Sulla carta i numeri del centrodestra sono più che confortanti. Amministra la maggioranza delle Regioni, molte città e comuni importanti, è costantemente in testa nei sondaggi. Ma l’impressione, ed anche la realtà dei fatti, è che a livello politico nazionale la coalizione non riesca ad incidere sulle scelte politiche e l’azione di governo, nonostante l’Esecutivo sia oggettivamente uno dei peggiori che si siano mai visti.
La ragione è evidente. Sotto la guida di Salvini la coalizione ha assunto una connotazione del tutto innaturale per uno schieramento che sulla carta dovrebbe essere di stampo conservatore e liberale. Con la Lega fortemente egemone anche l’alleanza è diventata populista, assistenzialista, statalista, contraria alle istanze economiche delle imprese, antieuropea. Certo, ha preso e continua a prendere i voti, e non sono pochi, di quanti esprimono la loro insoddisfazione nei confronti della maggioranza di governo ma sono voti “contro” che non riescono a costruire nulla in positivo sul piano nazionale e che, per di più, ottengono l’effetto di isolare il centrodestra dal PPE e dalle Istituzioni europee.
Il voto amministrativo dell’ultima campagna elettorale, soprattutto per il risultato di alcune realtà lombarde e il grande successo personale di Zaia, ha fatto scattare in questo senso dei campanelli d’allarme che ora la Lega sembra aver recepito. E stanno arrivando segnali di una possibile inversione di rotta. Tre su tutti: l’astensione in Parlamento sul Recovery Fund, l’apertura, per il momento solo a parole, dello stesso Salvini alle istanze liberali presenti nella società, e il programmato giro delle capitali europee, insieme a Giorgetti, per spiegare la posizione del partito e riallacciare i rapporti sul piano europeo.
Ovviamente è presto per dire se si tratta di tattica o di strategia ma se Lega e centrodestra ambiscono a tornare alla guida del governo, come saggiamente continua a ripetere Giorgetti, vanno abbandonati i toni da crociata degli ultimi due anni e va riportata la Lega, insieme a tutto il centrodestra, nel solco della tradizione moderata italiana ed europea. Se con Salvini, una segreteria collegiale o un altro leader sarà poi la Lega a doverlo decidere.
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