Tecnicamente si chiama VIX, ma gli operatori di mercato, lo chiamano l’indice della paura, perché misura la volatilità dello S&P 500, (il mercato borsistico di riferimento degli Usa, nonché il più importante al mondo) e quindi il nervosismo se non addirittura il panico degli investitori di fronte ad eventi destabilizzanti e/o devastanti per mercati ed economie, non solo americani ma globali.
Il VIX è un indice quotato a Chicago, ci sono diversi prodotti finanziari che ne replicano la performance e fu introdotto nel 1987, quando in un week end di paura, Wall Street perse un quarto del suo valore a causa degli scambi computerizzati da poco introdotti, senza che l’intervento umano potesse o sapesse riparare l’errore della macchina.
Di fatto è dunque un termometro, che in 30 anni di utilizzo è oscillato tra livelli minimi intorno a quota 10, (calma piatta sui mercati finanziari), e massimi sopra i 60 punti, ad esempio in concomitanza del default di Lehman Brothers.
Termometro dei mercati. Già. Un termine che in questi giorni associamo solo ad un’unica cosa: il coronavirus.
In Italia (soprattutto del nord) ci siamo svegliati in completo panico, i supermercati sono stati presi d’assalto, i locali e le scuole chiudono, gli uffici pubblici garantiscono i servizi essenziali, il listino nazionale crolla.
Giusto? Sbagliato? Non ho conoscenze approfondite in medicina per poter giudicare con competenza, però uno sguardo al termometro economico riesco a darlo: è in aumento significativo, ma segna pur sempre 23 punti.
Che, al momento, in termini medici equivale (forse) a una temperatura di circa 37,1- 37,2. Nel dubbio, facciamoci vedere, ma manteniamo la lucidità che ci permette di distinguere un normale raffreddore da qualcosa di più serio. Anche il disturbo psicotico è una forma di malattia grave, se non possiamo del tutto evitarlo, almeno non assumiamone il ruolo di portatore sano.
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