Immaginate la scena: state avvicinando alla bocca una forchetta carica di spaghettini al pomodoro e improvvisamente questi si trasformano in banali spaghetti all’olio. Ancora: siete seduti all’esterno di un McDonald’s e vi state pregustando una patatina croccante che trasuda ketchup ed all’improvviso, via il ketchup, via la patatina e via la panchina, vi trovate, fuor di metafora, col culo per terra.
Cosa è successo? E’ finalmente riuscito il ritorno al passato e il Computista Reale Marco Ponti con il Vice-Ciambellano Toninelli hanno avuto la meglio, è passato il NO CARAVELLE: la regina Isabella ha negato ulteriori fondi a Cristoforo Colombo e le Caravelle son restate lì a mezzo, tristi scheletri di legno, Colombo e i marinai sono andati a chiedere il reddito di cittadinanza.
I benefici della introduzione nella alimentazione europea del pomodoro e della patata non erano prevedibili e l’analisi non li ha considerati.
Di fatto si riesce a prevedere i costi (quasi tutti) e parzialmente i rischi: meno assai si riescono a prevedere i benefici di opere ed iniziative che modificano la realtà nella quale vanno ad inserirsi, nei tempi lunghi che vanno presi in considerazione.
Può andare bene per opere minori che non modificano lo scenario e per il quale l’ACRB (analisi Costi Rischi Benefici). può essere utilizzata per ausilio nelle scelte, non come algoritmo che fissa la scelta.
Con i pochi italiani che si potevano permettere di viaggiare allora, quale analisi costi benefici avrebbe supportato la scelta di realizzare la Ferrovia Porrettana inaugurata nel 1864 per collegare Bologna e Firenze e poi con Roma?
Pensate all’Autostrada del Sole: fino agli anni ’50, il tempo di percorrenza per le auto da Milano a Napoli era di due giorni di viaggio. L’apertura dell’intera tratta da Napoli a Milano avvenuta nel 1964 ha cambiato l’Italia, ma anche questa opera non avrebbe superato l’analisi costi benefici stitica, non in grado di leggere ed anticipare i mutamenti della realtà e i nuovi paradigmi di convenienza, pensate se avessero prevalso allora petizioni, sit-in, proteste, mobilitazioni, boicottaggi, piagnistei di coloro che si opponevano alla sua realizzazione.
La chiamavano la “autostrada dei soli” per il poco traffico dei primi anni: una infrastruttura che in breve tempo risultò sottodimensionata imponendo il suo raddoppio.
Pensata all’Alta Velocità Milano Roma Napoli: quante opposizioni, quante accuse di essere un’opera inutile, quante accuse di sprechi. Ma quanta incapacità di comprendere il cambiamento che si autoalimenta nel suo svolgersi.
E’ curioso: protagonista della lotta dura senza paura contro l’Alta Velocità fu anche allora l’esimio Computista Reale prof. Marco Ponti.
Che diceva allora il prof. Ponti? “ Presto si andrà in tre ore da Milano a Roma. Benissimo per gli utenti: la linea è la “spina dorsale del paese”, e comunque si è finita un’opera di cui un pezzo era già fatto, la tratta Bologna-Roma. Il traffico non mancherà certo (anche se probabilmente meno di quanto si possa credere: l’alta velocità per una buona parte di quell’utenza, cioè quella che ha molta fretta, c’era già, e si chiamava aereo, senza costar nulla allo stato)” (Il sussidiario, 9 dicembre 2009).
Due perle vanno sottolineate
- “Il traffico ci sarà ma meno di quanto si possa credere”: la linea ormai è sovraccarica, l’infrastruttura è inadeguata e sidiscute del raddoppio dei binari AV. In soli dieci anni mai gufo fu smentito così clamorosamente.
- L’alternativa, il trasporto aereo, non costava nulla allo stato: evidentemente il prof. Ponti viveva in un’altra dimensione, bastava si fosse ricordato di leggere lo studio di R&S Mediobancache calcolava come dal dal 1989 al 2007, la compagnia di bandiera pubblica avesse chiuso in perdita per ben 15 anni cumulando ben 4,4 miliardi di rosso, una sorta di zombie, che ha avuto bisogno di puntellarsi al sostegno pubblico in continuazione, tra aumenti di capitale , garanzie a copertura del debito e contributi vari. Ma il computista Prof. Marco Ponti non computa queste perdite…
Ma torniamo alla TAV ed alla ACRB che non è stata altro che un tentativo di manipolazione dell’opinione pubblica: l’insieme delle domande sollevate e i termini della commessa già contengono conclusioni pressoché inevitabili: chi ha fatto l’analisi, supportandole da una mole infinita di dati che, pur apparendo ai profani oggettive, ha riportato all’interno le sue convinzioni politiche e scientifiche, certamente dotte , ma pur sempre opinabili: il prof. Ponti era dichiaratamente contrario alla TAV, come lo era stato – sbagliando clamorosamente le sue valutazioni – contro l’Alta Velocità.
La TAV richiede che si discuta non soltanto nella sua fattispecie concreta, ma in relazione al modello di sviluppo e di assetto territoriale che si prevede per l’Europa e l’Italia: se si vuole che i collegamenti ferroviari passino solo a nord delle Alpi bypassando l’Italia o se l’interessa nazionale coincide con la linea Lisbona – Lione – Torino – Venezia- Kiev.
E’ difficile l’arte di prevedere e di comprendere l’impatto delle innovazioni e come queste cambieranno la realtà: pensate a Thomas J. Watson, Amministratore Delegato IBM che nel 1948 ebbe a dichiarare “”Penso che ci sia posto, sul mercato mondiale, per circa 5 computers”.
O più di recente a Beppe Grillo che in un vecchio spettacolo teatrale dichiarava «Dietro internet non c’è niente, non è democrazia! È una tecnologia che ci prende per i fondelli!”
Sembra un altro mondo.
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