Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) è un Fondo salva Stati ― come viene anche definito ― o è uno Strumento che li affonda? La domanda è d’attualità. Il Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni ha infatti dichiarato la sua assoluta contrarietà a farvi ricorso da parte dell’Italia. “Finché io conto qualcosa, l’Italia non accederà al Mes, lo posso firmare col sangue”. Così dando da intendere che propende per la seconda ipotesi. La questione merita dunque qualche riflessione.
Il Mes è un’Organizzazione intergovernativa europea, creata nel 2011 per decisione del Consiglio europeo. Ha sede in Lussemburgo ed ha forma giuridica di società pubblica regolata dal diritto lussemburghese. Il capitale della società può arrivare a 700 miliardi di euro. Il Mes è stato istituito per fornire sostegni, cioè prestiti o linee di credito, ai Paesi dell’area euro che si trovino in difficoltà finanziarie. Ad esempio, non essere in grado di restituire il loro debito pubblico. L’area euro comprende (con la Croazia, dal 01.01.2023) 20 Paesi sui 27 che, attualmente, compongono l’Unione europea (Ue), e che hanno adottato l’euro come moneta unica. La crisi finanziaria di uno Stato dell’area può riflettersi, negativamente, sui restanti che usano la moneta unica, creando instabilità economica per l’intera area. La moneta unica, infatti, non è svalutabile, espediente un tempo messo in atto dai singoli Paesi che deprezzavano la loro moneta per superare periodi di difficoltà.
Se un Paese chiede un sostegno finanziario al Mes, la Commissione europea ne definisce l’ammontare. Viene quindi sottoscritto un protocollo d’intesa (memorandum) che stabilisce gli obblighi (condizionalità) che il Paese dovrà osservare per tornare in equilibrio finanziario. Le condizionalità sono rigide e pesanti (tagli della spesa pubblica, riforme fiscali e strutturali dell’economia statale, della vigilanza bancaria, privatizzazioni, ecc.).
Nel 2012 (Governo Monti), l’Italia ha approvato la modifica del Trattato europeo che ha istituito il Mes, ed ha versato i 14,3 miliardi di euro stabiliti, come prima rata, dal meccanismo di contribuzione previsto per ciascun Stato. Nel 2019 (Governo Conte 1), non ha però approvato la riforma del Mes ritenendo che contenesse condizioni peggiorative per l’economia italiana. Oggi l’Italia è l’unico Paese dell’area euro che, nonostante pressioni esterne ed interne, non ha ancora approvato la riforma del Mes. Dopo la dichiarazione riportata prima, il Presidente Meloni ha tuttavia aggiunto che, in ogni caso, la ratifica di questo atto spetta al Parlamento; se l’Italia non la facesse, resterebbe isolata in Europa. Sarà dunque il Parlamento a doversi pronunciare.
La posizione di rifiuto del Mes assunta dal Presidente Meloni trova ampio supporto in una recente nota, firmata da 37 economisti italiani, e pubblicata sulla Rivista MicroMega il 20.12.2022 (https://www.micromega.net/lunica-riforma-necessaria-per-il-mes/). Vi si afferma, categoricamente, che: “La sola riforma sensata del Mes sarebbe la sua abolizione, e l’attribuzione degli 80,5 miliardi di capitale versati dagli Stati membri a una costituenda ‘Agenzia del debito’. E ancora che: “Il governo italiano, anche in seguito a una pronuncia in tal senso approvata dal Parlamento, fa benissimo a non ratificare la riforma”. La fonte e i firmatari della nota non sembrano proprio appartenere all’area politica del Presidente Meloni. Eppure giungono a queste conclusioni. Vediamole.
Si ricorda che alcuni Paesi dell’Ue ― ritenuti dominanti nell’Unione ― sostengono che la ratifica del Mes sia necessaria per il completamento dell’unione bancaria. Affermano che, per perfezionare l’unione bancaria, si dovrà ridurre il rischio finanziario per l’area euro. Questa riduzione avverrà quando le banche diminuiranno la quantità di titoli emessi dai Paesi ad alto debito pubblico detenuti nei loro portafogli. Mediante condizionalità restrittive, il Mes potrebbe costringere a questa riduzione. Infatti, nella valutazione del grado di sostenibilità del debito da parte del Paese che ricorre al Mes (una delle variabili da considerare per concedere i sostegni finanziari), si potrebbero avanzare dubbi in proposito impedendone l’aumento e imponendone una riduzione proprio attraverso le dismissioni dei titoli da parte delle banche, grandi detentori di essi. In queste considerazioni, sono più o meno espliciti i riferimenti alla situazione italiana. Queste le pressioni esterne per una sottoscrizione del Mes da parte del nostro Paese.
I firmatari della nota richiamata sopra evidenziano l’assoluta insostenibilità di questa tesi. L’unione bancaria non procede proprio per l’atteggiamento sbagliato di coloro che militano per la posizione appena detta. Si sottolinea che è la condivisione del rischio che ne attenua gli eventuali effetti negativi. Anzi: “Se le nostre banche fossero costrette a vendite massicce di titoli italiani, tanto più ora che la Bce ha deciso la fine degli acquisti e ha annunciato che inizierà invece a venderli, ciò provocherebbe conseguenze disastrose per il nostro paese, rendendo possibile una crisi dagli esiti imprevedibili”.
Inoltre, aggiungono che è l’impianto del Mes che è sbagliato. È inconcepibile che il backstop per l’unione bancaria, vale a dire la fissazione dei limiti del rischio finanziario dei Paesi dell’area euro, sia affidato ad un organismo estraneo alle istituzioni comunitarie, retto dal diritto lussemburghese e che, per statuto, opera nel solo interesse dei creditori senza considerare interessi politici generali.
Riprende queste argomentazioni sulla non convenienza per l’Italia di sottoscrivere il Mes ― ricordando la “troika” che mise in ginocchio la Grecia quando vi ricorse ― Guido Ortona su “Volerelaluna” del 27.12.2022 (Il Meccanismo Europeo di Stabilità e la miopia della sinistra (volerelaluna.it). Afferma addirittura che: “Una volta che il trattato sia entrato in vigore non spetterà più all’Italia decidere se farvi ricorso. Obbedire alle sue clausole sarà una precondizione per eventuali interventi a sostegno delle banche italiane e del debito pubblico italiano; e sarà il direttorio del MES a stabilire se e quando tali interventi saranno necessari, e le condizioni vessatorie cui l’Italia dovrà sottostare”. L’articolo ― anch’esso proveniente dall’area politica antitetica a quella del Presidente Meloni ― è fortemente critico nei confronti della politica italiana della Sinistra. Osserva che il PD, insistendo per l’adesione al Mes, pecca “di cinismo e di dilettantismo essendo fondamentale per lui essere sempre e comunque schierati con l’Europa anche a scapito degli interessi dell’Italia”. Ecco le pressioni interne.
Se si tengono presenti queste considerazioni sul Mes, non si può che convenire con il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul suo rifiuto. Il Mes non è un Fondo salva Stati, ma uno Strumento che li affonda finanziariamente e nella sovranità politica.
Se poi si unisce il problema della ratifica del Mes alla politica monetaria del Presidente della Banca Centrale Europea (BCE) Christine Lagarde sull’aumento dei tassi e sulla riduzione degli acquisti dei titoli anche del debito pubblico italiano da parte della BCE, si potrebbe intravedere un attacco alla situazione politica ed economica del nostro Paese. Ma questa è un’altra storia che meriterebbe di essere approfondita.
Mauro
Non capisco bene la controproposta: soldi a tasso zero per l’Italia è possibilità infinita di indebitamento corrente per il paese? Ovviamente tutto sostenuto da soldi dei tedeschi francesi etc etc?
Vincenzo Angelini
UN ALTRO TAFAZZI ITALIANO . IL MES TRASFORMEREBBE l’ITALIA ALLA STREGUA DELLA GRECIA!!! Possibile che siate così masochisti ??
La soluzione, forse ti è sfuggita, è nell’articolo : ” CREAZIONE di una AGENZIA DEL DEBITO con gli 80,5 miliardi versati dagli Stati Membri. Si Vuole la solidarietà europea ? Ed allora chi ha necessità, in una famiglia, accede al FONDO COMUNE CREATO per queste esigenze.