L’Intelligenza Artificiale (IA), espressione coniata nel 1956 da John McCarthy al Dartmouth College, ha fatto molta strada dai suoi primi passi al termine della seconda guerra mondiale, ovvero, dal saggio seminale di Alan M. Turing del 1950 su Computing Machinery and Intelligence al programma Logic theorist predisposto sempre nel 1956 da Allen Newell, Herbert A. Simon e John Clifford Shaw. Nel periodo successivo, la tecnologia dell’IA è stata sempre più perfezionata, fino ad arrivare all’introduzione dei primi sistemi di apprendimento automatico durante gli anni Ottanta del secolo scorso. Alla fine degli anni Novanta, questi sistemi hanno tratto nuovo impulso da una serie di tecniche innovative, legate a fattori statistici e probabilistici. Tuttavia, è solo negli ultimi anni che l’Intelligenza Artificiale ha fatto passi da gigante, grazie alla combinazione di diversi elementi, tra cui l’incremento della capacità di elaborazione dei computer, l’esplosione dei dati disponibili e la rivoluzione tecnologica in pieno svolgimento. Oggi, in una fase avanzata di questo processo, esistono numerosi strumenti progrediti in questo campo, a cominciare dal sistema GPT (Generative Pre-trained Transformer), creato dal laboratorio di ricerca OpenAI di San Francisco. Si tratta di un modello di IA che utilizza la metodologia del deep learning, ovvero una rete neurale artificiale in grado di elaborare un’enorme messe di informazioni. Il GPT è stato presentato per la prima volta nel 2018 e ha avuto un grande impatto sulla comunità scientifica, grazie alla sua facoltà di generare testo naturale a partire da un sistema operativo a interfaccia testuale. L’obiettivo è la realizzazione di un apparato in grado di comprendere il linguaggio naturale e di produrre testo con una coerenza e un senso grammaticale sufficienti a superare il test di Turing. Le potenzialità del modello sono molte: può essere adoperato per concepire scritti di alta qualità, da impiegare in differenti contesti, ma può anche servire per classificare video o generare immagini (come fa DALL-E, un altro frutto di OpenAI). Inoltre, il GPT può originare contenuti creativi, quali poesie, racconti e musica, con una accuratezza sempre maggiore. L’aspetto più interessante è la sua capacità di apprendere da una vasta quantità di dati, in modo da adattarsi continuamente e migliorare le proprie prestazioni. Questa caratteristica lo rende particolarmente proficuo in ambito scientifico e tecnologico, dove l’IA può analizzare informazioni complesse ed effettuare previsioni. Ma l’Intelligenza Artificiale e il sistema GPT hanno pure implicazioni economiche e sociali rilevanti. In particolare, l’IA può essere utilizzata per l’automazione di molti processi produttivi e amministrativi, eliminando o riducendo il lavoro umano. In tal senso, l’IA può comportare un aumento dell’efficienza e della produttività, problemi storici dell’Italia e del Mezzogiorno, ma anche una contrazione dell’occupazione, soprattutto nei settori dove prevalgono compiti ripetitivi o un’attività cognitiva meno qualificata, come ha ricordato l’economista Richard Baldwin. D’altra parte, l’IA può promuovere nuove occasioni di lavoro (in rami quali programmazione, data science, analisi dei dati, cybersecurity, marketing digitale e gestione dei progetti) e determinare una diminuzione dei costi, favorendo l’accesso a beni e servizi da parte di una platea sempre più ampia di utenti, una migliore comprensione dei bisogni dei consumatori e una personalizzazione dell’offerta. Infine, le persone che non hanno accesso alle tecnologie indispensabili per il funzionamento dell’IA potrebbero essere escluse dai vantaggi che offre e la sua diffusione potrebbe accentuare le disuguaglianze tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, a meno che non vengano attuate strategie e azioni mirate a ridurre il divario digitale. Per di più, sono insorte preoccupazioni per etica, sicurezza dei dati e fenomeni di “allucinazione”, che, secondo l’economista Diane Coyle, necessitano di interventi normativi allo scopo di evitare ogni concentrazione nel controllo dell’IA. Eppure, questi rischi, anche se incombenti, non inducono a sostenere un’opinione pessimistica, come quella manifestata da due altri economisti, Daron Acemoglu e Simon Johnson, per i quali: “I titani aziendali di oggi stanno usando le nuove tecnologie in modi che rovineranno il nostro futuro collettivo”. L’Intelligenza Artificiale e il sistema GPT, in realtà, sono strumenti dotati di grandi potenzialità, che possono aprire svariate opportunità all’umanità in diversi settori. Tuttavia, è importante valutare gli impatti economici e sociali di questa innovazione e adottare regole, politiche e investimenti mirati a minimizzarne gli effetti negativi. Solo così l’IA potrà essere impiegata in modo equo e responsabile, contribuendo al progresso e al benessere generali. In conclusione – quasi lo dimenticavo – è il caso di rivelare che questo articolo è stato scritto in collaborazione diretta con ChatGPT, cercando di testarne le capacità e migliorarne alcuni evidenti limiti di impostazione e di contenuti, che potranno essere superati attraverso la connessione con Internet e le conoscenze globali sviluppate in rete. Comunque, al cospetto di quella che potrà diventare un’innovazione epocale, secondo l’economista Barry Eichengreen, non sono affatto in pericolo i lavori che richiedono empatia affettiva e originalità. L’intelligenza umana, specie se attenta e non condizionata da atteggiamenti luddisti, ha ancora molto da fare, prima che le macchine possano sostituirla.
(questo articolo, già pubblicato dal quotidiano Il Mattino, è ripreso con il consenso dell’autore)
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