti. Uno di traumatologia di ed uno di chirurgia di urgenza. Se l’ Europa adottasse questo modello di intervento per creare nei paesi africani sistemi nazionali degni di questo nome ci sarebbe un vantaggio reciproco. Queste operazioni l?europa non le fa, mentre la Cina ha cominciato sia ad Addis Abeba che nella capitale del Niger dove l’ospedale della città é costruito dai cinesi. Non é difficile gemellare ospedali europei e africani, pensa che lo faceva l’Italia a Firenze con Careggi e l’ospedale di Asmara prima dello scoppio della prima guerra mondiale. Naturalmente non basta aiutarli a casa loro quando affogano in mare. Sempre Emergency con una sua nave compie salvataggi. Ti sembra giusto che spenda molti soldi per il carburante per quattro giorni in più perché la nave é dirottata verso il porto di Ravenna. Basterebbe farli scendere nella base portuale e portarli in bus in Romagna. Con i soldi risparmiati Emergency potrebbe fare di più in Sudan. Certo per aiutarli a casa loro dobbiamo fare cosa serve anche alla popolazione locale e non alle imprese francesi, tedesche o italiane che siano. Ho letto che l’ ENI interverrà a Derna in Libia dopo il crollo delle due dighe e l’alluvione che ha fatto più di 12 morti . Era l’ora che il nostro concittadino e amico Lapo Pistelli si desse una smossa!.
2) Secondo esempio pratico. La comunità del Impruneta ha aiutato da 15 anni la costruzione del Villaggio della Speranza di Dodoma in Tanzania una straordinaria realtà che ti suggerisco di visitare. Io sono stato tre volte. Ho visto con i miei occhi l’utilità di un grande ed efficientissimo progetto iniziato all’inizio del terzo millennio sostenuto da qui per merito iniziale di Don Staccioli, e dell’imprenditore laico Stefano Torrini. https://web.mapesystem.site/imprunetafrica.it/ https://ilvillaggiodellasperanza.org/about-us/?lang=en E’ uno dei migliori di cooperazione seria e di volontariato vero che io abbia mai visto. Purtroppo troppe volte l’approccio tecno-burocratico e gli interessi “particulari” (Machiavelli op.cit.. ) prevalgono nell’aiuto pubblico allo sviluppo della UE .e degli stati membri. anche qui basterebbe andare monitorare e perché no copiare seguendo gli esempi più virtuosi. Da sempre dico no ai “progettifici” e si e alla selezione delle organizzazioni oneste, affidabili e efficienti. Non ha senso premiare un buon progetto se non é buona l’organizzazione che lo gestisce.
Per La Russia e la Cina l’Africa é facile terreno di conquista per i guai combinati soprattutto dalla Francia, ma anche da altri paesi europei nell’epoca post coloniale. Pensiamo alla Francia in Gabon, un esempio estremo: una vergogna. https://www.youtube.com/watch?v=qIyJWjgxO7Y&ab_channel=AFP Ci vuole una pagina nuova partendo da sanità ed energia.
https://formiche.net/2023/09/africa-g20-italia-europa/
3) Immigrazione regolare. Fonti ufficiali parlano di circa 450. 000 per il 2023/25 nuovi immigrati regolari previsti dal nuovo decreto flussi
https://www.integrazionemigranti.gov.it/it-it/Ricerca-news/Dettaglio-news/id/3321/Flussi-2023-2025-Regioni-e-PPAA-chiedono-al-governo-piu-ingressi-per-lavoroattulmente attualmente previsti in Parlamento per i pareri obbligatori. Il Presidente di Federmeccanica (non proprio la Caritas) , quattro giorni fa ha dichiarato:
. «L’Italia è il primo Paese al Mondo dove il numero degli under 15 è sceso sotto quello degli over 65 – ha ricordato il presidente –. Favorire le politiche per la natalità è necessario, anche se tardivo visto che gli effetti di queste misure si possono vedere solo dopo decenni. Si deve comunque gestire una transizione demografica per colmare quel vuoto che per certo ci sarà nei prossimi anni, e che potrebbe diventare un baratro capace di inghiottire la nostra economia Da qui la necessità di definire una gestione dei flussi immigratori che sia allineata con le esigenze del mondo produttivo. «Occorre una migliore programmazione da definire con il sistema delle imprese per mettere in campo azioni efficaci che consentano di incrementare la disponibilità di manodopera e mentedopera qualificata. Il che significa prestare particolare attenzione alle competenze prevedendo anche adeguati percorsi formativi, che peraltro possono essere molto funzionali ad una più veloce integrazione».
Non so se i 450000 previsti per il triennio siano previsti siano sufficienti, ma al di là dei numeri le procedure sono sbagliate e lunghissime. Le imprese non possono aspettare più di un anno a coprire i posti né possono prendere le persone a scatola chiusa. La materia dovrebbe essere rispensata coinvolgendo gli imprenditori.
Caro Riccardo, per brevità non tocco un tema che mi sta molto a cuore. In Italia alcune famiglie di religione non mandano le proprie figlie alla scuola media: una questione importantissima su cui non ho sentito pronunciamenti robusti degli IMAM. Su questi temi Il Ministero dell’Interno (d’intesa con Viale Tratevere, Regioni e comuni) potrebbe dovrebbe fare molto di più. In un prossimo articolo ti chiarirò perché i CTP sono la risposta al fallimento degli accordi bilaterali di riammissione perché qui non c’é spazio. L’ Italia non riesce neppure a rispedire a casa molti criminali condannati nei paesi che avrebbero le condizioni legali per accoglierli. E non parlo ovviamente dell’ Afganistan dominato dai talebani. Concludo ricordando il grande contributo che in Italia le comunità straniere hanno offerto all’azione di contrasto della Polizia di Stato e a tutte delle forze dell’ordine, dal 2001 da oggi
Invece di scomodare Spangler cosa pensi di queste mie considerazioni empiriche? Anche la cultura dell’esperienza ha un suo valore.
Riccardo Catola
Porco qia, porco su e porco giù. Due ore per produrre una lunga risposta e un attimo fa, mentre correggevo gli ultimi refusi, zac , è scomparso tutto. Ma proprio tutto. A meno che ilvsistema non l’abbia spedito in redazione. Ma temo di no, perchė ancora non avevo scritto none e mail. Oviamente spaccherei il cellulare, maledetto. Sono fuori di me e potrei perfino suicidarmi. Quando capita è una frustrazione gigantesca. Ci riproverò domani. Abbi pazienza.
Riccardo Catola
MIGRANTI, RISPOSTA A MARCO MAYER
Non mi ricordo bene, Marco, se una volta fumavi il toscano. È così? Invece io mi facevo di sigarette a tonnellate, prima Esportazioni senza filtro (cominciai rubandole a mio padre), poi MS con filtro che avevano lo stesso sapore delle Marlboro costando la metà. Mi dirai ; che c’entrano le sigarette coi migranti? Te lo spiego subito.
Siccome all’epoca tutti fumavano, le tabaccherie del monopolio coprivano a tappeto l’ intero territorio nazionale. Ciò malgrado, fioriva un vastissimo mercato di contrabbando delle marche straniere vendute a prezzi concorrenziali. E più la finanza sequestrava, più il contrabbando fioriva. Ora capisci l’analogia coi migranti?
Voglio dire che se anche Italia e Europa si aprissero alle importazioni legali, il traffico internazionale dei dannati della terra continuerà con ogni mezzo possibile. Come quello della coca. Il che significa che avremo sempre sbarchi clandestini in quantità anche esponenziale a seconda del meteo e delle azioni di contrasto. I altri termini: i dannati della terra non si rassegneranno a restare tali, e i mercanti vecchi e nuovi vorranno arricchirsi sempre di più alle loro e alle nostre spalle.
Questo intendevo con a Lampedusa si fa l’Europa o l’Europa muore, mentre si stenta a fare accordi perfino con la Tunisia, con certi nostri tribunali che non esitano a mettersi di traverso rimettendo in libertà perfino clandestini già espulsi in attesa di rimpatrio. Tutto ciò quando la nazione leader chiamata Germania finanzia una flotta di Ong per salvare vite, e fin qui ok, salvo poi pretendere di scaricarle sul gobbo dell’Italia, con la sinistra che tace e acconsente pur di mettete i bastoni tra le ruote del carro di centrodestra, raccontandosi che questo sarebbe l’interesse dell’Italia. Lo è secondo te?
Il buonismo conduce alla follia e la follia alla disgregazione del sistema. L’Europa ha inventato il welfare e l’assistenza medica universale. Che però ha costi enormi a carico dei cittadini che contribuiscono con il lavoro e le tasse. Ma i conti erano stati fatti per un sistema chiuso, che non prevedeva immigrazioni di massa. Perché gli Stati Uniti non hanno un sistema sanitario nazionale? Perché sono da sempre un paese a forte immigrazione, tutta gente che arriva senza aver contribuito alla ricchezza comune. Noi ora abbiamo lo stesso identico problema. Tutte le centinaia di migliaia e ormai milioni che attraversano i confini dell’Europa potranno curarsi gratuitamente nei nostri ospedale. E chi paga se non pantalone. L’idea che poi queste persone finiranno perfino per pagare le nostre pensioni è una scemenza messa in giro da un pazzo.
Con queste premesse non è impossibile prevedere scontri feroci nella stessa comunità. E quand’anche l’UE decidesse di far davvero guerra all’immigrazione illegale, non saranno fucili col tappo a sparare, bensì mitraglie e cannonate, facendo stragi a fin di bene non diversamente dagli antichi romani quando si trattò di salvare l’impero dall’invasione dei barbari. E se poi l’impero sterminato tracollò, fu anche allora a causa di un inverno demografico che costrinse Roma a imbastardirsi includendo i popoli conquistati. È così che anche le superpotenze si annacquano, si inquinano e muoiono venendo a mancare lo spirito e la spinta propulsiva originaria. Chiedi al tuo amico Spengler. O anche agli Stati Uniti dove la maggioranza Wasp non è più tale, bypassata da neri e latinos, perciò in un totale marasma identitario al punto che neppure lo Star Spengled Banner riesce più a fare da collante. Oppure chiedi a Michel Onfray o a Houellebecq di Sottomissione.
Il che ci porta al fenomeno che in Italia piace dimenticare. Ovvero che i migranti, legali o meno, sono all’80 per cento musulmani, e che questi continui innesti massicci arricchiscono di giorno in giorno il già vasto patrimonio culturale e religioso dei fan di Hallah in un’Europa sempre più Eurabia. Della Francia è inutile ricordare i dieci milioni di islamici già maggioranza in molte città tra cui Marsiglia e Roubaix, quella della classicissima di ciclismo. Parli di figli di migranti che non frequentano la scuola pubblica. Ma se è così, vuol dire che in zona c’è una scuola islamica, una madrassa clandestina. Come le tante che una tv francese ha scoperto di recente proprio a Roubaix e nella cintura parigina. Lì saprai che le comunità israelitiche hanno dovuto fare i bagagli e traslocare, se non in Israele, in dipartimenti meno compromessi con l’immigrazione coranica.
Un papa argentino, ormai non più compos sui, forse pensando ai suoi latinos desperados ansiosi di varcare il confine degli Stati Uniti, insiste nel negare emergenze e invasioni, ora lamentate perfino in Germania dove i tedeschi anche di Colonia e Amburgo regolano l’orologio sui muezzin in preghiera da decine di minareti, e dove Alternative für Deutschland minaccia di sbancare il cucuzzaro anche in Baviera dopo aver fatto man bassa nel Brandeburgo, nelle Sassonie e in Turingia. La Francia non sa più come cavarsela, e proprio Marsiglia, lodata giorni fa dal papa come modello di comunità multietnica, lo ha subito smentito con una battaglia stradale a colpi di mitraglia tra bande di neri e magrebini che si disputano il controllo del narcotraffico.
Altrove? Nel Regno Unito la Sharia è ammessa legalmente da anni, il Belgio è un covo di terroristi, la Danimarca ha alzato una diga ai confini come l’Ungheria ‘basta migranti’, e ora anche la Svezia pioniera dell’accogliamoli tutti. Giorni fa Repubblica (e chi sennò?) strillava al fascismo perché Meloni vuole mobilitare l’esercito contro la dilagante microcriminalità. L’unico paese democratico al mondo, titolava la bibbia della gauche populista Franceschini-Schlein-Bersani. Poi ha corretto il tiro quando appunto anche la Svezia ha deciso di schierare le forze armate contro l’inferno malavitoso creato dai figli dei migranti. Tutto ciò mentre il neologismo islamofobia batte in frequenza le tante maledizioni lessicali create dal politicamente corretto. Criticare e bruciare bibbia e torah è consentito. Il corano invece è sacro e offenderlo comporta fatwe sanguinose nel nome di Hallah.
E a parte ciò, le comunità musulmane vivono la loro perenne primavera demografica benedetta dai mullah, sicuri di poter così conquistare l’Europa in un paio di generazioni senza neppure sparare un colpo. Bastano le sale parto. E già ora i nomi più comuni dei neonati, a est e ovest del Reno, sono Mohammed per i maschi e Fatima per le bambine.
Si dice però che questo è il prezzo che l’uomo bianco ha da pagare: A) per i peccati della colonizzazione, B) per fornire all’economia le braccia necessarie quando ormai le donne europee non producono eredi a sufficienza per tenere in piedi la baracca.. Peccato che il capitale che si è posto il problema della propria responsabilità sociale, non si ponga il problema culturale di cosa faranno queste braccia una volta diventate maggioranza. Al mondo marxista rivoluzionario piaceva pensare che la borghesia stesse fabbricando la corda con cui sarebbe stata impiccata. Come si sa, è andata ben diversamente. Ma ora è diventato più che logico pensare che la borghesia stia producendo la scimitarra con cui sarà decapitata.
Il mondo distopico immaginato da Houellebecq non è altro che la riedizione dei messaggi lanciati decenni fa da Eric Arthur Blair, più noto come George Orwell. ‘La fattoria degli animali’ era la parodia dello stalinismo e ‘1984’ prefigurava un regime altrettanto tirannico fondato sulla morte della cultura. Che è quanto promette l’islam stando esattamente a quanto si vede in Iran, a Kabul e perfino in Arabia e nei paperonici emirati del golfo. Quelli hanno i soldi è il capitale occidentali è pronto a vendere tutto, dal calcio alle leggi. Basta che il contributo al coefficiente demografico europeo salga fino a un punto di non ritorno. A questo provvede anche l’immigrazione nelle due modalità legale/illegale. Ed entrambe attingono alla furibonda natalità africana.
Nel dopoguerra la Nigeria contava 30 milioni di abitanti. Oggi 150. Tra un paio di generazioni saranno 500. Frenare le partenze aiutandoli a casa loro? Vastissimo programma, quando ovunque in Africa è così. Il che alimenta i conflitti di sempre, etnici e tribali, alimentati dalle ambizioni locali. Che fanno leva sulla presenza occidentale, benché non viva più di rapine come un tempo, ma di accordi per migliaia di miliardi che finiscono spesso solo nelle tasche delle classi dirigenti locali. Ma cosa dovrebbe fare un Occidente che per la proprio economia ha bisogno di uranio, terre rare, petrolio e quant’altro? Dovrebbe rassegnarsi al sottosviluppo solo perché un ras indigeno pretende il 30% depositato in Svizzera, mentre il rivale si accontenta del 25? L’occidente ricava, ma investe anche. In strutture, strade, acquedotti, scuole, ospedali, ferrovie. E porta con sé i progressi della medicina senza i quali anche i marines non avrebbe potuto curare l’epidemia di Ebola. Senza i quali la dissenteria e i mille altri virus africani farebbe stragi ben più enormi.
A noi europei piace molto coltivare sensi di colpa da espiare con l’accogliamoli tutti. Ma il colonialismo è storia che ha prodotto anche risultati positivi, non fosse che per aver esplorato un pianeta per lo più sconosciuto a se stesso fino a un paio di secoli fa.