I liberaldemocratici sono in campo. Per la creazione di una lista unitaria di tutta l’area centrale dello schieramento politico alle prossime elezioni europee e per riprendere il cammino verso la formazione di un partito unitario che superi le tante sigle di oggi. Lo hanno detto a chiare note i fondatori e garanti del movimento politico Libdem europei Alessandro De Nicola e Oscar Giannino così come il presidente Andrea Marcucci, protagonisti dell’incontro pubblico di venerdì scorso 29 settembre, a Lucca. In una sala Tobino del Palazzo Ducale piena di gente, dopo l’introduzione del coordinatore regionale Paolo Vannini e il breve intervento della consigliera comunale lucchese Silvia Del Greco, fresca di adesione a Libdem, i tre esponenti di punta dei Liberaldemocratici Europei hanno chiarito i contorni della loro azione politica per l’oggi e per il domani. Partendo dall’assunto che con questa destra e questa sinistra non è possibile un’interlocuzione seria e costruttiva.
“Non sanno governare, non sanno governare”, è stato il refrain ripetuto più volte da Alessandro De Nicola sul governo Meloni. Gli esempi? In abbondanza, dalla “legge di bilancio che aumenta solo il deficit” alla previsione di taglio della spesa, “una spending review ridicola, pari allo 0,013 del PIL. A prescindere da tutta la paccottiglia che occhieggia al generale Vannacci, a prescindere da Salvini che fa l’opposizione stando al governo come ai tempi del governo Conte I, la verità – ha insistito De Nicola – è che non sanno governare. L’unica cosa buona del governo Meloni è stata la posizione tenuta sulla guerra in Ucraina. Perché oggi distinguere fra male e bene è essere a favore dell’Ucraina o della Russia di Putin. E’ così, non mi importa essere manicheo”.
Guardando dall’altra parte, la musica non cambia: “Lasciamo perdere gli innominabili (i 5 Stelle) ma la Schlein? – si è chiesto De Nicola -. Sulla guerra in Ucraina dice che il cancelliere tedesco Scholz rimanderà le spese militari e il giorno dopo il governo tedesco comunica che metterà 100 miliardi sulle spese militari”. Poi l’attacco ai vertici Dem: “Stanno rinnegando le cose buone fatte in passato dal Pd come il jobsact. A parte Schlein, ma i vari Franceschini, Orlando, Serracchiani con che faccia tornano indietro, come ci si può fidare di cosa dicono se poi rinnegano tutto?”.
Di fronte a questo panorama, de Nicola rilancia: “Noi non siamo solo quelli che non si bevono Vannacci e Conte, Meloni e Schlein. Non siamo un fritto misto di chiunque dica io sono moderato o riformista. Noi apparteniamo ad una grande tradizione liberaldemocratica e questa strada intendiamo continuare a percorrere”.
E’ stato quindi Oscar Giannino prima a insistere sulla tesi che non sono possibili intese con destra e sinistra, “non certo per presunta superiorità morale ma per le cose che fanno” e subito dopo ad indicare la via politica da battere subito: “Creiamo dei Comitati Renew Italia per una lista unica alle prossime elezioni europee che abbia come riferimento il gruppo parlamentare europeo di Renew Europe. L’obiettivo prioritario sono le prossime europee e poi sarà la volta delle politiche. Bisogna lavorare insieme, fare un appello non tanto ai leader dei partiti quanto agli elettori. Se siete d’accordo con noi dovete far sentire la vostra voce. Basta con i partiti personalizzati anche nella nostra area politica. Direte che siamo marziani, che la nostra è una proposta surreale. Non ci interessa, dobbiamo provarci: c’è bisogno di una pattuglia agguerrita liberaldemocratica al Parlamento europeo perché questa destra e questa sinistra sono malate”.
Sì perché, argomenta Giannino, l’alternativa è essere governati da chi ha fatto e sta facendo disastri. “Il debito pubblico nel nostro Paese viene da lontano, da tante decisioni sbagliate ma mai, in tutta la storia della Repubblica, c’era stata una misura con effetti così nefasti come i bonus e superbonus edilizi. Sono d’accordo con l’ex ministro Tria: sono un atto criminale ed eversivo nei confronti del Paese. Non c’è un precedente di una singola misura che abbia prodotto sei punti di aggravio del debito pubblico. Sono sovversivi: è sulla pelle dei nostri figli e delle generazioni future che andrà quel debito”.
Giannino ha poi espresso tutta la sua delusione per il ministro della giustizia Nordio, nei confronti del quale c’erano grandi aspettative: “In pochissimo tempo con questo governo abbiamo avuto 32 aggravamenti di pene vitali e sette nuove fattispecie penali compreso il reato universale per maternità surrogata, per il quale ci ride dietro tutto il mondo”. Una visione “incivile”, ha detto Giannino, che si vede anche nella gestione dell’immigrazione. “Siamo alla negazione del diritto di asilo, di fronte a lesioni gravissime alle libertà. Quella gente è in fuga dalla fame e dal terrore e noi diciamo loro nessuno vi salverà”.
La chiusa finale al padrone di casa, Andrea Marcucci: “La destra ha un disegno: vuol cambiare culturalmente e politicamente l’Italia e lo fa con gli amici di sempre, l’estrema destra europea. Quella destra che impone scelte economiche pericolose e va contro l’Italia nel gestire il fenomeno migratorio. Il loro obiettivo è spostare l’asse politico e cambiare l’Europa in senso sovranista”. Una svolta, secondo l’ex deputato PD, contro la quale bisogna battersi senza remore: “Alle prossime elezioni europee si vota con un sistema che prevede uno sbarramento al 4%. In una corsa solitaria, i partiti a noi più vicini, Italia Viva, Più Europa, Azione, rischiano tutti di restare sotto e non eleggere alcun parlamentare. Ci sono diversità in quest’area politica ma ci sono principi cardine che ci uniscono. Divisi rischiamo di buttar via milioni di voti lasciandoli senza rappresentanza”. Secondo Marcucci sarebbe puro autolesionismo: “Si rifletta sulla posta in gioco. Il nostro è un appello a tutte queste forze. Sollecitiamo i militanti e gli iscritti, molti dei quali hanno anche aderito al nostro movimento, ad agire dall’interno dei loro partiti per valorizzare i punti di unità. Un numero di eletti italiani nel raggruppamento di Renew Europe può essere decisivo e impedire lo spostamento della maggioranza del Parlamento europeo verso una deriva sovranista”.
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