Non c’è partita tra i numeri: 90.000 sbarchi in Italia e 38 persone ricollocate in Francia, e la polemica sguaiata e quasi fanciullesca sollevata dal Governo francese non abituato – o forse mai costretto- a fare i conti con la realtà.
Del resto nessuno, neppure Berlino -che non tifa mai Italia- poteva fare buon viso a cifre tanto sproporzionate da essere costretto a confermare l’accordo sul “Meccanismo volontario di solidarietà” (questo il nome tecnico dell’accordo sulla ripartizione europea dei migranti) e, in modo felpato, a snobbare l’appello di boicottaggio dell’Italia lanciato, sconsideratamente, da Emmanuel Macron.
Sì perché -è bene dirlo a chiare lettere- chiedere ai partners europei -come ha fatto l’Eliseo- di non applicare più l’accordo sulla ridistribuzione dei migranti altro non è che la richiesta di isolare politicamente, istituzionalmente e dal punto di vista umanitario il Belpaese.
Volontà che, nel giro di qualche ora, l’Europa ha rinviato al mittente con un “sonoro ceffone” diplomatico.
La Commissione Europea, ovvero il Governo d’Europa, ha replicato a Parigi con la convocazione di un vertice europeo tecnico-politico (alla presenza dei Ministri degli Interni dei 27 Paesi Europei) sui migranti. Un vertice che, invece di isolare l’Italia, prende in carico le giuste rivendicazioni di Palazzo Chigi.
Insomma chi è abituato ad abbaiare più forte e (questa volta come non mai, senza motivo) ha rimediato una bella lezione.
Una lezione di merito (con numeri che gridano vendetta) è di stile.
Da Palazzo Chigi, senza urli, minacce o dichiarazioni roboanti il Presidente del Consiglio italiano ha messo con le spalle al muro chi, a Ventimiglia, qualche anno fa, faceva quello che le telecamere hanno mostrato a tutto il mondo.
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