Spero che Giorgia Meloni si soffermi con maggiore attenzione sul significato della parola libertà, un termine che in queste ultime settimane ha evocato spesso e con molta disinvoltura.
Cosa vuol dire libertà? Senza scomodare troppe citazioni erudite ricordo alla leader di FdI che il concetto di libertà si compone essenzialmente di due dimensioni che sono state al centro del pensiero di Isaiah Berlin e successivamente di Amartyan Sen e di altri influenti pensatori.
La prima dimensione è la libertà “di” (pensare, muoversi, agire, ecc.). In sostanza la possibilità per una persona di decidere liberamente le proprie scelte e realizzare il proprio progetto di vita. Questa componente è solitamente definita dall’ accademia “libertà positiva”.
La seconda dimensione è la libertà “da” (dalle carestie, dalla censura, dalle persecuzioni, dall’ inquinamento, ecc.). In sostanza si tratta di un processo di “liberazione” dai mille ostacoli e condizionamenti che intralciano le azioni e i progetti di vita liberamente scelti dalle persone. In questo caso la definizione prevalente nella letteratura scientifica è “libertà negativa”.
Nella realtà della vita, tra la libertà (di) e libertà (da) c’è una continua interazione. Un esempio semplice di come le due dimensioni della libertà interagiscono è l’analfabetismo.
Se non si libera dall’analfabetismo la libertà di scelta di un individuo è fortemente ridotta rispetto ad una persona che sa leggere, scrivere e far di conto.
Se applichiamo questo approccio alla pandemia che sta sconvolgendo il nostro pianeta la riconquista della libertà impone la sintesi tra le due dimensioni della libertà a cui ho accennato nei paragrafi precedenti.
Il rischio di essere contagiati e/o di contagiare blocca sul nascere la libertà positiva perché impone un’infinità di limitazioni che tutto il mondo ha sperimentato negli ultimi 18 mesi.
Senza libertà dalle conseguenze negative del virus non può esserci una reale libertà di scelta nella vita quotidiana delle persone.
Nel contesto della pandemia conquistare la libertà negativa (da) – ovvero la libertà dal rischio del contagio (con vaccinazione, tamponi e tracciamento) – è condizione necessaria per riacquistare la libertà positiva (di) decidere e realizzare le proprie scelte di vita.
Nella pandemia tra libertà (da) e libertà (di) c’ è una fortissima interazione: sono due facce della stessa medaglia.
Per questo il green pass è un grande strumento di liberta’, l’ unico mezzo che ci consente di rimuovere gli ostacoli e permette di riappropriarci della nostra libertà nella pienezza del suo significato.
La certificazione verde garantisce ai cittadini di riconquistare sia la libertà negativa sia la libertà positiva. Da una parte libera ( o quanto meno riduce fortemente) dai rischi di contagio e dall’ altra “riaccende” nelle persone la libertà (e la voglia) di scegliere e di agire.
Di fronte a tali evidenze empiriche mi chiedo come e perche’ Giorgia Meloni possa definire il green pass una grave lesione della libertà e dello Stato di diritto. Allo stato degli atti è esattamente l’ opposto.
L’ esperienza dimostra ampiamente che il green pass è il più efficace strumento per liberare i cittadini dalla paura (e dal concreto rischio) di contagiare e/o di essere contagiati e di restituire cosi un autentico spazio di libertà ai cittadini.
Ci sono tanti dossier su cui sfidare Draghi ed il suo governo, perché Giorgia Meloni ha scelto proprio la battaglia frontale contro il green pass?
Forse per il timore che Matteo Salvini offra sponde alle proteste di piazza?
Non c’è niente di male a sbagliare.
Più difficile è ammettere i propri errori e correggerli. Ma a Giorgia Meloni non manca certo intelligenza e ambizione: sa bene che il coraggio di farlo (ovvero la capacità di dire ho sbagliato) è ciò che caratterizza e distingue i veri leader politici.
(questo articolo con il consenso dell’autore è ripreso dalla rivista on line Le Formiche)
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