Con una lettera aperta la preside Annalisa Savino ha condannato il brutale pestaggio di esponenti di Azione Studentesca contro alcuni studenti del liceo Michelangiolo di Firenze, specificandone la matrice fascista. E fin qui tutto corretto, come pure il richiamo da lei fatto alla storia del fascismo che si caratterizzò, ai suoi albori, proprio con gli assalti di squadre di picchiatori contro le sedi del sindacato e del Partito socialista, e di conseguenza contro le persone che vi erano presenti.
E non serve precisare che l’attuale contesto storico non ha niente a che vedere con gli anni Venti del secolo scorso: perché i governi dell’epoca erano il prodotto di un sistema liberale ma non certo democratico, guidato dalle élites e non dai partiti di massa, mentre oggi viviamo in una democrazia compiuta, i cui confini sono ben delineati dalla Costituzione, e che nessuna organizzazione politica (a parte gli anarchici o sparuti gruppi di estrema destra) si sognerebbe di voler sovvertire. Quando si verificano episodi di violenza, questi vanno giustamente e immediatamente condannati, nonché chiamati con il loro nome. E siccome Azione Studentesca è un gruppo di ispirazione fascista, il pestaggio degli studenti del liceo fiorentino è stata una vera e propria violenza fascista.
Se la preside si fosse limitata a questa constatazione, avrebbe solo espresso il suo pensiero e la sua condanna avrebbe trovato tutti d’accordo, a parte gli autori del fattaccio. In realtà il suo testo conteneva altro: non solo un’analisi storica del fascismo e dei suoi tristi epigoni contemporanei, ma anche un chiaro riferimento all’attuale maggioranza di governo, che certamente si può definire di destra, o tutt’al più di destra-centro, e che però non ha niente a che spartire con i gruppetti neofascisti tipo Azione Studentesca.
Mi riferisco in particolare a quel passaggio della lettera in cui la Savino scrive: ”Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome…” Qui il sottotesto è molto esplicito ed è chiaramente un’accusa politica contro i leader dell’attuale maggioranza, come Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che hanno sempre fatto della difesa dei confini nazionali uno dei principali argomenti della loro propaganda, perché considerano l’immigrazione irregolare dannosa per il nostro Paese sotto diversi punti di vista.
Ora, si può essere d’accordo con i Decreti sicurezza oppure no, e in questo caso li si contesta in Parlamento, attraverso i media, nelle piazze, anche dentro e fuori le scuole perché è questa la democrazia: in primis diritto alla libera espressione del pensiero. Ma stabilire una diretta relazione tra le politiche volte al controllo dell’immigrazione (come peraltro avviene negli USA, in Francia, in Spagna, in Inghilterra, in Australia, in Giappone, ovvero nelle principali democrazie del mondo) e l’assalto degli squadristi neofascisti contro gli studenti del Michelangiolo, beh, questo non è solo sbagliato ma è anche fuori luogo se l’accusa viene mossa da una dirigente scolastica, che non dovrebbe usare il suo ruolo per fare comunicazione politicizzata. Che lo faccia un rappresentante dell’opposizione o un qualsiasi intellettuale di sinistra o un portavoce delle Ong sta benissimo; che lo faccia una preside in una lettera aperta agli studenti non va più bene.
Ma due parole le vorrei spendere anche per il Ministro Valditara che, probabilmente infuriato per il passaggio sopra indicato, ha rilasciato una intervista radiofonica con toni che non si addicono al suo ruolo istituzionale, arrivando a ipotizzare azioni punitive nei confronti della preside. È vero che successivamente, in un tweet, ha cercato di fare parziale marcia indietro e ha scritto di non aver voluto in alcun modo minacciare la Savino; ma resta il fatto che la sua è stata una reazione scomposta e comunque spropositata nei confronti di quella che era una semplice lettera aperta agli studenti e non un documento ufficiale del Dirigente scolastico.
Giuseppe Valditara è un giurista e persona colta, sicuramente è un intellettuale di destra, anche se non appartiene direttamente alla Lega o a Fratelli d’Italia. E allora, in futuro, eviti i riflessi condizionati dell’intervento repressivo che tanti suoi colleghi del Ventennio esercitavano quando obbligavano gli insegnanti a giurare fedeltà al Duce o a usare solo i libri di testo del regime. E se proprio vuole ispirarsi a un modello di destra, allora cerchi di emulare il grande filosofo Giovanni Gentile che fu ministro della Pubblica Istruzione nel primo governo Mussolini e, pur essendo un teorico del fascismo, si occupò seriamente della scuola, realizzando la più importante riforma dell’istruzione secondaria della storia italiana. Ecco, questo dovrebbe fare oggi un ministro serio e preparato: evitare di scendere sul terreno basso e scivoloso delle polemiche politiche e dedicarsi a riformare aggiornandola la scuola superiore, in particolare gli istituti tecnici e professionali.
Manuela Carpinelli
Condivido il tuo pensiero, infatti, non mi è neanche sfiorata l’idea di condividere la lettera della Savino, perché ci ho subito letto una posizione ‘ideologica’ di strumentalizzazione politica. Ruolo di un pubblico dirigente è condannare la violenza per dare spazio a una riflessione critica. Avrei gradito da parte tua due parole in più sulla riforma Gentile, magari argomento di una prossima pubblicazione. A presto