Non ho mai fatto mistero di aver votato il primo Berlusconi del ‘94 quando la sua scesa in campo fu contro la gioiosa macchina da guerra di Occhetto, ne ho ammirato le doti di lungimirante imprenditore e, con cuore rossonero, l’ho applaudito, grata, come indimenticabile Presidente di un Milan che non c’è più.
Ciò premesso, non posso non pensare che chi abbia avuto in questi giorni la sensazione di una vittoria lampo nella scelta divisiva di aver titolato l’aeroporto di Malpensa al Silvio nazionale non abbia fatto un buon servizio alla sua memoria e ai suoi cari.
Prima di tutto per il modo che offende: una delibera concordata tra Enac e Ministero, alla chetichella e sulla testa di chi quegli aeroporti gestisce e senza il consenso dei comuni della Grande Milano, è a dir poco uno sgarbo istituzionale che commenta chi lo fa.
Neppure l’ultimo Berlusconi non esitò mai, a rimettersi giacca e cravatta e a comparire, malato, per “metterci la faccia” e incitare i suoi commossi fedeli ai suoi ideali.
Che bella riforma sarebbe quella della politica se il senno potesse essere sparso tanto facilmente e rapidamente quanto l’ego di certi personaggi!
Silvio non avrebbe mai scelto una via stretta ne tantomeno un blitz ma si sarebbe rivolto agli italiani e avrebbe detto “ italiani, con me volerete più in alto e veloci “ e avrebbe atteso un possibile plebiscito.
La provocazione di Salvini, che in materia vanta un certo background, attuata da soggetti solerti che avrebbero dovuto rimanere neutrali, ha già diviso gli animi in tifoserie tra odiatori ed esultanti.
Questo piace ai populisti che notoriamente sanno che è faticoso essere riformisti.
Il riformatore, diceva un certo Niccolò Machiavelli, deve operare con prudenza, giustizia e integrità, e comportarsi in modo che nella riforma vi sia il bene, la salute, la pace, la giustizia e l’ordinato vivere dei popoli.
Io credo che la soddisfazione di chi si sente la “ volpe del deserto” è destinata a sparire alla stessa velocità di come è stata costruita, prima di tutto perché è noto che in Italia tra riformisti e rivoluzionari non c’è gran differenza: i primi non fanno le riforme e i secondi non fanno le rivoluzioni e poi perché è bene ricordare che Malpensa sarà sempre Malpensa e che , di contro, la titolazione senza preventiva adesione, sarà comunque una idea Mal pensa’ o se si vuole in milanese, pensa’ mal e attuata peggio.
Daniela Mainini
Presidente Centro Studi Grande Milano
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