Meno male ci sono i Maneskin e soprattutto c’è Damiano che dal palco del Coachella in California ha gridato forte e chiaro: “Ucraina libera, fuck Putin”. Ma che cavolo, ci voleva una rock band di ragazzi de’ Roma – che ormai se la giocano coi Rolling Stones e hanno ridato vitalità a una scena musicale da troppi anni piena solo di robaccia rap e trap – per schierarsi dalla parte di un popolo invaso dai carri armati russi, senza se e senza ma?
E tutte quelle altre star nostrane, da Jovanotti a Piero Pelù, Fiorella Mannoia, Negrita, Edoardo Bennato etc. che per anni hanno tuonato contro le bombe degli Amerikani alle feste del primo maggio in piazza San Giovanni, e hanno cantato Bella ciao in tutte le salse e sempre Resistenza Resistenza, stop the War, fuori l’Italia dalla Nato, libera Palestina, Israele assassino e Immagine all the people living life in peace?
Se così stanno le cose, allora chiediamo a Damiano dei Maneskin di mettersi un paio di pantaloni normali e delle scarpette da ginnastica al posto dei tacchi a spillo, e di andare alla sfilata del 25 aprile nella Capitale. E di ripeterlo lì il suo grido coraggioso e rabbioso: “Ucraina libera, fuck Putin”.
Ci sarà veramente bisogno della sua presenza (ti prego, Damiano, almeno per quel giorno niente imbracature sadomaso sul petto), perché la manifestazione della Liberazione a Roma sarà guidata da un certo Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Anpi, che già da anni parlava del “regime nazistoide di Kiev” e che, dopo aver espresso la sua neutralità persino di fronte ai cadaveri abbandonati sulla strada di Bucha, adesso se n’è uscito definendo le bandiere della Nato “inappropriate”. Ne ha dette tante di cazzate mostruose questo ex parlamentare cossuttiano il quale ancora sogna i bei tempi dell’Unione Sovietica e delle bandiere con la falce e il martello, che Maurizio Verona, sindaco di Sant’Anna di Stazzema dove i militari nazisti autentici massacrarono decine di civili durante la ritirata, ha dichiarato a Il Foglio: “Io questo Pagliarulo preferisco non ascoltarlo, mi fa male vedere dove trascina la storia dei partigiani”.
E’ proprio un paradosso questa concezione della Resistenza per cui sono buone tutte le Resistenze del mondo, dai tempi dei partigiani spagnoli contro la dominazione napoleonica in poi, ma non quella del popolo ucraino che viene bombardato e massacrato da quasi due mesi. Chissà perché, quando gli invasori provengono da Mosca, scatta sempre un riflesso condizionato, soprattutto in certi ambienti dell’antica tradizione marxista, per cui sì è vero che Putin è l’aggressore… però gli ucraini se la sono cercata: come gli è venuto in mente di schierarsi con l’Occidente democratico?
Ma lasciamoli dire questi pacifisti filosovietici: chissenefrega che Vauro continui a pubblicare vignette che fanno inorridire persino il suo collega Staino; o che il prof Montanari ripeta sempre il mantra che sarebbe stato meglio per gli ucraini arrendersi subito e fare la pace.
A noi liberali e libertari basta che Damiano dei Maneskin ritorni a sventolare la bandiera del rock e a gridare forte e chiaro: “Ucraina libera, fuck Putin”.
Lascia un commento